Il segreto è nei dettagli
C'è un nuovo eroe in città. Jack Reacher dopo il doppio esperimento al cinema con protagonista Tom Cruise, dai romanzi di successo mondiale di Lee Child arriva su Prime Video dal 4 febbraio con la sua prima serie dedicata. Come spiegheremo in questa recensione di Reacher, creatore e produttori hanno cercato di attenersi maggiormente alle caratteristiche del protagonista nei libri e di rimanere fedeli al personaggio, basandosi proprio sulla prima storia che vedeva protagonista Jack Reacher, ovvero Zona Pericolosa (Killing Floor).
Dal grande al "piccolo" schermo
Dopo un Jack Reacher non "più grande della vita stessa", come afferma lo showrunner Nick Santora (Scorpion, Prison Break), ovvero com'era stato Tom Cruise in Jack Reacher - La prova decisiva e poi in Jack Reacher - Punto di non ritorno, il nuovo (e forse definitivo) eroe moderno ha il volto squadrato, le spalle larghe e i muscoli di Alan Ritchson. Ex Aquaman di Smallville, dopo i ruoli più prominenti in Hunger Games, Blue Mountain State e Titans Ritchson entra nelle scarpe enormi di questo eroe moderno che non va a cercare i guai ma sono i guai a trovare lui. Lo fa mentre gira per il Paese con solamente uno spazzolino e qualche soldo in tasca, senza cellulare (anacronistico per i tempi odierni e questo dà quasi un sapore di noir più action al serial), senza automobile ma sempre in pullman, in modo da non avere nulla che gli appartenga davvero. Un eroe nomade che però non ha dimenticato gli affetti che ha lasciato a casa. Affetti con cui si incrocerà nuovamente e inaspettatamente una volta arrivato a Margrave, in Georgia, la classica cittadina dell'entroterra meridionale statunitense in cui tutti si conoscono e in cui uno straniero salta subito all'occhio ed è visto con diffidenza. Una comunità chiusa e compatta che si troverà alle prese con il suo primo omicidio in 20 anni, proprio quando Reacher arriverà in città e di cui lui stesso verrà accusato (un elemento ricorrente per il personaggio, sempre a metà strada fra la legge e l'altro lato della medaglia). La sequela di morti a effetto domino che iniziano misteriosamente a verificarsi porteranno il nostro protagonista a confrontarsi non solo con i fantasmi del proprio passato ma anche con quelli del presente. Una storia di 25 anni fa attualizzata all'oggi, che la rende allo stesso modo senza tempo.
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Sherlock Reacher
Ritchson dà al proprio Reacher un'interpretazione granitica, dallo sguardo sempre torvo e sospettoso, che sotto i modi mascolini nasconde un cuore grande derivato dalle parole della madre che lo accompagnano sempre: "Tu dovrai sempre fare la cosa giusta, anche quando non sarà facile" a testimonianza del suo essere un uomo d'onore e di parola. E che iscrive la serie a metà strada fra la spy story e il western data anche l'ambientazione. Questo Jack Reacher, più fedele ai romanzi non solo per impostazione fisica, è anche intelligente non solo bravo a menare le mani, con un'acuta capacità d'osservazione e deduzione derivata dai piccoli dettagli che secondo lui, nella vita come in un caso d'omicidio, fanno sempre la differenza. Un monito e un atteggiamento che ricordano un po' Sherlock Holmes in alcune sequenze e donano al personaggio alcune peculiarità non viste in altri eroi di altri action drama. C'è poi ovviamente il lato cospirazionista della storia, poiché l'omicidio e la vicenda in cui Jack Reacher per primo viene implicato porterà a un caso molto più grande di Margrave. Un caso che riporterà alla luce il passato militare del protagonista, che ha servito per anni con dedizione e in silenzio il proprio Paese nel ruolo di investigatore dell'esercito e ora si ritrova a doverne pagare le conseguenze. Non c'è PTSD nel suo curriculum quanto piuttosto la voglia di essere lasciato in pace a vivere la propria vita, senza paura però di dover usare le maniere forti all'occorrenza. Quello che si può imputare a Ritchson forse è l'eccessivo "granitismo" dato al personaggio quando gli poteva donare più carisma, che ha dimostrato fuori schermo e che si percepisce nei dialoghi fiume che coinvolgono il suo personaggio rispetto ai lunghi silenzi visti nei romanzi.
Reacher girl
Proprio come le Bond Girl della saga di 007, anche nelle storie di Reacher sembra esserci sempre una donna a fare da contraltare in modo diverso al protagonista. Se nei film erano state Rosamunde Pike e Cobie Smulders, nella serie di Prime Video è Willa Fitzgerald a dare corpo e voce a Roscoe, agente di polizia della cittadina cresciuta in un mondo di uomini anche lavorativo; maschiaccio fin dal nome e che ci viene presentata alla pari del protagonista, e non come una damigella in pericolo. È l'unica che riesce a farsi dare fiducia istintivamente da Reacher e questo farà un'enorme differenza per la risoluzione del caso. Che vedrà dalla parte dell'eroe anche Oscar Finlay (Malcolm Goodwin), il capo della polizia locale che non si fida immediatamente di Reacher ma presto capisce che c'è del marcio nella città dove si è ritrovato ad amministrare la giustizia, e forse lo capisce perché abituato alle discriminazioni per il suo essere nero. Roscoe ha imparato ben presto a cavarsela da sola nella vita e il suo rapporto con Reacher subisce un'evoluzione interessante, regalandoci alcuni dei momenti più emozionanti della serie. In attesa dell'annuncio di una possibile seconda stagione, che potrebbe aggiustare alcuni elementi scricchiolanti del ciclo inaugurale, godetevi questo ingresso nell'universo potenzialmente infinito dell'ultimo eroe d'azione moderno.
Conclusioni
Concludiamo questa recensione di Reacher contenti di trovare una serie maggiormente fedele ai romanzi originali rispetto alla controparte cinematografica di qualche anno fa, nell’aspetto e nell’impostazione del protagonista, che offre una caratterizzazione sulla carta che strizza l’occhio a grandi detective del passato, senza dimenticare la parte action con sequenze ad effetto. È interessante anche la dimensione della comunità inserita nel racconto, che dal piccolo arriva a toccare una cospirazione grande e grossa e ad analizzare il passato del protagonista, affiancandogli una protagonista femminile sua pari e non femme fatale del momento.
Perché ci piace
- La caratterizzazione del personaggio con più sfaccettature e strati e le scene action convincenti e ben orchestrate.
- Willa Fitzgerald è perfetta come contraltare femminile del protagonista.
- Alan Ritchson incarna bene il fisico e lo spirito deduttivo del personaggio…
Cosa non va
- …ma forse è un po’ troppo granitico nella parte.