Rapina da vertigine
Dopo il celebre Tower anche un altro caratteristico grattacielo di New York, quello del Roosevelt Hotel, viene utilizzato dal cinema di genere americano per rappresentare le ansie dell'uomo comune, in crisi di fronte allo sfacelo economico, politico e sociale della propria nazione. Mentre però Tower Heist: Colpo ad alto livello di Brett Ratner stemperava il suo messaggio di condanna al capitalismo finanziario attraverso la contaminazione con la commedia e con lo slapstick, questo 40 carati di Asger Leth rimane incardinato entro i confini del puro genere thriller, anche se la sceneggiatura si segnala per essere un mix di svariati sottofiloni dell'action.
Il film, infatti, si apre con un flashback ad ambientazione carceraria, in cui viene introdotto il protagonista Nick Cassidy, interpretato da un prestante Sam Worthington. Costui è un ex poliziotto ingiustamente condannato per il furto, in realtà non commesso, di un prezioso diamante di proprietà del magnate David Englander (impersonato da un gigionesco e mefistofelico Ed Harris).
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Dopo la prima mezz'ora, tuttavia, la storyline principale incentrata su una figura ormai divenuta ricorrente nel cinema americano come quella del "Man on a Ledge" (ovvero dell'uomo su un cornicione, che è anche il ben più calzante titolo originale del film) si interseca con un altro sottogenere action, vale a dire lo heist movie. Si scopre, infatti, che il tentato suicidio di Nick è in realtà un ben orchestrato diversivo per consentire al fratello Joey (Jamie Bell), insieme alla fidanzata Angie (Genesis Rodriguez), di rapinare il famigerato diamante da quaranta milioni di dollari. Le due sottotrame finiscono così per intrecciarsi sempre più, fino a culminare in un finale ipercinetico e ricco di ribaltamenti e colpi di scena.
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Difficile che 40 carati possa contribuire a lanciare la carriera di Asger Leth (che comunque dimostra solide capacità di mestierante dell'action). Altrettanto improbabile che possa rafforzare quelle di Elizabeth Banks (ormai sospesa tra commedie romantiche e thriller), di Jamie Bell, qui decisamente poco sfruttato, e nemmeno di Sam Worthington, che non aggiunge molto rispetto alle precedenti performance fisiche di Avatar e Scontro tra titani 3D.
Tuttavia la fucina di Hollywood ha bisogno anche di questi film "minori", che riescono per lo meno a soddisfare un pubblico poco esigente e smanioso soprattutto di spettacolarità visiva.