In seguito alla scomparsa di Charras, Lino e Julia hanno dato vita ad una nuova squadra d'assalto della polizia francese. Lui è sempre determinato a rintracciare coloro che hanno ucciso suo fratello, covando un sentimento di vendetta che invece di scemare cresce giorno dopo giorno, ancor più dopo una rivelazione che rimette tutto in gioco e lo porta ad agire come lupo solitario.
In Proiettile vagante 2 infatti il protagonista scopre come Marco, tra i responsabili della morte del consanguineo, sia vivo e vegeto nelle mani della polizia, che ha promesso di proteggerlo in cambio di una sua confessione in un importante caso a cavallo tra la giurisdizione francese e quella spagnola. Alla ricerca di risposte, Lino decide di rapire il criminale per consegnarlo ad un suo contatto in terra iberica, ma ben presto si trova alle calcagna non soltanto ambiti malavitosi ai più alti livelli ma anche le stesse forze dell'ordine, con Julia pronta a tutto pur di fermarlo prima che superi il confine ed evitargli in questo modo guai ben peggiori.
Senza freni
Con una manciata di flashback introduttivi che ci accompagnano al presente filmico e gli ovvi riferimenti al predecessore, Proiettile vagante 2 cerca fin da subito di seguire le linee guida lanciate dal prototipo, che due anni fa ottenne un record su Netflix, risultando il film francese più visto di sempre. Squadra che vince non si cambia e perciò oltre alla solida coppia di protagonisti interpretati da Alban Lenoir e Stéfi Celma - cantante prestata alla macchina da presa - è stato confermato anche il regista Guillaume Pierret, ormai perfettamente a suo agio nella gestione del genere e delle relative atmosfere.
E questo sequel non delude affatto le aspettative, confermando quanto di buono visto in precedenza e sfoggiando nuovamente quel mix tra azione muscolare - secca e brutale - ed evoluzioni su quattro ruote che si pongono come versione più realistica di quelle esagerate della saga di Fast & Furious.
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Run to the hills
Cento minuti a tutto gas e ad alto tasso di adrenalina, tra combattimenti marziali che sfruttano la fisicità di Lenoir - nato principalmente come stuntman - e i canonici inseguimenti dove il Nostro insegue o è inseguito e può contare sugli ormai iconici arpioni installati sulla vettura, usati come vera e propria arma nelle scorribande automobilistiche.
Certo non ci troviamo comunque davanti alle esagerazioni ormai conclamate verso le quali il franchise con Vin Diesel ha ormai impostato il proprio successo, e anche nei loro passaggi più spinte le dinamiche a tema mantengono comunque una maggiore verosimiglianza, che guarda a certo cinema americano di genere anni Settanta/Ottanta. Le atmosfere in parte memori del polar indigeno, che spuntavano qua e là nel primo capitolo, sono invece qui sacrificate all'altare del ludico divertimento.
Un film facile e veloce
L'intrigo internazionale, che vede coinvolte le polizie e i servizi segreti di entrambi i Paesi, è ovviamente forzato per costringere il protagonista a una disperata lotta contro tutti e tutti pur di arrivare in tempo a completare il proprio obiettivo: la trama delinea abbastanza nettamente i vari personaggi coinvolti - sia vecchi che nuovi - ed evita perciò il ricorso a gratuiti colpi di scena. In Proiettile vagante 2 tutto è piacevolmente prevedibile, senza particolari artifici narrativi che avrebbero potuto snaturare le varie figure principali.
Proprio nella sua semplicità il film è immediato al punto giusto, pronto a trascinare in un tour de force action senza fine, dove il come conta come e quanto il risultato. Fino a quel finale ambiguo nel suo epilogo, che - come per tutti i prodotti Netflix che ha fatto faville a livello di visualizzazioni - apre ovviamente le porte ad un probabile terzo episodio.
Conclusioni
Il primo episodio aveva la giusta grinta per emergere nell'affollato panorama degli action movie contemporanei, cavandosela sia dal punto di vista dei combattimenti a mani nude che nella messa in scena delle evoluzioni su quattro ruote. E Proiettile vagante 2 segue la strada tracciata dal predecessore, smorzando in parte le atmosfere polar/noir ma regalando altri cento minuti di puro intrattenimento di genere: su una trama elementare e ricca di palesi - volute - forzature, si innesca la disperata missione di vendetta/giustizia del roccioso protagonista interpretato da Alban Lenoir, con il giusto physique du rôle per un personaggio senza mezze misure.
Perché ci piace
- Un sano intrattenimento di genere, senza troppe pretese.
- Il film scorre veloce, con protagonisti carismatici pur a dispetto di caratterizzazioni lacunose.
Cosa non va
- La sceneggiatura è a tratti troppo elementare e perde in atmosfera rispetto al primo capitolo.