Una vita da pappagalli
Quando si parla del Brasile ci sono degli elementi che vengono immediatamente alla mente come la samba, la sfrenata gioia del Carnevale, il Pan di zucchero, la spiaggia di Copacabana, i bikini succinti e, naturalmente, Blu. Ecco, se a questo punto vi dovesse assalire un dubbio o alcune perplessità riguardo alla natura dell'ultima voce in lista non abbiate timore, ma cercate di recuperare la lacuna grazie a Carlos Saldanha e al suo Rio 2: Missione Amazzonia. Gli appassionati di animazione hanno fatto la conoscenza di questo bizzarro quanto raro pennuto più o meno tre anni fa grazie al film Rio, con la quale il regista ha voluto rendere omaggio al suo paese d'origine e alle atmosfere che lo caratterizzano. Ma come prendere questa intenzione e trasformarla in una narrazione dove avventura, scoperta, romanticismo, ironia e ardite coreografie di danza si fondono tra loro per creare un tutt'uno? Semplice, basta scegliere un anti eroe per antonomasia, un personaggio destinato al fallimento e inserirlo in situazioni per lui improbabili e fantascientifiche. Così, senza progettare visioni troppo complesse, Saldanha elegge Blu a protagonista indiscusso, visto la sua iniziale non attitudine al volo, la passione per la vita casalinga e l'abitudine di sorseggiare cioccolata calda con marshmallows. L'elemento sconvolgente è rappresentato, nemmeno a dirlo, dall'incontro con l'anima gemella capace di mischiare completamente le carte in tavola. Per questo motivo, anche il più sedentario dei pappagalli abituato a tutte le comodità domestiche, cede all'avventura brasiliana per lo sguardo seducente della sua Gioiel. Da quel primo incontro, però, sono trascorsi tre anni ed oggi i due hanno messo su famiglia. Lui non ha certo perso le sue abitudini umane, vola con prudenza, si lava i denti tutte le mattine e cucina pancake nel rassicurante fragore di Rio. La sua compagna, invece, anela ad una vita diversa, più consona alla loro specie. Per questo Blu è costretto ad accontentare le sue richieste e ad affrontare un lungo viaggio verso l'Amazzonia. Perché si sa che "una moglie felice equivale a una vita felice." Ma non per questo si deve rinunciare a portare un coltellino svizzero e degli amici fedeli. Tanto per essere al sicuro.
Ti presento i miei
Uno degli elementi vincenti nella creazione di un'animazione è l'antropomorfizzazione dei protagonisti. Da una parte rappresenta un modo molto semplice con cui attrarre le simpatia del pubblico dall'altra, però, se usata con intelligenza, può diventare anche strumento di ironica auto critica. Il segreto è dotare il protagonista animale di alcune caratteristiche a noi ben note, tra cui esasperazioni e manie varie, per poi immergerlo in situazioni tanto inconsuete per la sua natura quanto famigliari allo spettatore. E non c'è nulla di più terribile e al tempo stesso comico di un incontro con un inaspettato suocero, sia esso pennuto che umano. Un faccia a faccia che Saldanha orchestra alla perfezione lasciandosi ispirare da alcune commedie americane, come Ti presento i miei, e puntando tutto nel confronto tra Edoardo, maschio alfa del gruppo, e Blu, tipico esemplare in cui la prudenza e l'abitudine ha preso il sopravvento su qualsiasi istinto primordiale. Il primo è il Re dell'Amazzonia, o almeno della zona in cui la sua specie vive, mentre il secondo rimpiange di non avere a disposizione fornelli e l'occorrente per disinfettare un nido troppo selvaggio per i suoi gusti. Da questo incontro nascono scintille, come De Niro e Stiller ci hanno ampiamente mostrato, visto che al suocero dall'esibita mascolinità proprio non va giù di avere un genero dotato orgogliosamente di marsupio.
There is no business like show business
Movieplayer.it
4.0/5