Prisma, la recensione del finale: il senso di Bessegato per i giovani

La recensione del finale di Prisma: la serie originale di Ludovico Bessegato su Prime Video affronta, in 8 episodi, ogni sfumatura dell'adolescenza e tutte le sue unicità.

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Prima: Mattia Carrano in una scena

Li ha conosciuti, intervistati, seguiti, ascoltati, diretti. Nessuno più di Ludovico Bessegato poteva lanciarsi nell'arduo compito di raccontare, veramente, gli adolescenti italiani, libero anche dal format norvegese di Skam che ha avuto però il merito di far conoscere le sue capacità a tutti. Con la recensione del finale di Prisma, prima serie originale di Bessegato, scritta a quattro mani con Alice Urciolo e su Prime Video dal 21 settembre, elogiamo l'abilità dell'autore di fotografare e rappresentare le adolescenze contemporanee ed al tempo stesso connettersi con quella che ognuno di noi si è lasciata alle spalle. Otto episodi, prodotti da Cross Productions e due protagonisti, i gemelli Marco e Andrea (entrambi interpretati da Mattia Carrano), omozigoti e quindi identici ma sempre più diversi man mano che li conosciamo.

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Prisma: un'immagine della serie
Prisma Caterina Forza
Prisma: Caterina Forza in una scena della serie

Attraverso di loro si intrecciano le narrative degli amici che gli girano intorno, compagni che, come i due ragazzi, sono personaggi e persone complicate, sfaccettate, difficili da leggere. Il racconto corale è cruciale per Prisma anche se tutto parte dai gemelli che fungono da perno e punto di diramazione. La serie vuole ampliare il proprio respiro, spingersi a indagare tante ricerche del proprio posto nel mondo, non solo una. E per farlo sceglie la realtà di Latina, poco conosciuta, vicino alla capitale ma non tanto grande da perdersi e con il mare, che, soprattutto d'inverno, è specchio della malinconia tipica di quel periodo della vita. Non ne sbaglia una Bessegato, fa tesoro della lezione di Skam e guarda oltre, apre lo sguardo ad osservare una generazione che è appunto come un prisma, non è normale ma non è neanche diversa, vuole essere unica. La storia di Marco e Andrea così come quella di Daniele (Lorenzo Zurzolo, qui l'unico "famoso" del cast), Nina, Carola, sono particolari, personali, umane, ne ricordano solo vagamente altre e questo prova che un racconto di formazione originale si può fare, senza falsi linguaggi, stilemi iper utilizzati e moralismi inutili. Ludovico Bessegato conferma di essere maestro anche nel casting, non solo per la scelta di Matteo Carrano ma soprattutto per aver regalato a Zurzolo una delle sue migliori interpretazioni. Protagonista non sulla carta ma sempre in parte, indimenticabile, controverso e puntato in ogni suo momento sullo schermo, intenso, come non si era mai visto.

Verso l'infinito spettro di colori

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Prisma: Mattia Carrano in una scena

Nelle interviste per l'uscita di Prisma, Ludovico Bessegato ha dichiarato che la scelta di un attore solo per interpretare i due gemelli, sia stata casuale. Fortuita o no, paradossalmente, questo fondersi dei due protagonisti permette di andare oltre il semplice tema del doppio e di aprire all'infinito spettro di colori. Nuotatore e spacciatore, maschio e non binario, etero e gay, campione e perdente, debole e fragile, sono alcune delle tante facce di Andrea e Marco, Marco ed Andrea.

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Prisma: Mattia Carrano in un'immagine della serie

Spesso, specialmente all'inizio, ci si trova a confonderli perché nel loro interfacciarsi con il mondo e le persone attorno, dimostrano di non appartenere veramente a nessuna di queste categorie. Nella danza di inquadrature tra i due fratelli, sembra quasi di assistere al dialogo interno di un solo personaggio con se stesso e con tutte le sue possibili versioni. Ai primi piani ed inquadrature più immediate, l'estetica di Bessegato aggiunge un tocco di cinema in più fatto di ampi spazi, di echi andersoniani (Wes) per colori e situazioni e dolaniani per tematiche e poetica.

