Prophecy, parola agli autori: “Paperboy è l’anima punk del film”

Il produttore Andrea Sgaravatti e il regista Jacopo Rondinelli ci hanno raccontato le scelte dietro l'adattamento del manga di Tsutsui. In attesa de L'uomo tigre...

L'iconico Paperboy di Prophecy

Dopo il passaggio a Lucca Comics and Games e due anteprime tra Roma e Milano, Prophecy è arrivato finalmente in sala per un'uscita evento di tre giorni (24, 25 e 26 marzo). Adattato dal manga di Tetsuya Tsutsui edito nel nostro paese da J-Pop, il film è prodotto da Andrea Sgaravatti e conferma la volontà di Brandon Box di dedicarsi a trasporre opere a fumetti per lo schermo, dopo Dampyr e in attesa de L'uomo Tigre. Il film, diretto da Jacopo Rondinelli che avevamo conosciuto con Ride, racconta di una misteriosa figura mascherata con fogli di giornale, chiamato per l'appunto Paperboy, che appare in brevi video sul web per denunciare ingiustizie e annunciando la punizione per i colpevoli, nel nome della giustizia e la verità.

Prophecy Foto Del Film
Una scena del film

Un'operazione interessante e coraggiosa, che ci ha spinti a fare quattro chiacchiere con chi il progetto l'ha messo in piedi dal punto di vista pratico, ovvero il produttore Andrea Sgaravatti e il regista Jacopo Rondinelli, che hanno guidato questa complessa operazione realizzando qualcosa di fuori dal comune per il nostro paese. Per questo la nostra chiacchierata non poteva che iniziare dalla peculiarità di Prophecy e dell'operato di Brandon Box: attingere a opere a fumetti come ispirazione per i suoi film.

Prophecy dal manga allo schermo

Dampyr, Prophecy, Tiger Mask. L'adattamento da fumetto è il cuore dell'attività di Brandon Box, cosa ti affascina di questa tipologia di produzione? 
Andrea Sgaravatti: Quello che ci affascina è sicuramente la possibilità di confrontarci con storie che amiamo, vederle prendere vita e, come nel caso di Prophecy, riadattarle in un contesto differente. C'è sempre qualcosa di magico nel vedere una storia passare dalla carta del fumetto o del manga ad attori in carne ed ossa.

Il manga Prophecy è un punto di partenza, ma l'adattamento è molto libero e più vicino alla nostra realtà. Che scelte avete fatto per trasporre l'opera di Tetsuya Tsutsui?
Andrea Sgaravatti: Fondamentalmente, ci sono stati due grandi cambiamenti. Il primo è stato riadattare la storia in un contesto occidentale, nello specifico italiano. Nel manga, il gruppo di ragazzi si forma mentre sono braccianti clandestini, mentre nel film sono Riders delle consegne a domicilio. Questo vale per tutti gli snodi fondamentali, fino al finale, che nel manga originale è "culturalmente orientale", irrealistico per la nostra cultura. L'altro grande cambiamento riguarda gli aspetti tecnologici. Il tempo trascorso dall'uscita del manga ad oggi ha portato un'evoluzione totale della tecnologia. Basti pensare che nel manga Paperboy fa le sue profezie dal bagno di un Internet caffè... chissà se esistono ancora! ????

Prophecy Scena Del Film
I due ragazzi protagonisti alle prese con il personaggio di Manfredi

Il film è molto pop, più leggero del manga, molto brillante. È stata questa l'idea sin da subito o è emersa lavorando al progetto? 
Jacopo Rondinelli: L'idea di discostarsi dai toni cupi del fumetto è emersa da subito. Volevamo alleggerire certe tematiche per non essere troppo retorici, dando al film un taglio più comedy. Impacchettare il tutto con un'estetica pop è stato poi una scelta che si sposa sicuramente bene con le situazioni e i personaggi del film.  

Jacopo, ci racconti qualcosa del processo di casting? Quale caratteristica cercavate per i protagonisti e che avete individuato nei singoli interpreti? 
Jacopo Rondinelli: Avevamo il difficile compito di mettere insieme un cast molto eterogeneo, dove ogni personaggio spiccasse per personalità oltre che per caratteristiche fisiche. Siamo stati davvero contenti di come ogni attore ha interpretato e arricchito il suo personaggio. Ad esempio Damiano Gavino ha dato a Gates delle sfumature che non ci aspettavamo, rendendo il suo personaggio decisamente più sfaccettato rispetto a come lo avevamo scritto.

Prophecy, la recensione: si può adattare un manga in Italia? Prophecy, la recensione: si può adattare un manga in Italia?

