Recensione Una promessa (2013)

Nonostante le incoraggianti premesse e i tentativi del regista di rendere il film più moderno con movimenti di macchina nervosi e l'utilizzo della camera a mano, Une promesse è un film vecchio in partenza, un vero e proprio melò tanto nella forma che nei contenuti che non riesca ad offrire nulla che non sia già stato visto decine e decine di volte.

Germania, 1912. Ludwig, laureato giovane ed ambizioso ma dalle scarse risorse economiche, viene assunto in un'acciaieria da Karl Hoffmeister, anziano e brusco proprietario con gravi problemi di salute. In poco tempo il giovane riesce non solo a conquistarsi la fiducia del capo e a diventare il suo segretario personale, ma anche quella della giovane e irresisitibile signora Hoffmeister il cui figlio è bisognoso di lezioni private.

In poco tempo così Ludwig si ritrova a lasciarsi alle spalle la sua vita precedente, fidanzatina inclusa, per andare a vivere nella grande villa dei suoi datori di lavoro, dove, ovviamente, troverà sempre più difficoltoso riuscire a nascondere il proprio amore per la bella Charlotte, che dal canto suo sembra ricambiare questi sentimenti ma non vuole tradire la fiducia del più anziano marito. Quando però anche quest'ultimo non può più far finta di nulla e si rende conto che la situazione sta per esplodere, Ludwig viene inviato a lavorare in Messico per due anni e scoppia la Grande Guerra...

Déjà vu amorosi

Tratto da una novella del celebre drammaturgo viennese Stefan Zweig, questo Una promessa rappresenta il primo film girato in lingua inglese da Patrice Leconte, una scelta che oltre a garantire una maggiore visibilità (e vendibilità) a livello internazionale, gli permette anche di poter lavorare con un cast di attori inglesi di assoluto richiamo quali il giovane ma lanciatissimo Richard Madden (una delle tante scoperte della serie cult Il trono di spade), l'affascinante Rebecca Hall ed una vera e propria certezza quale Alan Rickman.
Nonostante queste incoraggianti premesse però e i tentativi del regista di rendere il film più moderno con movimenti di macchina nervosi e l'utilizzo della camera a mano, questo Una promessa è un film vecchio in partenza, un vero e proprio melò tanto nella forma che nei contenuti che non riesca ad offrire nulla che non sia già stato visto decine e decine di volte.
In una storia poi che è già abbastanza banale ed inutile di per sé, Leconte pensa bene di cambiare la parte finale, alleggerendo il lato più pessimista e oscuro del film a favore di un finale speranzoso e sdolcinato, rendendo così ancora più innocua l'intera operazione; Leconte ha dichiarato che principalmente quello che gli interessa è raccontare il desiderio, ma nonostante la buona performance dei due giovani attori (con la Hall che però è almeno una spanna sopra al meno esperto Madden) la passione che dovrebbe essere l'elemento centrale di questa storia non riesce mai davvero ad andare oltre dei semplici sguardi o silenzi imbarazzati, mentre l'utilizzo di elementi un po' più originali quale il pianoforte o il puzzle finiscono con l'essere più che altro tentativi goffi e imbarazzanti di dare un po' di vivacità ad una storia molto piatta.

Gli aspetti più interessanti potrebbero invece essere ritrovati più che altro nel personaggio di Hoffmeister, nelle sue motivazioni e le sue dinamiche con gli altri due protagonisti: come vertice di questo triangolo amoroso ma anche come padre putativo di Ludwig un maggiore approfondimento avrebbe potuto giovare alla pellicola e donare una maggiore profondità all'intera storia, ma Leconte preferisce concentrarsi sopratutto sugli struggimenti dei due giovani tanto che perfino un attore carismatico e dal rendimento sicuro come Rickman sembra piuttosto svogliato e più interessato a fare smorfie che a cercare di rendere il conflitto interiore del proprio personaggio.

Conclusioni

Da un regista quale Leconte sarebbe lecito aspettarsi ben altro, o quantomeno sarebbe bene che non facesse più questo tipo di promesse se non è in grado di mantenerle.

Movieplayer.it

2.0/5