Recensione Bad Teacher: una cattiva maestra (2011)

Una commedia brillante che aggira con bravura la boa della banalità grazie a gag e sketch coraggiosi fino al limite dello scandalo e alla sua assoluta protagonista, una Cameron Diaz che ricorda Marilyn Monroe.

Comedy Show Girl

Nei suoi tailleur attillatissimi e sui suoi tacchi da dodici centimetri Elizabeth non ha l'aria di un'insegnante capace d'impartire ai suoi studenti sbarbatelli lezioni che vadano oltre la moda e l'estetica. Pesce fuor d'acqua alla Jam High School, una scuola in cui sembra essersi arrestato il tempo, la donna spera infatti di strappare un congruo contratto matrimoniale al malcapitato fidanzato possidente, e lasciare così il lavoro alla scuola. Ma non ha fatto i conti con l'ingombrante suocera, che ha riconosciuto in lei una "mangiasoldi", e si ritrova costretta a riprendere il posto dietro la cattedra per un altro anno. Mentre escogita mille stratagemmi per racimolare il denaro necessario a rifarsi il decolleté, deve vedersela con colleghi come Amy Squirrel, la collega rigorosa, e Russell Gettis, insegnante di ginnastica con le maniglie dell'amore che le fa timidamente la corte. Quando arriva a scuola il giovane supplente Scott Delacorte, ereditiere di una famiglia rinomata, Elizabeth vede nel suo sangue blu la possibilità di materializzare i bigliettoni verdi che sogna per cambiare vita. Ma la più improbabile delle rivali conquista inaspettatamente il rampollo e lei si ritrova a giocarsi tutte le sue carte: bellezza e malizia. Tra escamotage furbastri e trovate incredibili rivelerà di non essere poi così cattiva come sembrava.


Non è la prima volta che Cameron Diaz si cala nei panni di una bad girl dal sex appeal prorompente, ma a travestirla da insegnante decisamente anticonvenzionale da sesso, droga e rock'n'roll ci ha pensato il regista Jake Kasdan. Nel suo Bad Teacher: una cattiva maestra l'attrice, che aveva fatto innamorare di sé milioni di fan in Tutti pazzi per Mary, per la prima volta sprigiona una sorprendente carica comica che solo chi l'ha già vista in Saturday Night Live aveva potuto intuire. Il film, sceneggiato dalla coppia Gene Stupnitsky e Lee Eisenberg, permette infatti alla star dagli occhioni azzurri di avere un ruolo da assoluta protagonista in una commedia brillante che aggira con bravura la boa della banalità. Per farlo si avvale di due mezzi: il genere, che vede una donna a guidare gag e sketch coraggiosi fino al limite dello scandalo, e la caratterizzazione del suo personaggio, portata avanti fino alla fine del film senza incappare nel cambiamento da happy end prevedibile e romantico. E' proprio in questi due aspetti poco comuni la forza di questo film: è una strada poco battuta dal cinema hollywoodiano quella che affida a un'attrice il successo di una pellicola politicamente scorretta e talvolta volontariamente volgare fino a qualche risvolto kitsch. E lo è ancora meno quella che vuole imperterrito il suo antieroe, in questo caso antieroina, sino alla fine: ci si aspetta che la "cattiva maestra", egoista, sboccata, arrivista e dispettosa, prima o poi cambi e diventi una peccatrice redenta. Ma anche quando arriva il principe azzurro più goffo che potessimo immaginare non cambia niente: sui suoi vertiginosi tacchi firmati Christian Louboutin la sagoma tutta curve non cambia forma e il gesto un po' osceno spunta al primo fotogramma ricordandoci che per ridere non è doveroso rispettare anche l'etichetta.

Se questa Cameron Diaz, così naturale alle prese con un personaggio tanto stralunato da dare l'impressione che si sia realmente divertita sul set, potrà ricordare a qualcuno la Marilyn Monroe de Gli uomini preferiscono le bionde, non ha meno valore l'interpretazione del coprotagonista del film. Allo stesso modo in cui l'attrice si presta alla divertente sequenza dell'autolavaggio, parabola di divertimento e sensualità tra schiuma e shorts maliziosi, Justin Timberlake veste con abilità i panni di un professorino ricco in tweed e papillon. Comico come un Jerry Lewis dei nostri tempi, Timberlake conferma le impressioni di quanti, come chi scrive, avevano intravisto dietro l'incerto Frankie di Alpha Dog un talento attoriale di gran lunga superiore a quello musicale. Diverte allora vederlo qui, dopo il più impegnativo ruolo del marpione Sean Parker in The Social Network, mettere in scena una vera parodia di se stesso come musicista: è riuscita e spassosa la scena in cui Timberlake/ Delacorte, unito agli altri professori sfigatelli della band "Pausa Pranzo", si sforza di cantare male intonando in falsetto la peggiore canzone che lui (attore, compositore e personaggio) abbia mai scritto, suonato e cantato. Se poi la destinataria è una maestrina odiosa e noiosa almeno quanto il suo cacofonico cognome, Squirrel, la ricetta è formidabile.