Anno nuovo, P.O.E. nuovo. Sembra proprio il caso di coniare questo detto, almeno nel limitato recinto degli appassionati dell'horror italiano, e degli spettatori del Fantafestival di Roma: quello con la rilettura moderna dei racconti del maestro Edgar Allan Poe è diventato infatti un appuntamento fisso per il pubblico della manifestazione romana, che finora ne ha potuti gustare tre differenti installments nel corso delle ultime tre edizioni (li ricordiamo brevemente: P.O.E. - Poetry of Eerie nel 2012, P.O.E. - Project of Evil nel 2013 - tra l'altro vincitore del concorso - e ora questo nuovo P.O.E. - Pieces of Eldritch).
Il primo film, composto da tredici cortometraggi ispirati ad altrettante opere dello scrittore americano (poi ridotti a otto) approdò anche in sala sotto l'egida di Distribuzione Indipendente; il secondo, con sette episodi diretti da alcuni dei registi del precedente, a cui se ne sono aggiunti di nuovi (ma un taglio decisamente più horror) è tuttora in attesa di una distribuzione; entrambi, comunque, sono già disponibili per l'home video attraverso il mercato dei dvd di importazione (americano e tedesco). Nel frattempo, l'instancabile team creativo guidato da Domiziano Cristopharo (ideatore e "mente" dell'intero progetto) ha girato e presentato in anteprima, nel festival romano, questo terzo capitolo, che consta stavolta di sei differenti storie: questo godrà di un'uscita in home video, in Italia, dopo l'estate (insieme al prototipo, Poetry of Eerie). L'opera di Poe è vasta, e non c'è motivo di credere che questo curioso e apprezzabile franchise si fermi qui: è addirittura in preparazione, a tale proposito, un Poern, progetto di rilettura di un altro pugno di opere dello scrittore in chiave erotico-hard. I puristi grideranno allo scandalo (è già successo per i due film precedenti) ma il pubblico di riferimento, senz'altro, continuerà a seguire tali operazioni col giusto grado di interesse.
Sei visioni, un narratore d'eccezione
E allora, esaminiamoli un po' più nel dettaglio, i sei cortometraggi che compongono questa nuova opera; frammenti che, come per i film precedenti, mantengono lo stesso titolo e la stessa "suggestione" di base (variamente e liberamente riletta) delle opere originali dello scrittore di Boston. Morella, diretto da Ricky Caruso, racconta la storia di un abbandono familiare, rievocato da un oggetto rinvenuto tra vecchi scatoloni, e della crudele vendetta che ne segue; Re Peste di Alessandro Redaelli narra di due marinai giunti per caso in un paese funestato dalla peste, e popolato da individui che sembrano personificazioni della morte; Sei tu il colpevole di Francesco Campanini racconta di un omicidio generato dall'avidità, e di una confessione ottenuta con metodi non proprio ortodossi; Il Barile di Amontillado, diretto da Domiziano Cristopharo, mostra nei dettagli la terribile punizione inflitta a un uomo macchiatosi di pedofilia, e i suoi disperati tentativi per sottrarvisi; Ombre, di Edo Tagliavini, racconta della singolare (e pericolosa) amicizia di una solitaria bambina con la sua ombra; infine, Mai scommettere la testa col Diavolo di Mirko Virgili mostra l'ascesa attraverso l'inganno di una celebrità moderna, e l'inevitabile contrappasso che questa dovrà subire. A fare da filo conduttore al tutto, le parole e la figura carismatica di Venantino Venantini, storico interprete del nostro cinema (d'autore e di genere) attivo fin dagli anni '50.
Varietà e compattezza
Va detto che, pur nell'inevitabile, a volte un po' anarchica varietà di approccio che ha caratterizzato le tre componenti di questo progetto (chi scrive fa fatica a considerarli film a sé) i tre P.O.E. si sono caratterizzati, nel tempo, per una crescente compattezza e integrazione dei cortometraggi che li componevano: mentre il primo aveva come filo conduttore un onirismo variamente declinato, a volte virato al macabro, a volte al grottesco, e il secondo era caratterizzato da un approccio più marcatamente grafico e horror, questo Pieces of Eldritch si connota, in modo forse più ricercato e coerente dei predecessori, per un'impostazione all'insegna della decostruzione e della contaminazione dei linguaggi; con la novità di un "contenitore", e di un magnetico affabulatore, memore di tanti vecchi film e telefilm a episodi, a collegare tra loro le sei storie. La riuscita, come nei due capitoli precedenti, è varia; ma, a parere di chi scrive, comunque più omogenea rispetto a questi ultimi, pur con alcuni (ma qui la scelta è personale) "picchi" di qualità. Noi ne abbiamo, in particolare, due: l'episodio di Tagliavini (con protagonista la piccola figlia del regista) che si rivela divertente e inquietante al tempo stesso, con alcune trovate (la nonna immobile davanti alla televisione) di gran classe; e il Re Peste di Redaelli, che riambienta il racconto di Poe su uno spoglio set teatrale (con tanto di scene titolate), in un'operazione che insieme cita e irride i vari Dogville e Manderlay di Lars von Trier. Per il resto, si va dall'essenzialità narrativa, unita alle contrastanti pulsioni emotive che genera, dell'episodio di Cristopharo, alla messa in scena elaborata e visivamente debordante del Morella di Caruso, fino a un Toby Dammit contemporaneo (quello di Virgili) che ha l'unico limite di scontare il paragone (inevitabile, anche solo a livello istintivo) con l'episodio di Federico Fellini nel classico Tre passi nel delirio. Il divertente segmento diretto da Francesco Campanini, fedele nello spirito al racconto originale, sconta invece un'approssimativa recitazione, penalizzata da una pronuncia inglese su cui era, probabilmente, auspicabile lavorare un po' di più.
Conclusioni
Come per i due precedenti P.O.E., va rimarcato l'ovvio: chi cerca la fedeltà filologica ai racconti dello scrittore americano, deve rivolgersi altrove. Per tutti gli altri, invece, Pieces of Eldritch è il terzo tassello di un progetto, nel suo complesso, interessante e riuscito; che dell'eclettismo e della varietà di approccio sta facendo (sempre più) una ricchezza. Ne attendiamo, con curiosità, ulteriori sviluppi e feconde deviazioni.
Movieplayer.it
3.5/5