Recensione Heaven Knows What (2014)

I fratelli Safdie continuano il loro percorso di cineasti indipendenti e fortemente radicati nella loro città, New York, questa volta portando sullo schermo la storia vera di una ragazza tossicodipendente che ha vissuto per anni sull'orlo del baratro.

Harley è una giovane senzatetto di New York, una ragazza in difficoltà e tossicodipendente come ve ne sono a migliaia nella Grande Mela. Vive di elemosina, piccoli furti e della gentilezza di altri sbandati che non possono fare a meno che prendere a cuore una ragazza così carina e fragile. Ma Harley è follemente innamorata di Ilya, un tossico dall'aria spettrale che la usa, la maltratta e arriva perfino a spingerla a tentare il suicidio come prova d'amore.

Uscita dall'ospedale dopo essersi tagliata le vene in mezzo alla strada, Harley sembra finalmente allontanarsi da questo ragazzo che tanto male le ha fatto e si avvicina invece a Mike, uno spacciatore dal buon cuore che cerca di donare un minimo di stabilità alla vita della ragazza, offrendole un letto e le dosi quotidiane in cambio del suo affetto e della sua lealtà. Ma Harley non riesce a dimenticare l'amore maledetto per Ilya e ancora una volta si lascia trascinare in un vortice autodistruttivo.

Memorie dolorose

Heaven Knows What: Arielle Holmes in una scena del film
Heaven Knows What: Arielle Holmes in una scena del film

Per questo Heaven Knows What i due fratelli Ben Safdie e Joshua Safdie, cineasti newyorchesi piuttosto noti nel panorama indipendente americano, partono questa volta non da un materiale autobiografico come era successo nelle opere precedente, ma da un libro non ancora pubblicato, Mad Love in New York City, della poco più che ventenne Arielle Holmes. La Holmes, che nel film interpreta in modo molto convincente la protagonista Harley, ha cominciato a scrivere questo memoriale sulle sua tragica esperienza da tossica e senzatetto, e quando ha incontrato i due registi nella metropolitana newyorchese si è trovata catapultata in poco tempo in un progetto cinematografico e adesso sul tappeto rosso della Mostra di Venezia che accolto questo film nella sezione Orizzonti, prima del debutto oltreoceano a Toronto.

Un risultato davvero niente male per la talentuosa Holmes che ha avuto la forza, a differenza della sua controparte filmica, di superare la dipendenza e il momento difficile, reinventarsi una nuova vita, e soprattutto guardare con grande lucidità gli anni trascorsi tra le strade, nei parchi, tra sballi e furti, tra la vita e la morte. Tranne Caleb Landry Jones, che interpreta Ilya, tutti gli altri attori sono non professionisti, ragazzi che proprio come Arielle hanno vissuto, o ancora vivono, sulla loro pelle le terribili esperienze di cui si parla nel film.

Realismo ed ossessione

Lo stile scelto dai due registi per filmare questi giovani è quasi documentaristico, distaccato e freddo nonostante la macchina da presa indugi spesso sui volti, sui corpi e soprattutto sugli sguardi sballati e distanti dei suoi protagonisti. Anche i dialoghi danno l'impressione di essere spesso improvvisati proprio per mantenere il necessario realismo, come per esempio nel lunghissimo monologo finale del pusher Mike (Buddy Duress) che si prolunga fino oltre i titoli di coda.

Discorso diverso invece per le scene dedicate al rapporto tra Harley e Ilya, la parte più "fiction" del film, girate in modo quasi nervoso e sporco, e accompagnate da una colonna sonora elettronica ed ossessiva che nel riprodurre con il sintetizzatore alcuni brani classici sembra quasi voler ricordare (con risultati molto differenti purtroppo) quella magistrale di Wendy Carlos per Arancia meccanica.

Arielle Holmes in Heaven Knows What
Arielle Holmes in Heaven Knows What

Conclusione

Sono passati oltre 40 anni da Panico a Needle Park, ma l'argomento della tossicodipendenza per le strade di New York è ancora tristemente attuale, e questo film lo dimostra in maniera asciutta e spietata anche se forse meno cruda di quanto ci si poteva aspettare. Rispetto al film con Al Pacino quello che manca è forse la volontà vera e proprio di fare un film di denuncia, preferendo invece il semplice documentare la realtà. Ci pensa l'intensa Arielle Holmes a portare un po' di grazia nel film, e viene spontaneo chiedersi se a questo inaspettato debutto seguirà una carriera cinematografica vera e propria.

Movieplayer.it

3.0/5