I giovani ancora al centro dell'attenzione in Prisma, serie in otto episodi targata Amazon Studios che, dopo l'anteprima al Locarno Film Festival, approda su Prime Video il 21 settembre. Come anticipa la recensione sei primi episodi di Prisma, una serie per i giovani fatta da autori che, se non sono più giovanissimi, con gli adolescenti hanno a che fare quotidianamente. Il regista Ludovico Bessegato e la sceneggiatrice Alice Urciolo sono, infatti, parte del team creativo di Skam Italia, fortunato adattamento di un format norvegese, ma stavolta hanno realizzato un prodotto originale, radicato nella realtà della provincia italiana.
Fin dal titolo, Prisma denuncia l'ambizione di raccontare l'adolescenza in tutte le sue sfaccettature. La scuola, la famiglia, la realizzazione personale, lo sport, le relazioni con i coetanei, l'amore, l'identità sessuale. E il tema del gender è centrale in una serie che punta a proporre ritratti inclusivi e veritieri dei giovani dì oggi mostrando relazioni omosessuali, travestitismo e quella confusione sulla propria natura tipica di tanti giovani. A rimescolare ulteriormente le carte, al centro della storia troviamo due gemelli, Marco e Andrea, che in una delle primissime sequenze si scambiano perfino l'identità o creano un'identità fittizia grazie alle relazioni artificiali permesse dai social media.
Crescere a Latina oggi
L'epoca in cui gli adolescenti parlavano, pensavano e spesso agivano come adulti in tv sembra finita da un pezzo. O almeno, Prisma sembra andare nella direzione del realismo affiancando a una sceneggiatura incisiva e ben delineata un accurato lavoro sul linguaggio. Da quanto visto finora, le battute messe in bocca al giovane cast non risultano mai forzate o artificiose. Prisma ci presenta giovani come parlano come i giovani, nutrono passioni come lo sport o la musica trap e usano il telefonino come una loro estensione per comunicare col mondo. Un ritratto veritiero dell'adolescenza con un ingrediente in più, la provincia italiana, visto che la storia si svolge a Latina.
Dopo tante serie ambientate a Roma, Prisma applica il "decentramento narrativo". La scelta di proporre panorami meno noti al grande pubblico, optando per una città provinciale, anonima per lo più, si rivela vincente. Latina, con le sue piazze semivuote, i locali tutti uguali e la campagna appena fuori dal centro, contribuisce a creare il contrasto estetico che nasce dall'attenzione ossessiva ai giovani interpreti, tallonati nelle loro reazioni da una telecamera fissa su volti e corpi, e il panorama scialbo in cui si muovono. Coi suoi tagli ben studiati, Ludovico Bessegato sa trovare la bellezza anche là dove non salta subito sull'occhio valorizzando strade, viottoli di campagna, desolate spiagge invernali e perfino il tetto della Torre Pontina, che diventa teatro di un momento davvero romantico.
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Varietà è ricchezza, anche nel cast
In termini di narrazione, i primi due episodi di Prisma sono folgoranti. Ludovico Bessegato parla di giovani ai giovani in primis e rende accattivante il racconto con un ritmo elevatissimo e un uso innovativo dei flashback. Le diverse linee narrative si intrecciano in una serie di salti temporali spesso fulminei, che confonderebbero le idee allo spettatore senza l'ausilio delle indicazioni temporali che appaiono in sovrimpressione. Anche così, alcuni passaggi richiedono un surplus di attenzione per essere colti, ma il tutto rende la visione stimolante e coinvolgente.
Come ogni serie corale che si rispetti, però, l'anima della storia è rappresentata dai personaggi e naturalmente dai loro interpreti. Lodevole lo sforzo di Mattia Carrano che, nel ruolo di Marco e Andrea, dà vita a due gemelli completamente diversi dal punto di vista caratteriale. Lo sforzo, naturalmente, va anche nella direzione di una connotazione fisica così da rendere subito chiaro quale dei due fratelli stiamo vedendo in azione. Più convenzionale il Daniele di Lorenzo Zurzolo, che ricorda un giovane Robbie Williams nei panni di un giovane bullo sicuro di sé e amante della trap alla ricerca dell'amore. E sicura di sé è anche la Nina di Caterina Forza, orgogliosamente lesbica, provocatrice, ma meno "dura" di quanto voglia essere dipinta. La presenza della ventiduenne Chiara Bordi nel ruolo di Carola, infine, permette a Prisma di ampliare il discorso dell'accettazione di sé affrontando il tema della disabilità fisica.
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Una serie di giovani per i (non) giovani
Se il buongiorno si vede dal mattino, l'obiettivo di Prisma di porsi come romanzo di formazione contemporaneo è centrato in pieno. La serie conserva la sua impronta originale pur senza celare i riferimenti culturali di cui è debitrice e sfrutta al meglio gli ingredienti a disposizione valorizzando racconto e personaggi attraverso uno stile visivo moderno e vivace. Nel corso della rappresentazione dei personaggi non manca di incappare in qualche cliché, dagli aspiranti musicisti scapestrati all'abuso di internet e dei social media, che gli autori dribblano prontamente con trovate creative, rendendo Prisma una serie da vedere - e di cui godere - a tutte le età.
Conclusioni
Valorizzare la gioventù odierna raccontandola nelle sue crisi e nei suoi smarrimenti con uno stile visivo innovativo ed efficace si può, come svela la recensione di Prisma. Lo show Prime Video racconta le storie di un gruppo di adolescenti di Latina raccontandone la crescita, la scoperta del mondo e del sesso con stile accattivante e perizia formale. Latina protagonista tra i protagonisti con la sua presenza inedita a far da teatro alle storie dei giovani che raccontano il quotidiano con toni avvincenti.
Perché ci piace
- Il cast è bene assortito, volti espressivi, personalità incisive.
- Lo stile visivo è coinvolgente e veicola la storia con trovate innovative.
- La ricerca sul linguaggio e ci offre un ritratto veritiero della gioventù contemporanea.
- La scelta di Latina come location si rivela felice.
Cosa non va
- Qualche scivolone nei cliché nella descrizione dei caratteri.