Recensione Vicky il vichingo (2009)

La popolare serie animata giapponese degli anni Settanta, incentrata sulle avventure di un piccolo vichingo di nome Vicky, approda sul grande schermo con una trasposizione live-action, che dopo il grande successo in Germania è in arrivo anche nelle sale italiane.

Vicky il Vichingo, benché probabilmente il suo nome non susciti un immediato riscontro fra le nuove generazioni, è stato uno dei personaggi del mondo dell'animazione più popolari fra il pubblico infantile nel corso degli anni Settanta. Vicky, bambino super-intelligente dai capelli colore pel di carota, le cui doti spiccano senza troppa fatica all'interno della comunità di rozzi vichinghi del villaggio di Flake, è infatti il protagonista di una serie animata giapponese creata nel 1974, ispirata ad un ciclo di racconti per bambini firmati nel decennio precedente dallo scrittore svedese Runer Jonsson.

Vicky il Vichingo, sceneggiato e diretto dal tedesco Michael Herbig (già regista di alcune commedie di grande successo in patria), rappresenta la prima trasposizione live-action delle avventure del piccolo Vicky. Prodotto nel 2009, in formato 3D e con un sostanzioso budget di otto milioni di euro, il film di Herbig (che, in qualità di attore, si è ritagliato la parte di un cronista spagnolo impegnato a documentare le imprese dei vichinghi) ha registrato oltre quattro milioni di spettatori in patria, anche in virtù della vasta popolarità della serie animata sul suolo tedesco, per approdare infine nei cinema italiani con ben cinque anni di ritardo.

Le avventure del piccolo Vicky

Vicky il Vichingo: Jonas Hämmerle con Mercedes Jadea Diaz in una scena del film
Vicky il Vichingo: Jonas Hämmerle con Mercedes Jadea Diaz in una scena del film

La vicenda alla base della pellicola, della durata stringata di 85 minuti, è contraddistinta dalla canonica semplicità di un racconto per l'infanzia quanto più lineare e schematico possibile. Vicky, un bambino di dieci anni impersonato dal simpatico Jonas Hämmerle, è dotato di un acutissimo ingegno, che tuttavia non gli permette di ricevere l'auspicato riconoscimento da parte del padre, il massiccio capo-villaggio Halvar (Waldemar Kobus), uomo rude ed alquanto ottuso. Vicky, che all'uso dei muscoli e della forza bruta preferisce quello della materia grigia, avrà finalmente l'occasione di riscattarsi e di dimostrare al padre il proprio valore quando una tribù rivale, capitanata dal perfido Sven il Terribile (Günther Kaufmann), invade il villaggio di Flake e rapisce tutti i bambini, inclusa Ylvi (Mercedes Jadea Diaz), l'amica del cuore di Vicky, la quale non nasconde la propria cotta per il suo coetaneo (che però, da quel punto di vista, non si mostra particolarmente recettivo). Vicky si imbarca dunque insieme a suo padre e agli uomini della comunità in una rocambolesca spedizione di salvataggio, nel corso della quale non mancheranno i vari imprevisti di rito...

Cinema per l'infanzia, ma senza immaginazione

Vicky il Vichingo: Waldemar Kobus con Jonas Hämmerle in una scena del film
Vicky il Vichingo: Waldemar Kobus con Jonas Hämmerle in una scena del film

Come del resto era lecito aspettarsi, il film di Michael Herbig si rivela essere un prodotto costruito appositamente per un pubblico di giovanissimi, scritto e realizzato tenendo in considerazione soltanto il target di riferimento; una scelta che, tuttavia, costituisce anche l'inesorabile limite di un'opera che difficilmente potrebbe essere apprezzata da spettatori al di sopra dei sei o sette anni d'età. Da tale prospettiva, Vicky il Vichingo rientra in tutto e per tutto nella categoria di un ideale "grado zero" di cinema per bambini: quella di Herbig, in sostanza, è una pellicola che punta solo ed esclusivamente su una catena di gag (neanche troppo brillanti) e su un umorismo pseudo-demenziale adatto alle serie animate per bambini in "fascia asilo", ma assai meno ad un lungometraggio cinematografico di un'ora e mezza. Herbig e il suo team, insomma, si accontentano di mantenere il film al primo e più immediato livello di fruizione, laddove purtroppo non si registra la minima traccia di "ambizione". Vicky il Vichingo non tenta neppure di creare - o di rievocare - un qualche tipo di immaginario, né tantomeno di raggiungere una profondità di lettura che possa risultare accattivante anche per spettatori dagli otto anni in su, ma rimane ancorato ad un approccio di perenne piattezza televisiva, a causa del quale viene a mancare perfino l'ingrediente di base di un potenziale "classico dell'infanzia": la fantasia.

Conclusioni

Vicky il Vichingo: Jonas Hämmerle è Vicky in una scena del film
Vicky il Vichingo: Jonas Hämmerle è Vicky in una scena del film

Vicky il Vichingo, simpatico ed ingegnoso bambino protagonista di un ciclo di romanzi per l'infanzia e di una nota serie d'animazione degli anni Settanta, approda al cinema con una trasposizione live-action in 3D dedicata espressamente al pubblico dei più piccoli. Purtroppo, però, il film sconta un'impostazione estremamente piatta e convenzionale, risultando privo del minimo spunto di originalità e per nulla in grado di stimolare l'immaginario degli spettatori, a prescindere dall'età.

Movieplayer.it

1.0/5