Recensione Le avventure di Fiocco di Neve (2011)

E' ai bambini che questa storia, semplice e lineare, ma anche avventurosa e piena di ritmo, è rivolta, ma forse la sapranno apprezzare anche quegli adulti che in fondo un po' bambini lo sono rimasti.

Un gorilla (albino) per amico

Un film per bambini nel vero senso della parola. Lo spagnolo Le avventure di Fiocco di Neve non possiede la maturità e l'intelligenza dei lungometraggi animati Pixar né il gusto citazionista di casa DreamWorks o la profondità delle pellicole di Hayao Miyazaki. Il film, semplice e immediato, ricorda semmai a tratti lo spirito avventuroso dei film Disney anni '80. Quelli con le gemelle Olsen o con Lindsay Lohan quando era ancora solo una ragazzina lentigginosa senza precedenti penali. La produzione ispanica, diretta da Andrés G. Schaer, punta sulla tecnica mista affiancando ad attori in carne ed ossa, alcuni noti anche a livello internazionale, personaggi animati digitalmente. Nonostante l'evidente pauperismo dell'operazione, il risultato non stona. Le avventure di Fiocco di Neve è ambientato nella Barcellona del 1966 e l'atmosfera minimal che si respira nella pellicola è funzionale a ricreare il clima di un'epoca, quella in cui il vero Copito de nieve venne ospitato con tutti gli onori nello zoo della città catalana dopo essere stato acquistato da un cacciatore che lo aveva catturato nella Guinea equatoriale.


Il look di Fiocco di Neve è strepitoso. Il piccolo gorilla dagli occhi celesti e dal pelo candido, timido e amante dello yogurt, è una creatura che intenerisce grandi e piccini. Se l'obiettivo del film di Schaer è quello di colpire al cuore il pubblico celebrando una delle icone della capitale catalana per quasi quarant'anni (il vero Fiocco di Neve si è spento nel 2003 a causa di un raro tumore della pelle), ci riesce alla perfezione. La trama segue l'andamento di una fiaba moderna. Tra gli ingredienti spiccano un protagonista peloso e la sua compagna umana, la figlia del direttore dello zoo, che lo tiene con sé dal momento del suo arrivo in Spagna fino all'ingresso nello zoo, un nemico spinto da propositi sanguinari, ma di fatto innocuo e pasticcione, e una strega buona e bella. Il viaggio dell'eroe prende il via a causa del colore del pelo di Fiocco di Neve che spera, diventando nero, di integrarsi con gli altri esemplari della sua specie. Naturalmente non manca una morale edificante legata all'accettazione di sé, all'affetto e alla solidarietà. Niente di troppo originale, ma tuttavia efficace allo scopo.

Il film è ricco di gag e trovate buffe, che vedono protagonista soprattutto lo strano villain, lo sfortunato Luc De Sac (Pere Ponce), il quale attinge al repertorio della slapstick comedy per far ridere i più piccoli con la sua fisicità impacciata. A fargli da contraltare troviamo una spalla animata, un panda rosso di nome Miguel che sembra preso di peso da Kung Fu Panda, viste le sue velleità filosofiche - pratica la meditazione buddista - e la convinzione di essere in realtà una pantera. C'è anche spazio per la fugace apparizione di Elsa Pataky nel ruolo della strega comprensiva. La presenza degli adulti, a eccezione di Luc De Sac, è comunque secondaria. A farla da padrone sono bambini e animali. Sono loro a condurre il gioco ed è a loro che questa storia, lineare e diretta, ma anche avventurosa e piena di ritmo, è rivolta. Forse la sapranno apprezzare anche quegli adulti che in fondo un po' bambini lo sono rimasti e riescono ancora a commuoversi di fronte ai buoni sentimenti.

Movieplayer.it

3.0/5