Recensione Omar (2013)

Omar è un drama-thriller vitale, intelligente ed emozionante che inserisce alcuni classici topoi del gangster movie in un contesto assolutamente originale.

Il traditore innamorato

Omar è un giovane fornaio che praticamente ogni giorno sfida i proiettili dei soldati israeliani per passare la barriera in Cisgiordania e andare a trovare i suoi amici per la pelle Tarek e Amjad e la sorella del primo, la giovanissima Nadia, che spera di poter sposare presto con la benedizione di Tarek, e nonostante il fatto che anche Amjad confessi di esserne innamorato. Ma oltre il muro Omar partecipa anche alle esercitazioni del gruppo di resistenza all'occupazione capitanato da Tarek. Dopo l'ennesimo scontro avuto con i soldati israeliani, che lo malmenano e umiliano, Omar spinge l'amico a passare all'azione.

Si sviluppa su queste basi una trama che inserisce alcuni sempreverdi topoi del gangster movie - dall'amicizia infantile al triangolo amoroso, dal tradimento della causa al doppio gioco - in un contesto assolutamente originale. Caratterizzato da uno script sorprendentemente snello ed efficace, supportato da un ottimo montaggio e reso trascinante dalla regia ispirata di Hany Abu-Assad, Omar è impreziosito dalle prove di grande freschezza ed energia dei giovani interpreti, in primis, naturalmente, l'eroe eponimo: Adam Bakri ha una presenza scenica incredibile e sembra nato per il grande schermo, e non solo perché è il figlio di Mohammed Bakri.
Come nell'acclamato Paradise Now, anche in Omar, presentato nella rassegna Un certain Regard del sessantaseiesimo Festival di Cannes, Hany Abu-Assad non si sforza di analizzare una situazione politica e umana esplosiva da decenni, ma ci racconta, senza troppi preamboli, semplicemente la storia di chi con quella situazione deve convivere ogni singolo giorno, e cerca - per lo più invano - di avere una vita più normale possibile. Ce la racconta, meglio ancora, attraverso un cinema dal linguaggio moderno e frizzante che riesce a divertire in barba alla serietà dei temi affrontati; come dicono qui in Francia, chapeau.

Movieplayer.it

3.0/5