Recensione Las niñas Quispe (2013)

Provenendo dal documentario, lo stile di Sepúlveda non può che essere estremamente realistico come dimostrano la splendida fotografia di Inti Brione, la totale assenza di colonna sonora e l'interessante e funzionale utilizzo dei suoni ambientali; ma è molto interessante anche la scelta delle interpreti, ovvero l'accostare due attrici professioniste quali Catalina Saavedra e Francisca Gavilán alla vera nipote delle tre sorelle raccontate nel film, Digna Quispe.

Solitudine e disperazione

Negli ultimi anni il cinema cileno si è affacciato prepotentemente nel panorama festivaliero grazie ad alcuni nuovi talentuosi registi, ed in alcuni casi è riuscito a guadagnarsi un piccolo ma significativo spazio nelle sale italiane grazie a titoli anche molto recenti quali Violeta Parra Went to Heaven, l'imminente Gloria ed ovviamente No - I giorni dell'arcobaleno. Il nome più importante, almeno in questo momento, di questa fiorente cinematografia è appunto Pablo Larrain, non solo regista ma anche produttore di molti titoli interessante, tra cui questo Las niñas Quispe (The Quispe Girls), primo lungometraggio di finzione di Sebastián Sepúlveda e uno dei titoli più interessanti della 28. Settimana Internazionale della Critica.

Il titolo del film ovviamente a noi suggerisce molto poco, ma la vicenda delle sorelle Quispe, realmente accaduta nel 1974 sull'altopiano cileno, è in patria quasi una leggenda, un vero e proprio simbolo dei momenti più bui della dittatura di Pinochet. Le tre sorelle Justa, Lucia e Luciana vivevano infatti in completa solitudine allevando capre in mezzo alle montagne, quando arrivò loro la notizia di una nuova legge che voleva l'eliminazione degli animali da gregge e l'abbandono delle zone più isolate in favore di quelle urbane e più facilmente controllabili. Le sorelle si trovarono così per la prima volta, dalla morte della sorella più grande, a dover prendere delle decisioni al di fuori dell'ordinario e a prepararsi ad affrontare una nuova vita in una società a cui non sentivano di appartenere. La soluzione che scelsero fu tragica ed estrema, e le consegnò per sempre alla storia del Cile.
Provenendo dal documentario, lo stile di Sepúlveda non può che essere estremamente realistico come dimostrano la splendida fotografia di Inti Brione, la totale assenza di colonna sonora e l'interessante e funzionale utilizzo dei suoni ambientali; ma è molto interessante anche la scelta delle interpreti, ovvero l'accostare due attrici professioniste quali Catalina Saavedra (già protagonista di Affetti e dispetti) e Francisca Gavilán (la già citata Violeta Parra) alla vera nipote delle tre sorelle raccontate nel film, Digna Quispe. Più che una scelta di casting un vero e proprio statement che sottolinea l'importanza e l'urgenza di una storia talmente straordinaria da mettere in secondo piano lo stesso film.

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3.0/5