Recensione Like Crazy (2011)

Il film di Drake Doremus rifiuta i compromessi vezzosi e le rappresentazioni idilliache per narrare con sincerità una piccola storia d'amore.

L'amore non basta

L'innamoramento passa attraverso una serie di tappe ben note a tutti. Il primo incontro, la scintilla che scocca e che rende i primi mesi magici ed eccitanti, la voglia dell'altro, il consolidamento del rapporto attraverso la conoscenza e l'accettazione dei difetti, i progetti per il futuro. Quando però la relazione è viziata dalla distanza la situazione si complica e quello che sembrava un rapporto solido e duraturo diviene una corsa a ostacoli contro il tempo e contro le avversità che costringono a "forzare le tappe", spesso con conseguenze drammatiche. Nell'amore tenero e sincero tra Anna e Jacob c'è di mezzo l'oceano. Lei, londinese determinata e sognatrice, pronta ad abbandonare tutto per trasferirsi definitivamente in California. Lui pratico e solido come gli oggetti di legno che costruisce. Non mancherebbe niente per una vita perfetta, ma un piccolo errore di valutazione, un visto lasciato scadere per passare insieme più tempo possibile, cambia per sempre le cose.

Tra tante commedie romantiche che distorcono la realtà del sentimento, Like Crazy rifiuta i compromessi vezzosi e le rappresentazioni idilliache per narrare con sincerità una piccola storia d'amore profondamente personale (e in gran parte autobiografica). La distanza e l'impossibilità di frequentarsi erodono i rapporti così come lo sradicamento e le forzature. Quello di Anna e Jacob è un amore altalenante fatto di lacrime, nostalgia, rimpianti, di un continuo prendersi e lasciarsi e di relazioni con altre persone (il salutista vicino di casa per Anna e una meravigliosa e comprensiva Jennifer Lawrence per Jacob). La voglia di restare insieme prevale nonostante tutto, ma alla fine anche un legame profondo come quelllo mostrato diventa una forzatura. Drake Doremus ha il merito di tratteggiare la storia con sincerità e freschezza, senza fare sconti, mostrandoci con occhi nuovi un tema iper-abusato come il primo amore. Il regista riesce a trovare nel suo sguardo e nei suoi interpreti quell'autenticità necessaria a trasmettere con un gesto, uno sguardo o una parola quel groviglio di sentimenti che appartiene a ogni storia d'amore.
Anton Yelchin e la magnetica Felicity Jones non sembrano recitare, ma indossano le emozioni di Anna e Jacob come una seconda pelle. La Jones, in particolare, giustamente premiata al Sundance per la sua splendida perfomance, è capace di sostenere lo sguardo della macchina da presa che la segue nelle varie fasi della relazione spiandone le trasformazioni da solare studentessa a malinconica lavoratrice in una Londra ingrigita e dispersa. L'attrice, così come il suo personaggio, è il vero motore del film e un suo primo piano vale pagine e pagine di dialoghi.
Per narrare una storia semplice e impietosa come questa, Doremus sceglie uno stile di ripresa naturale, ma non invisibile. L'uso del colore, saturo e pastellato nella solare Santa Monica, freddo e compatto in una Londra che, nella sua familiarità, non sembra mai accogliente, si accompagna a un montaggio evocativo e a tratti rarefatto che fa un uso dell'immagine intimo ed espressivo. Echi di Nouvelle Vague immersi in tanto buon cinema indie americano fanno da sostrato a un film che, nella sua profondità e nel suo realismo, riesce a essere originale ed efficace al tempo stesso. Con Like Crazy Drake Doremus è riuscito a regalarci un pizzico della sua anima. Non ci resta che tenerlo d'occhio nell'attesa che riesca a fare il bis.

Movieplayer.it

4.0/5