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Dualismi ribaltati, nuove combinazioni

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Prisma: Mattia Carrano e Chiara Bordi in una scena

Chi si nasconde dietro le categorie con cui, per sentirci sicuri, etichettiamo le persone? Chi sono veramente quei ragazzi che si scoprono l'uno con l'altro attraverso i messaggi di Instagram? Prisma apre lucchetti e porte e ci mostra una generazione che ci sta provando a mettere in pratica ciò che predica: la libertà di scegliere chi vuole essere, dal proprio pronome fino a chi amare. Fa bene al cuore, alla mente, ascoltare la conversazione tra Andrea e un volontario della helpline LGBTQ+ che gli ricorda di seguire ciò che sente di fare e di essere, di non avere fretta a definirsi, a etichettarsi. Nella continua frenesia del voler trovare se stessi in adolescenza, un consiglio del genere sarebbe bello riceverlo sempre, a tutte le età e in tanti momenti. Se la fotografia di questa generazione che Bessegato tanto conosce si percepisse ancora come incompleta, ad arricchire il tutto Prisma restituisce un senso di serenità nel percepire che la diversità, qui, non è solo ricchezza ma unicità.

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Prisma: un primo piano di Mattia Carraro

I dualismi, "i dogmi inscalfibili" come li definisce Bessegato, delle vecchie generazioni, qui vengono superati e ribaltati. Il bel biondo e abile nuotatore non è più necessariamente sinonimo di campione amato da tutti. Allo stesso modo, una ragazza con una disabilità può non farsi definire da essa ed essere anche tra le più popolari e perché no, non sempre quella che fa la cosa giusta. Le categorie vengono rimescolate per nuove, infinite, combinazioni. Per quanto la generazione che racconta Prisma sia tormentata e in continua ricerca perché, si sa, anche da una grande libertà derivano grandi responsabilità, c'è anche speranza che questa rappresentazione sia più veritiera possibile poiché inclusiva e ambiziosa.

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(No One Knows Me) Like the Piano

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Prisma: una nuova foto della serie

Se con Skam Ludovico Bessegato aveva rappresentato egregiamente gli adolescenti di oggi parlando direttamente a loro per creare un dialogo diretto e concreto tra regista e spettatori, Prisma riesce a fare un passo oltre il cerchio del qui e ora. Come si può riuscire a descrivere la malinconia dell'essere adolescenti? Con un brano, (No One Knows Me) Like the Piano di Sampha a dare voce al mare d'inverno, a quel sentimento comune all'adolescenza d'ogni era, la solitudine e il sentire che dentro di te c'è un mondo che hai voglia e paura di scoprire.
Attraverso Marco e Andrea e di tutti i componenti il prisma, la serie letteralmente abbraccia il suo pubblico e mentre lo fa gli ricorda che non lo giudica e non lo giudicherà mai così come non ha mai giudicato i suoi personaggi.

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Conclusioni

A fine recensione di Prisma, con ancora (No One Knows Me) Like the Piano di Sampha nell’aria, a fare da sottofondo, non possiamo che confermare il senso, indiscusso, di Bessegato per i giovani. La storia dei gemelli Marco e Andrea e di tutto quel mondo attorno a loro è appassionante, verosimile, commovente, abbatte muri e categorie e lo fa con stile e sensibilità degna della miglior serialità italiana e internazionale. Grazie a Ludovico Bessegato, gli adolescenti italiani diventano universali e su Prime Video potrebbero andare a connettersi con migliaia di spettatori là fuori. Speriamo.

Movieplayer.it
4.5/5
Voto medio
4.6/5

Perché ci piace

  • Non si accontenta di parlare degli adolescenti di oggi ma dà loro voce.
  • Il casting è perfetto, tra nuovi visi come Mattia Carrano e veterani teen come Zurzolo
  • Abbraccia il suo pubblico e non solo i coetanei dei protagonisti ed allarga la visione, sia esteticamente che nei contenuti.

Cosa non va

  • Forse è tutto troppo dannatamente bello per essere vero.
  • Si amano anche i personaggi negativi e questo potrebbe essere controproducente.