La riconoscibilità, da Paperboy alla musica

La figura di Paperboy è iconica e molto riconoscibile. Una storia oggi ha bisogno di un gancio visivo di questa portata per raggiungere più facilmente il pubblico? 
Andrea Sgaravatti: È una domanda che sinceramente non mi sono posto. Paperboy non è un elemento che abbiamo inserito noi, era ovviamente già presente nell'opera originale. È anche vero che forse è stata proprio la sua presenza a convincerci a concentrarci su quest'opera di Tetsuya Tsutsui rispetto ad altre.

Jacopo Rondinelli: Ovviamente dipende dalla storia che si vuole raccontare. Nel nostro caso abbiamo voluto immergere lo spettatore in un immaginario visivo molto specifico, dove sia gli ambienti che i personaggi diventano una sorta di marchio di fabbrica. Per noi Paperboy rappresenta l'anima punk del film: spaventoso, sgangherato ma anche sfrontato e divertente.

Prophecy Momento Del Video
Paperboy, la figura misteriosa al centro di Prophecy

L'approccio pop è dato anche dall'uso della musica: che lavoro hai fatto da questo punto di vista? 
Jacopo Rondinelli: Le musiche sono state un tassello fondamentale per caratterizzare il film. Matteo Buzzanca (il compositore) ha avuto il difficile compito di creare una colonna sonora che spaziasse molto nei generi e negli stili, mantenendo però una sua identità pop. Si passa da momenti adrenalinici ad altri più scanzonati o romantici. C'era il rischio di creare un minestrone senza identità, invece a detta di tutti la colonna sonora è una delle parti più riuscite del film.

Immagino che il budget non sia elevatissimo e da questo punto di vista avete fatto un'opera notevole. Ci sono stati molti compromessi? Ci sono cose che avreste voluto includere e che non è stato possibile realizzare?
Andrea Sgaravatti: Abbiamo dovuto ridurre un po' la sceneggiatura, e sacrificare alcune scene. Questo probabilmente si percepisce nella prima parte del film, ma devo dire che grazie al lavoro della troupe straordinaria il film ci soddisfa totalmente, e soprattutto riesce in quello che era il nostro intento originario: realizzare un'opera di puro intrattenimento.

Jacopo Rondinelli: Su un set di compromessi ce ne sono sempre a prescindere dal tempo e dal budget. Nel nostro caso avevamo poco di entrambe, quindi abbiamo cercato di valorizzare il più possibile ciò che potevamo permetterci. In Italia è davvero un'impresa fare cinema di genere, si ha spesso il paragone con produzioni americane. A volte i limiti di budget diventano occasioni per spremersi il cervello e trovare soluzioni creative interessanti. Io dico sempre che il mestiere del regista cinematografico è fatto del 50% di scelte artistiche e del 50% di problem-solving e spesso sul set si compiono dei piccoli miracoli di cui il pubblico neanche si accorge.

Una strada da seguire

Prophecy viene da un manga, da un fumetto giapponese, dimostrazione che oggi non ci sono e non ci devono essere più confini. E allora in un mondo senza confini, qual è il sogno proibito? Quale altra storia internazionale vi piacerebbe portare su schermo?
Andrea Sgaravatti: Ho una nota sul mio iPhone con otto IP che vorrei adattare nei prossimi trent'anni. L'Uomo Tigre è una di queste. Una volta realizzato quello, inizierò a lavorare su una delle altre sette.

Jacopo Rondinelli: Il mio sogno proibito sarebbe quello di fare il remake de Il Fantasma Del Palcoscenico di De Palma, ad oggi ancora attualissimo come linguaggio e tematiche. Poi  ho diverse storie nel cassetto di cui mi piacerebbe realizzare un film, molte sono tratte da fatti reali che mi hanno ispirato. Credo che in Italia ci sia bisogno di osare di più e proporre idee spiazzanti, che solletichino le menti degli spettatori e li facciano uscire dalla loro confort zone. Una volta lo faceva gente come Fellini, Argento o Leone e tutto il mondo ha imparato a fare cinema da loro.

L'Uomo Tigre: Naoto Date senza maschera in un'immagine della serie
L'Uomo Tigre: Naoto Date senza maschera in un'immagine della serie

Andrea, ci puoi anticipare qualcosa di Tiger Mask? 
Andrea Sgaravatti: Posso dirti che stiamo facendo un adattamento molto originale e attuale, ma allo stesso tempo rispettoso di tutte le caratteristiche del manga originale. C'è Naoto, ci sono gli orfani e c'è Tana delle Tigri. Di più veramente non posso dire... anche per scaramanzia.