Se i giovani non vanno in sala, il cinema prova ad adattarsi ai loro gusti. È più o meno questa la volontà espressa dai produttori di Come diventare grandi nonostante i genitori, un film che sfrutta le potenzialità del cast di Alex & Co, il più grande successo di Disney Channel degli ultimi anni, per avvicinare i giovani e le loro famiglie al cinema. Per farlo, oltre alle belle facce di Alex, Christian, Emma, Sam e Nicole la produzione si avvale dell'aiuto di attori di grande esperienza come Margherita Buy, Giovanna Mezzogiorno e Matthew Modine e della penna di Gennaro Nunziante.
Regista nuovo per ambizioni vecchie
Il compito di dirigerli spetta al regista Luca Lucini (Oggi sposi, Solo un padre) chiamato a cimentarsi in un genere diverso rispetto alle commedie nazional popolari a cui ci ha abituati. I liceali protagonisti di questo esperimento hanno il sogno di sfondare nel mondo della musica con la band che hanno formato. Se molti dei loro genitori hanno ben altri piani per il loro futuro, a sferrare un brutto colpo alle loro ambizioni è la nuova preside che promette di penalizzare chiunque si cimenti in attività extra-scolastiche. Neanche a dirlo, i ragazzi uniranno le loro forze affinché le loro ragioni siano ascoltate da un mondo degli adulti spesso incapace di reagire ai loro input e di comprenderne le motivazioni.
Una favola già raccontata
Se per dai fan di Alex & Co il film potrebbe essere percepito come un naturale proseguimento delle avventure dei loro eroi, difficilmente Come diventare grandi desterà l'interesse di un pubblico più eterogeneo. Fatta eccezione per l'imprevedibile risvolto finale, macchinoso e inverosimile, l'andamento narrativo è banale e scontato. Demerito di una visione dell'adolescenza super-edulcorata, di un contesto socio-culturale inesistente e di un'insopportabile superficialità di fondo. Dopo aver visto Come diventare grandi, gli autori di Un medico in famiglia o di Braccialetti Rossipotrebbero tranquillamente rivendicare riferimenti al neo-realismo! Sembra assurdo e anacronistico provare ad invogliare i millennials a mettere piede in una sala cinematografica per poi propinargli una favoletta fuori dal tempo, lontana anni luce da quel linguaggio delle serie TV americane, di Netflix e per fino dei blockbuster meno raffinati di cui si nutrono ormai da anni. E per quale motivo un genitori qualunque dovrebbe poi scomodarsi dalla propria poltrona per un film che vuole fargli la morale senza averne il benché minimo strumento?
Troppo lontani dalla realtà
Che fine hanno fatto i brufoli, i tradimenti, il bullismo, le ansie, le sfuriate, le imprecazioni. Dov'è la vita vera? Dove sono i sacrifici, il sudore e la determinazione che rendono veramente possibile la coronazione di un sogno? Qualche battuta più riuscita, una colonna sonora più che dignitosa e la naturale e contagiosa simpatia dei giovani attori protagonisti non sono sufficienti perché a questo film venga riconosciuto un valore artistico o didattico. Perfino il cinismo di Gennaro Nunziante, (storico e insostituibile collaboratore di Checco Zalone) che prova in qualche modo a metterci del suo, rimane vittima di questa gabbia dorata disegnata da chi sembra avere una strana percezione della realtà o ci tiene a rimanerne distanza. L'invito a non prenderci troppo sul serio e a sfoderare l'arma dell'autoironia è sempre ben accetto, quello a nascondere la polvere sotto il tappeto molto meno.
Movieplayer.it
1.5/5