Recensione Wrecked (2011)

Un thriller accattivante, avvincente e mai noioso nonostante la sua silenziosità, ben congegnato narrativamente nonostante la lentezza con cui si svolgono gli eventi.

Basic Instinct

Un uomo si risveglia in un'auto distrutta, caduta in un burrone in mezzo alla foresta, al suo fianco solo una pistola e due cadaveri. Non ricorda il suo nome, non ricorda come sia finito in quel luogo sperduto, ha fame, ha il volto tumefatto e una gamba ferita incastrata tra le lamiere. E' disorientato, ha delle strane visioni e non riesce a capire cosa sia successo fino a quando non accende la radio e non si rende conto del guaio in cui si è cacciato. Riuscito finalmente a liberarsi, l'uomo capisce di non essere in grado di camminare ed inizia a strisciare nel bosco con la sola forza delle braccia in cerca di aiuto. Immerso in una natura ostile tra acque gelide e animali feroci, egli farà prevalere il suo istinto di sopravvivenza ma il suo punto di vista sugli eventi cambierà radicalmente quando alcuni flashback inizieranno a riemergere nella sua mente. Tracce indelebili di una verità dolorosa che lo metterà di fronte alla realtà degli accadimenti.

Girato in diciotto giorni nella natura selvaggia contro freddo, bestie feroci e intemperie, Wrecked nasce da un'idea dello sceneggiatore Christopher Dodd, inizialmente intenzionato a dirigere un dramma post apocalittico, che con lo scorrere del tempo si è trasformata in un affascinante thriller psicologico dai risvolti drammatici incentrato sull'identità e sull'istinto di sopravvivenza. Una storia che si è un po' costruita da sola con lo scorrere degli eventi di produzione on location, in cui hanno avuto un ruolo fondamentale l'improvvisazione e la casualità delle condizioni ambientali. Diretto dall'esordiente e sicuramente promettente Michael Greenspan, Wrecked è un viaggio allucinato nella psiche di un uomo che si risveglia dopo un incidente e si ritrova spogliato di tutto, non sa se sia un uomo cattivo o buono, non sa con chi prendersela per l'accaduto, non ha alcuna motivazione per andare avanti eppure sente di voler cercare aiuto, non sa chi sono le persone morte che ha intorno e soprattutto non sa come fare a salvarsi. Sa solo che non può sperare nell'aiuto di nessuno e dovrà cercare di cavarsela unicamente con le poche forze che gli sono rimaste, credendo in sè stesso e nella propria forza d'animo. Si percepisce che il protagonista non soffre per le ferite che ha riportato, ma che la cosa che più lo fa soffrire è non riuscire a ricordare il suo nome, il suo passato, gli eventi che lo hanno condotto in quella situazione.
Tutto questo è affidato ad un solo attore, al premio Oscar Adrien Brody che con entusiasmo ha accettato di calarsi in questo difficile ruolo e di sobbarcarsi la grossa responsabilità di essere l'unico personaggio dentro ogni inquadratura. Non un personaggio qualunque, ma un uomo che parla solo con se stesso e qualche volta con un cane, un uomo spaventato costretto ad affidarsi unicamente ai suoi istinti primordiali per riuscire a sopravviere. Una storia universale quella di Wrecked, sia dal punto di vista delle tematiche sia per l'ambientazione, che non è assolutamente definita o definibile. Un nuovo intenso viaggio cinematografico per l'attore newyorkese che ad otto anni dal successo de Il pianista torna sul grande schermo con una nuova eccellente prova attoriale affrontata con coraggio e grande dedizione senza l'uso di alcuna controfigura. Un thriller accattivante, avvincente e mai noioso nonostante la sua silenziosità, ben congegnato narrativamente nonostante l'eccessiva lunghezza di alcuni passaggi, diretto con mano ferma da Greenspan che insieme allo sceneggiatore ci regala un colpo di scena finale sorprendente e straordinariamente efficace. Un risvolto narrativo che spinge lo spettatore a rileggere l'intera storia sotto un'altra luce. Il nostro istinto non è infallibile ma spesso ci dice molto di quello che siamo.

Movieplayer.it

3.0/5