Recensione L'ape Maia - Il film (2014)

Tra modernità tecnica e tradizione narrativa, l'ape più famosa della televisione riceve il battesimo del grande schermo mantenendo intatta la sua natura di "educatrice" e portatrice di "sani" principi.

Ecco un quiz piuttosto semplice per tutti gli ex ragazzini degli anni ottanta. Chi é quella creatura avventurosa e indipendente che un giorno ha deciso di scappare dalla monotonia della sua "casa" per esplorare la diversità del mondo? Per aiutare nell'identificazione aggiungiamo alcuni particolari inconfondibili come la sua folta capigliatura bionda e un look a strisce gialle e nere. E, per finire, possiamo anche svelare la sua attitudine a volare di fiore in fiore. A questo punto é impossibile non identificare il misterioso personaggio con l'ape Maia, uno dei protagonisti più importanti della televisione per ragazzi di qualche decennio fa.

Oggi, però, dopo aver soffiato su ben 100 candeline, Maia vuole conquistare anche le nuove generazioni con una avventura cinematografica che, nonostante l'utilizzo della moderna computer grafica, costruisce la vicenda sulla tradizione narrativa che ha decretato il suo successo. Per questo motivo tutto prende inizio proprio dall'alveare dal quale la moderna e autonoma ape ha scelto di fuggire, almeno nella serie televisiva. Qui, facendo parte di un'organizzazione gerarchica strutturata fin nei minimi particolari, prova ad identificarsi con i suoi simili senza riuscire nel suo intento. Il problema, almeno pere l'ape Regina e la sua malvagia consigliera, é rappresentato proprio dal suo spirito autonomo e da una curiosità naturale che la spinge a considerare la diversità come una novità tutta da esplorare e conoscere. Ma é proprio grazie alla sua intelligenza e all'amichevole frequentazione di mondi diversi dai suoi, che riuscirà a sventare un diabolico furto di pappa reale.

Cento anni e non sentirli

L'ape Maia - Il film: Maia e Willy svolazzano felici nel prato in una scena
L'ape Maia - Il film: Maia e Willy svolazzano felici nel prato in una scena

L'ape Maia, ormai, é una signora piuttosto agée, anche se sembra portare con grande disinvoltura il suo secolo di attività. Tutto ha avuto inizio nel 1912 grazie alla penna e alla fantasia dello scrittore tedesco Waldemar Bonsels. Il successo, però, é arrivato alla metà degli anni settanta quando la Nipponic Animation decise di trasformare il libro Le avventure dell'Ape Maia in un'animazione, che a quei tempi veniva chiamata cartone animato, strutturato in ben 52 episodi di ventidue minuti l'uno. É così che la nostra generazione é stata educata alla lunga serialitá crescendo con delle vere e proprie avventure di formazione animate dai migliori artisti nipponici. Tornando ai problemi dell'alveare, Maia ha iniziato a volare nella nostra televisione nel 1980 e da quel momento ha continuato a farlo in modo quasi ininterrotto fino al 2012 con le repliche storiche e con una serie tutta nuova già mandata in onda dalla Rai due anni fa. É evidente che il battesimo del grande schermo non poteva farsi attendere a lungo, offrendo a questa bionda "diva" a strisce la possibilità di riportare indietro l'orologio attraverso un lifting estetico computerizzato realizzato sotto il controllo di Alexs Stadermann, formatosi alla Walt Disney Animation in Australia, e presentato all'edizione 2014 del Roma Fiction Fest. Ma non lasciamoci ingannare dall'aspetto: la sua immagine sarà anche stata ritoccata ma la sostanza, come la voce della doppiatrice Antonella Baldini, é rimasta "apissimamente" invariata.

La morale c'é e si vede

L'Ape Maia - Il film: Maia con Willy in una scena del film animato
L'Ape Maia - Il film: Maia con Willy in una scena del film animato

Fin dalla sua nascita sotto forma di letteratura per l'infanzia, Maia é stato concepito come un esempio positivo attraverso il quale veicolare ai più giovani un preciso messaggio di indipendenza, coraggio e amicizia. Per questo motivo la "morale" ha rappresentato sempre un elemento ben visibile che, senza alcun bisogno di essere dissimulato, ha definito il cuore di tutto il progetto. E questa caratteristica non poteva certo mancare anche nella versione cinematografica che, pur scegliendo forme estetiche più moderne e sofisticate, non ha rinunciato alla tradizione. Ecco, dunque, che fa il suo ritorno anche il personaggio di Willie, il fuco miglior amico di Maia meno impavido e naturalmente predisposto all'avventura della protagonista. Attraverso di lui si costruisce un contro canto semplice e di facile interpretazione in cui l'amore e la fedeltà gioca un ruolo decisivo nella costruzione di qualsiasi rapporto. Perché se c'è un messaggio che oggi, come trent'anni fa, si fa sentire chiaro e forte é il valore aggiunto che si nasconde dietro qualsiasi differenza di razza, nascita o colore. Insomma, torna di moda il sempre valido concetto secondo cui non si può, e non si deve, giudicare un libro dalla copertina perché é nell'incontro e nella scoperta delle diversità che si crea la vera ricchezza.

Conclusione

Il film é un prodotto dalla struttura molto semplice chiaramente dedicato ad un pubblico di giovanissimi, ma non dubitiamo che possa attrarre anche degli ex ragazzini degli anni ottanta un po' nostalgici.

Movieplayer.it

3.0/5