Nel giro di pochi anni il romanzo Ready Player One di Ernest Cline è diventato un vero e proprio oggetto di culto per i nerd di tutto il mondo. D'altronde la sua avventura distopica, ambientata in futuro in cui quasi tutti passano la giornata all'interno di un mondo virtuale chiamato OASIS, conteneva un numero tale di rimandi alla cultura pop degli anni '80 che non avrebbe potuto essere altrimenti. Tra videogiochi, film e canzoni citati con grande intelligenza e furbizia, il successo era praticamente assicurato tanto che, ancora prima della pubblicazione in libreria, la Warner Bros si era già assicurata i diritti per una trasposizione cinematografica.
Portarlo sul grande schermo, però, non era certo un'impresa facile. Intanto per una questione di diritti, perché mettere in un unico film personaggi provenienti da molteplici universi (e brand) vuole dire confrontarsi con moltissime realtà differenti. Ma anche da un punto di vista puramente cinematografico riuscire a tradurre su schermo pagine intere dedicate a vecchi videogiochi ormai datati, a giochi di ruolo quali Dungeons and Dragons o canzoni rock era un'impresa davvero ardua. Anche per questi motivi possiamo dire di trovarci davanti ad un vero e proprio miracolo filmico, perché Ready Player One non è solo un grandissimo film di intrattenimento, uno che vorresti subito vedere una seconda volta appena terminata la visione, ma forse l'opera che meglio di ogni altra racconta il fascino ma anche i rischi del virtuale, e lo fa rendendo un doveroso ma sentito omaggio alla nostra arte preferita. Il cinema, ovviamente.
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Elogio della fantascienza da bere
I fan del romanzo scopriranno ben presto che il film si prende molte libertà, ma dubitiamo che possa esserci qualcuno che possa lamentarsi, perché la sceneggiatura - a firma di Zak Penn e dello stesso Ernest Cline - è perfetta nel mantenere vivo lo spirito dell'opera letteraria e adattare quando possibile alla settima arte. Se il libro era pervaso di nostalgia degli anni '80, il film sceglie saggiamente di andare oltre ed ampliare in maniera esponenziale l'area d'interesse. Nel film sono presenti tantissimi omaggi a quell'epoca, - a partire dalle canzoni dei Van Halen e Tears for Fears o dalla colonna sonora firmata da Alan Silvestri che cita più volte Ritorno al futuro - ma c'è anche molto di più, riuscendo effettivamente a rendere al meglio l'impressione di essere all'interno di un vero e proprio paradiso virtuale per appassionati di ogni genere.
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Perché in Ready Player One ce n'è davvero per tutti i gusti: i videogiocatori impazziranno nel riconoscere centinaia di personaggi dei loro titoli preferiti (Tomb Raider, Halo, Street Fighter, Overwatch ....); gli appassionati di musica si perderanno nella ricchissima colonna sonora e i lettori si divertiranno a veder citati molti elementi del romanzo con easter eggs a loro uso e consumo esclusivo. Ma a noi interessa il cinema, giusto? E a noi cinefili spetta il maggior divertimento perché tra corse in auto mozzafiato in cui veniamo inseguiti da King Kong e dinosauri, un finale quasi tutto fisicamente ambientato in furgone stile Inception, scenari angoscianti alla Black Mirror o un personaggio del film invecchiato e truccato fino a somigliare al "vecchio" Marty McFly di Ritorno al futuro parte II ci sarebbe da scrivere un articolo, o forse addirittura un libro, solo sugli omaggi presenti.
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Vieni a giocare con noi? Per sempre...
Ma la cosa veramente stupefacente è che nonostante fosse altissimo il rischio di trovarsi di fronte un film fatto solo di nostalgia, solo di continui rimandi e occhiolini per i fan, Ready Player One non è mai semplicemente questo. Ma innanzitutto un film vero e proprio, con una trama appassionante, sequenze spettacolari e dei personaggi che colpiscono fin da subito, grazie anche al buon lavoro dei giovani ma talentuosi interpreti. È un blockbuster praticamente perfetto: esagerato, coloratissimo e dal montaggio frenetico, con un numero esorbitante di effetti speciali dall'utilizzo, però, perfettamente giustificato e contestualizzato ed anche un messaggio importante e molto attuale. Un film che mostra un futuro distopico ma realistico, un futuro spaventoso in cui a venirci in aiuto può essere sempre e comunque la fantasia.
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E non è un caso che il grande merito di questo film così esaltante sia di un regista come Steven Spielberg, un autore che ha costruito la sua intera carriera sui sogni, sulla fantasia e sul potere dell'immaginazione. Ma anche un regista che nella sua carriera ha saputo bilanciare sempre l'intrattenimento e l'impegno e che spesso, anche solo come produttore, ci ha saputo regalare alcuni dei momenti di cinema più iconici degli ultimi 40 anni. Ma la forza di Spielberg è sempre stata quella di rimanere in parte un eterno ragazzino e non facciamo alcuna fatica ad immaginarlo divertito ed eccitato almeno quanto noi spettatori sul set del suo stesso film.
Se Ready Player One gronda cinema e cinefilia da ogni fotogramma è merito suo. Se un film che nelle premesse non sarebbe altro che l'ennesima variazione del genere young adult riesce ad emozionare fino alle lacrime anche gli adulti è perché il film trabocca quella stessa passione che lo contraddistingue da sempre e che l'ha portato, anche già in passato, a fare cinema ma anche e soprattutto ad apprezzare quello altrui. Tutto questo è evidente nella sorprendente e meravigliosa parte centrale del suo film in cui ancora una volta Spielberg gioca a fare Kubrick, questa volta letteralmente proprio, regalandoci un incubo spaventoso per i protagonisti che però non è altro che un grande sogno per noi spettatori appassionati di cinema. Ma d'altronde tutto Ready Player One non è altro che un grande omaggio alla più grande passione sua e nostra: proprio per questo sarebbe sbagliato parlare di mera nostalgia, perché non ha senso aver alcun rimpianto per il cinema che non solo non è mai morto e, speriamo, mai morirà, ma anche per un cinema del passato che, come Spielberg dimostra, semplicemente può evolversi e cambiare forma senza per questo essere dimenticato.
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4.5/5