Quando è un film che parla di pause. Pause dalla storia, pause dalla realtà, pause da sé stessi e pause dalla vita. Un titolo che è un avverbio ma anche una congiunzione, indica un tempo astratto ma anche preciso. Tramite il titolo, infatti, riassumiamo facilmente l'intenzione di Walter Veltroni, che dirige e scrive il film tratto direttamente dal suo omonimo romanzo datato 2017. Seconda opera di finzione, dopo C'è tempo, anche qui troviamo il suo ideale sociale, umano e politico, amalgamato in un'opera narrativamente semplice (ma un po' troppo semplicistica) e diretta, che sfugge al concetto di nostalgia ma anzi spiega quanto il passato sia gracile nella sua sfuggente eredità. E lo fa mettendo in primo piano la sceneggiatura, i personaggi, i protagonisti e i loro relativi pensieri.
La regia, mite e discreta, accompagna la storia, tra caos e cambiamenti, provando a costruire il tutto come se fosse una fiaba contemporanea. Ci riesce? In parte. Quando è cinema gentile e romantico, ma forse poco efficace nell'esprimere la giusta potenza narrativa trattenuta nel suo sottotesto: il passato va tutelato e protetto, ma guai a restare aggrappati a vecchie utopie e vecchi sogni. Ecco, la sensazione è che Quando resti incastrato proprio in questo dettaglio, osservabile da vicino e rimarcato da una certa retorica, probabilmente funzionale all'interno dell'economia filmica ma, forse, poco efficace in relazione al nostro trasporto emozionale nei confronti della storia che cerca una sua naturalezza e una sua efficacia.
Quando, la trama: un risveglio inaspettato
Essenzialmente, la storia di Quando parla di un risveglio, inaspettato e miracoloso: Giovanni (Neri Marcorè), nell'estate del 1984, in una San Giovanni gremita attorno al dolore per la morte di Enrico Berlinguer, finisce in coma dopo che una bandiera sbatte violentemente sulla sua testa. Un coma lungo trentuno anni. Il mondo cambia, si evolve, perde i vecchi punti di riferimento ma ne acquisisce di nuovi. Quando si risveglia, accanto a Giulia (Valeria Solarino), giovane suora che lo ha assistito durante il coma, scopre di aver perso gli anni più belli.
Con essi, ha perso il cambiamento sociale e politico, che ha annientato gli ideali comuni, ha perso il suo credo e i suoi obbiettivi. E, soprattutto, ha perso la nascita di sua figlia Francesca (Dharma Mangia Woods), ormai divenuta grande, e ignara che sia proprio "Il risvegliato" suo papà. Per certi versi, sarà lei, insieme a Giulia e Leo (Fabrizio Ciavoni), ragazzo affetto da un mutismo selettivo, ad accompagnare il risveglio di Giovanni, facendogli ri-scoprire il mondo sotto una luce (e un'ombra) assai diversa.
Quando, Walter Veltroni: "Il tempo? Sono i passi della nostra vita"
Ricucire il tempo e la passione (dispersa) di Veltroni
Ecco, Veltroni, che fin da ragazzo ha portato avanti l'amore viscerale per il cinema, in Quando riassume anche l'amore limpido per Enrico Berlinguer (già raccontato nel suo debutto documentaristico, ossia l'ottimo Quando c'era Berlinguer), riversando in chiave filmica i suoi sogni e le sue speranze. Del resto, il risveglio di Giovanni è un pretesto, una metafora sulla condizione universale attuale (non solo quella italiana), che ha smarrito la strada e ha perso i cardini. Nonostante ciò, attraversato da una forte malinconia, la nostalgia è avulsa dal film. Magari ci sono i rimpianti per certe figure, e per un tempo ideologico più giusto, distante da una latente superficialità presente, ma non c'è mai la nostalgia come sentimento di rimpianto verso un'epoca, comunque sia, di forte disparità e forte tensione sociale.
Del resto, Quando è una pellicola che prova a "riattoppare" gli strappi del tempo partendo da un preciso espediente narrativo. Il punto, come detto in apertura di recensione, è che i presupposti dell'opera, sorretti da un credibile Neri Marcorè, costantemente in parte (non era facile, visto il ruolo molto sfaccettato), si disperdono in un'atmosfera velatamente basica (e allungata, quasi due ore), nonché altalenante nel creare - nello spazio e nel tempo filmico - l'ardore, la sincerità e la passione dell'autore. Orecchio all'ottima soundtrack, però: Cesare Cremonini con Buon Viaggio (Share The Love), Airelle Besson con Time to Say Goodbye e Keaton Henson con You.
Conclusioni
Quando è un film sul tempo che cambia e che passa, girato con sincerità e passione da Veltroni, che adatta il suo omonimo romanzo. Una passione che, come scritto nella nostra recensione, non riesce a mitigare del tutto un certo messaggio semplicistico nonché visivo, senza essere in grado di catturare il pubblico come dovrebbe o vorrebbe.
Perché ci piace
- Neri Marcorè è sempre credibile.
- Una Roma luminosa ed estiva.
- Lo spunto e la passione...
Cosa non va
- ... che si ferma un po' in superficie.
- Un po' troppo lungo: quasi due ore.
- Alcune scelte registiche dalle sfumature televisive.