Un mondo stravolto e un sonno durato più di trent'anni. Walter Veltroni adatta il suo romanzo, Quando, in un film dal sapore romantico, sincero e malinconico. Una storia di risvegli e di riscoperte, e la storia di un uomo di cinquant'anni le cui giornate sono state bloccate da un lontano incidente: Giovanni, interpretato da Neri Marcorè, sbatte contro un'asta di una bandiera, nel giorno della commemorazione di Enrico Berlinguer, e finisce in coma. Salta tre decenni e, quando riapre gli occhi, si ritrova in un mondo stravolto e, per lui, alieno. Ad aiutarlo c'è Suor Giulia, con il volto di Valeria Solarino.
Quando, è il secondo lungometraggio di finzione per Veltroni dopo C'è tempo, in cui dimostra tutto il grande amore che ha per il cinema, coltivato fin da ragazzo. A riguardo, nella nostra video intervista, chiediamo al regista gli studi al Cine-Tv Rossellini lo abbiano in qualche modo influenzato "Andai al Rossellini perché ero pazzo per il cinema", spiega, "Mi trovai benissimo, facevo l'operatore video. È stato bello, non solo per gli insegnamenti ma per il clima. Per i compagni di classe e, quando abbiamo vissuto la didattica a distanza, ho riflettuto su quanto sia essenziale parlare, confrontarsi su un film, vedersi... E anche fare un po' di casino insieme!".
Quando: la video intervista a Walter Veltroni
Il protagonista di Quando, Giovanni, è sperduto in un mondo che sente estraneo, ripercorrendo la sua ideologia in una realtà che corre veloce. Ma la nostalgia, se abusata, può diventare pericolosa, afferma Walter Veltroni: "La nostalgia è pericolosa... Quando ha malinconia, ma non nostalgia. Non ho nostalgia degli Anni Settanta, del Terrorismo, della P2... Non avrebbe senso avere questa nostalgia. Ma Giovanni, il protagonista, ha nostalgia di alcuni ideali che animavano il sentimento di milioni di italiani. Ed era una comunità molto bella".
Chiaro, l'elemento più importante del film è proprio il passato. Ma come si protegge? "Il passato si protegge ricordandolo. Ma a me interessa proteggere il futuro. Siamo immiseriti in un presentismo futile e volgare. Il futuro deve farci paura, il passato non serve a nulla. E dunque, che ci resta? Ecco, questo non mi piace. In fondo questo è un film sul tempo da ricucire, con un essere umano che deve ricostruire la sua vita", prosegue il regista, "Bisogna avere coscienza del tempo. Il tempo sono i passi della nostra vita, le aspettative. I gesti. Sono positivo, in questo senso".