Carlos Saldanha presenta Rio 2 - Missione Amazzonia

Il regista brasiliano torna a parlare della sua terra attraverso le avventure del pappagallo Blu, questa volta alle prese con un suocero burbero e una moglie da accontentare

Carlos Saldanha ha la freschezza di un adolescente e lo sguardo meravigliato di un bambino. Sarà per questo che gli riesce particolarmente bene realizzare animazioni di successo. Brasiliano di nascita, appena ventenne arriva a New York per studiare alla School of Visula Arts e, quasi contemporaneamente, inizia a collaborare con Blu Sky Studios mettendo le sue conoscenze informatiche al servizio di una predisposizione naturale per il disegno. E' il 1993, all'attivo ha solo due cortometraggi animati ma Chris Wedge lo arruola nel team di artisti di questa giovane società. All'inizio sono solamente in venti elementi mentre ora, a più di vent'anni di distanza, vantano uno staff di oltre cento persone cui si deve l'ideazione, progettazione e realizzazione di film come L'era glaciale e i successivi L'era glaciale 2 - Il disgelo e L'era glaciale 3 - L'alba dei dinosauri di cui Saldanha firma la regia. Nonostante questi successi, però, la sua vera creatura è Rio con cui il regista rende omaggio alle atmosfere e alle musicalità della nativa Rio de Janeiro, incassando anche ben quattrocentoottantasei milioni di dollari al box office. E tutto al ritmo travolgente di samba mentre racconta le avventure/disavventure di Blu, una rara specie di pappagallo che, dagli Stati Uniti e dalle amorevoli cure di Linda, arria in Brasile per incontrare Gioiel, l'unico esemplare femmina della sua specie.Tra i due non è amore a prima vista, anche perché sembrano essere anime diverse. Lei è selvaggia e anela libertà, mentre lui ha una passione sfrenata per il cioccolato caldo e non sa nemmeno volare. Ma si sa, però, che gli opposti si attraggono. Così, dopo averli lasciati innamorati e finalmente in volo, Saldanha riprende tre anni dopo la loro storia nel sequel Rio 2: Missione Amazzonia presentato in esclusiva al FutureFilmFestival di Bologna e distribuito in sala dalla 20th Century Fox dal 17 aprile. Qui il regista svela i segreti di un lavoro a metà strada tra l'arte e la tecnica lasciando alla coppia di pappagalli, diventati ormai genitori, anche la possibilità di dire la loro sull'armonia familiare e il menage matrimoniale nonostante le difficoltà di un trasferimento in Amazzonia.

Creare Blu

L'animazione ha toccato ormai livelli altissimi nella trasposizione sul grande schermo della realtà tanto che è sempre più difficile stupire lo spettatore. Ma, quello che viene considerato quasi come un risultato scontato, è il frutto di un lavoro in cui si mettono in gioco menti creative, visionarie, scientifiche e perfino musicali. Perché, a dirla tutta, essere alla regia di un lungometraggio animato non è certo un gioco da ragazzi. Come non è semplice identificare personalità e fisicità del proprio personaggio, soprattutto se si tratta di un pappagallo in via di estinzione. Per questo motivo la nascita di Blu ha richiesto vari step con cui, partendo dal desiderio di Saldanha di rendere onore alla propria terra, si è passati ad una sceneggiatura e successivamente alla creazione materiale del protagonista. "Tutto è partito dalla voglia di raccontare la storia di due uccelli rarissimi che, dopo essersi incontrati e innamorati, scoprono di far parte di una comunità molto più ampia - racconta il regista - Da qui, ossia da una vera e propria sceneggiatura, si è cominciato a lavorare a mano libera su un abbozzo per portare in vita Blu. Per ottenere questo abbiamo fatto riferimento a degli esemplari raggiungendo un punto d'incontro tra realismo e trasposizione immaginaria. " _ Volare a ritmo di Samba
Rappresentare il mondo dei volatili, soprattutto se si sceglie di ambientare la vicenda in Brasile, non vuol dire solo scegliere piumaggio e colore. Le difficoltà maggiori arrivano di fronte alla necessità di far muovere a ritmo di samba i propri personaggi.
"Io sono brasiliano ma questo non vuol dire che sia anche un ballerino nato_ - ammette Saldanha - come non lo era nessuno dei sette animatori del mio team. A quel punto il problema da risolvere era uno solo; come far muovere e ancheggiare sull'onda dell'entusiasmo carioca i nostri protagonisti pennuti? Non ci crederete mai, ma a risolvere il problema è stato un animatore finlandese che non solo è riuscito a trovare lo stile di danza ma anche la tecnica giusta con cui abbinare il ritmo al modo in cui gli uccelli piegano le loro zampe. Certo, abbiamo barato un po' con alcuni spostamenti laterali ma non se ne è accorto praticamente nessuno." New Entry
Accanto a Blu, Gioiel e agli amici di sempre Nico, Pedro e Luiz il secondo capitolo di Rio 2 - Missione Amazzonia si arricchisce anche di nuovi arrivi, tra cui la rana velenosa Gabi. Esile e straziata d'amore per il vendicativo Miguel, Gabi si lancia in performance canore degne del palcoscenico di Broadway. "Tecnicamente Gabi ci ha messo di fronte ad una grande sfida. Fino a quel momento avevamo avuto a che fare con piume e becchi ora, invece, dovevamo dare vita ad una creatura dalla consistenza completamente diversa. In modo particolare volevo che la sua pelle fosse gelatinosa, traslucida e che desse l'idea della luminosità tipica delle rane amazzoniche. Abbiamo iniziato il lavoro completamente da zero con un unico obiettivo, ossia evitare un realismo eccessivo. Così, tra le varie caratteristiche proposte, ho scelto dei grandi occhi sporgenti lateralmente e un corpo stilizzato. Poi abbiamo giocato con il colori. Fin dall'inizio sapevo che sarebbe stata rosa poi, però, ho trovato il perfetto accostamento con gli occhi verdi." Operazione Amazzonia
Per Rio Saldanha e il suo team di animatori hanno dovuto affrontare le difficoltà di ricreare l'ambiente cittadino, compresi i suoi marciapiedi mosaicati, ma si è trattato di pura consuetudine se paragonate alle problematiche estetiche poste da una giungla. In questo caso ci si deve confrontare con una natura la cui vastità può mettere seriamente in crisi nella trasposizione animata. La soluzione migliore è affrontare il tutto come ha fatto il regista, ossia con un viaggio esplorativo. _" Era un sogno che avevo fin da bambino. Non ero mai stato nella giungla così, dovendo realizzare il film, mi sono concesso una vacanza di esplorazione. Il risultato è che mi sono trovato immerso in un mondo molto più vasto di quanto avessi mai potuto immaginare. Il che voleva dire maggiori difficoltà in fase creativa. Così ho cercato di lavorare quanto più possibile in scala mantenendo intatta la sensazione di grandezza e la visione d'insieme di quella terra così particolare. Altro scoglio da affrontare, poi, è stata la natura e i suoi colori. A prima vista tutto sembra omogeneamente verde, ma non è assolutamente così. Nella realtà ci sono un numero infinito di sfumature che ho cercato di riprodurre. " _