Recensione Mosse vincenti (2011)

Adulti poco cresciuti e adolescenti troppo maturi si affrontano in una storia che riflette una certa diffidenza verso la natura umana, che non spinge mai troppo sul pedale del cinismo ma bensì punta tutto su una tenerezza di fondo che pervade il film dalla prima all'ultima scena.

Lottare sempre, arrendersi mai

Dopo il successo de L'ospite inatteso, Thomas McCarthy si conferma con Mosse vincenti come uno dei più talentuosi sceneggiatori in circolazione. Senza compiacimenti e senza sdolcinatezze il film scava ancora una volta in profondità nei rapporti umani, esplora le strane alleanze che si instaurano tra persone che sembrano avere poco in comune, racconta le complicazioni dei rapporti familiari aggravate dalla crisi economica e dal progressivo deterioramento della moralità di ogni individuo che caratterizzano purtroppo i nostri tempi.


Proprio quel che accade a Mike Flaherty, di mestiere avvocato e per hobby allenatore di lotta libera al liceo della città con scarsi risultati, che sta attraversando un momento difficile sul lavoro per la mancanza di clienti. Per non dare ulteriori preoccupazioni alla moglie, già impegnatissima con le due bambine piccole, Mike decide di prendere la palla al balzo e di assumere in maniera coatta la custodia di un anziano possidente affetto da demenza senile, assistenza che gli frutterà un sostanzoso assegno mensile. Anziché però provvedere personalmente all'anziano signore ed alla sua incolumità, Mike decide di rinchiuderlo in una clinica specializzata e di incassare il resto dei soldi per tamponare le spese di famiglia. Ma proprio quando tutto sembra sistemarsi ecco che in città arriva l'introverso Kyle, il nipote adolescente del suo assistito, fuggito da una madre ex-tossicodipendente in fase di riabilitazione, alla ricerca di un posto dove stare per ricostruirsi una vita. Commossi dalla situazione precaria del ragazzo Mike e sua moglie si offrono di ospitarlo in casa senza sospettare minimamente di aver di fronte un vero e proprio combattente, un atleta di grande livello e un ragazzo all'apparenza burbero ma sano e forte, che non ha alcuna intenzione di rinunciare al suo futuro. La resa dei conti per tutti arriverà nel momento in cui la madre del giovane, completamente al verde e decisa a scombinare le vite di tutti per entrare in possesso dei soldi di suo padre, si presenta in città con la scusa di far visita all'anziano padre dopo ben vent'anni di assenza.

Tanti i sorrisi, qualche lacrima e una grande empatia nei confronti dei personaggi, tutti divinamente intepretati da un cast in grande spolvero capitanato da un Paul Giamatti che vince su tutta la linea, tenero e grintoso e mai sopra le righe è uno di quei pochi attori che riesce a suscitare affetto e simpatia. La crisi economica fa capolino nella storia senza mai divenire invadente, merito di McCarthy che con sensibilità e ironia ci avvicina a persone impulsive, tenere, di grande cuore e lealtà nonostante le tentazioni e le distrazioni del mondo moderno cerchino di deviare la loro natura. Adulti poco cresciuti e adolescenti troppo maturi si affrontano in una storia che riflette una certa diffidenza verso la natura umana, che non spinge mai troppo sul pedale del cinismo ma bensì punta tutto su una tenerezza di fondo che pervade il film dalla prima all'ultima scena.
Sempre in equilibrio tra dramma e commedia, Mosse vincenti racconta la vita, le sue complicazioni e le sue piccole cattiverie, ma soprattutto racconta di persone semplici che cercano di fare del loro meglio per rimanere oneste e rispettabili, mostrando come spesso le scorciatoie non siano le strade migliori da intraprendere ma anzi finiscano spesso per allungare sensibilmente i tempi di arrivo. Bellissima la colonna sonora, cast assolutamente azzeccato, una regia semplice che lascia la scena alla storia senza prendere il sopravvento. Mosse convincenti quelle di McCarthy, che fanno bene al cuore.

Movieplayer.it

3.0/5