Recensione Il grande orso (2011)

Sensibilità ecologica, personaggi deliziosi nelle loro imperfezioni, una regia briosa e alcuni tocchi visivi di buon livello contribuiscono a fare di questo lavoro un interessante e godibile prodotto adatto ai bambini, ma non solo.

Nel paese della creatura selvaggia

Chiariamo subito un punto; non è che Jonathan non ami la sorellina Sophia, il problema è che non capisce perché debba ancora accudirla ora che è cresciuta. E' un bambino come tanti e vorrebbe semplicemente dedicarsi agli svaghi di un maschietto della sua età, invece che rispondere alle mille domande di Sophia o giocare con lei. Con questo stato d'animo è logico che condividere con quella peste la tanto agognata vacanza a casa del nonno diventi un incubo a occhi aperti per il ragazzino. Ignorarla e magari spaventarla con qualche storiella paurosa, allora, sembra essere la soluzione più giusta a quella convivenza forzata. Quando però la bimba distrugge il fortino che Jonathan ha costruito nel giardino dell'abitazione, i due arrivano alla sfida finale. Niente di serio, solo un inseguimento più veemente del solito, una corsa che li porta a oltrepassare la porta turchese nascosta tra i cespugli, a entrare nella grande foresta e a fare la conoscenza di un grande orso, un gigante sulla cui schiena sono cresciuti degli alberi. La creatura vive in un quel posto misterioso per nascondersi dal suo più acerrimo nemico, il cacciatore.
Sophia, in genere timorosa di tutto, non ha paura di quell'enorme palla di peli a cui regala caramelle mou e decide così di rimanere con lui. Jonathan dal canto suo non può permettere che la sorellina si cacci ulteriormente nei guai e così tenta invano di riportarla indietro. Solo e sperduto il ragazzino incontra il cacciatore e una volta scoperti i propositi minacciosi dell'uomo, che vuole uccidere l'animale per vendetta, decide di combattere al fianco del nuovo amico.


Il film d'animazione del danese Esben Toft Jacobsen, Il grande orso, è una fiaba a tutti gli effetti; ci sono due bambini che vivono un momento importante della propria crescita, ovvero la reciproca scoperta del sentimento di 'fratellanza' (è fidandosi della sorellina, convinta dell'intrinseca bontà dell'orso, che Jonathan compie l'impresa più importante), c'è il confronto con un personaggio mastodontico e solo apparentemente pericoloso (Jonathan si diverte a leggere Moby Dick, in fondo), si parla dello scontro con la malvagità di certi adulti e, elemento non secondario, si mostra il rapporto troppo spesso sbilanciato tra uomo e natura. Di tutti questi elementi, però, quello chiave è rappresentato proprio dal legame che si instaura tra i due protagonisti e l'orso, un'unione che parte dalla paura e via via si trasforma in solida amicizia; ed è un sentimento che si rivela importante soprattutto per Jonathan e Sophia, i quali scoprono di volersi bene sul serio, e non solo per una pura questione di vincolo famigliare, proprio mettendosi alla prova in una situazione straordinaria, un'impresa che tira fuori tutte le loro qualità, facendoli diventare grandi.

E' un messaggio semplice, ma niente affatto superficiale e, in tempi in cui raramente ci si rapporta ai bambini rispettandone l'intelligenza e gli affetti, ci sentiamo di difenderlo in pieno. Così come colpisce favorevolmente la volontà del regista di non edulcorare la brutalità di certe situazioni, rendendola più accettabile ad una platea di piccoli spettatori, grazie all'esaltazione di quei piccoli gesti di tenerezza che fioriscono dove meno ci si aspetta. La grafica può sembrare talune volte goffa, quasi naif, con un'eccessiva rigidità dei movimenti, ma il senso profondo del racconto, ovvero che bisogna lottare sempre per difendere la natura e tutti i suoi abitanti, resta intatto e se possibile arriva ancora più forte che in altre operazioni europee simili; merito anche di una certa capacità tutta scandinava di cogliere l'aspetto magico delle ambientazioni, pur senza caricarle in maniera grottesca. Sensibilità ecologica, personaggi deliziosi nelle loro imperfezioni, una regia briosa e alcuni tocchi visivi di buon livello, come la bellissima foresta che si stende sulla schiena dell'orso e che lo aiuta a mimetizzarsi per evitare i pericoli, contribuiscono a fare di questo lavoro un interessante e godibile prodotto adatto ai bambini, ma non solo.

Movieplayer.it

3.0/5