Recensione Seduced And Abandoned (2013)

James Toback e il suo partner in crime Alec Baldwin ci raccontano con ironia le contraddizioni e le frustrazioni del mercato cinematografico, con il festival di Cannes sullo sfondo e una pletora di volti noti.

Il film che (non) sarà

Soltanto un anno fa, due amici per la pelle di nome James Toback e Alec Baldwin lasciavano Hollywood per approdare sulla Croisette con una missione impossibile: trovare i finanziamenti per realizzare un ambizioso progetto che potesse rappresentare il degno ritorno di Baldwin al cinema dopo sei anni di 30 Rock, un dramma politico ambientato in Iraq e ad alto tasso di erotismo, sulla falsariga di Ultimo tango a Parigi.
I due soci assicurano la loro papabile protagonista femminile Neve Campbell che non si lasceranno convincere dai soliti moneymen a modificare una virgola del loro piano. Ma il mercato cinematografico, a Hollywood come a Cannes, suona purtroppo un'altra canzone.

Il divertente Seduced and Abandoned, girato tra le strade della cittadina rivierasca durante il sessantacinquesimo Festival di Cannes e ricchissimo di contributi tra il nostalgico e il sarcastico, si apre con una citazione programmatica, quella di Orson Welles che confessa di "trascorrere il 95% del tempo a cercare soldi per fare film, il 5% a fare film. Così non si può vivere". Come Welles, altri registi riveriti confessano le loro difficoltà nel finanziare e realizzare tanti capolavori: Martin scorsese, Francis Ford Coppola, Roman Polanski raccontano un amore come nessun altro, che però infligge umiliazioni e sofferenze da cui a volte è difficile riprendersi.

Perché la Settima Arte è una seduttrice irresistibile, ma ad alto mantenimento. Nessuna forma di espressione artistica ha costi così alti, ed è inevitabile, quindi, che nel cinema la pura creatività debba convivere con il compromesso economico, con le regole del mercato e con le richieste dell'industria. Ma, come dice il buon Thierry Fremeaux nella sua intervista con il duo, al Festival i grandi titoli e le celebrità "proteggono" i talenti ancora oscuri e i piccoli film. Allo stesso modo, l'industry rende possibile il cinema in tutte le sue incarnazioni. E' un amore crudele, incostante, capriccioso, ma non possiamo fare senza. E non poteva neppure Orson Welles.

Movieplayer.it

3.0/5