Abbiamo aspettato un anno e mezzo ma l'attesa, lo diciamo da subito ad inizio recensione, è stata premiata: su Prime Video è torna la serie originale Prisma, in una seconda stagione composta da 8 episodi, diretti e creati da Ludovico Bessegato, e scritti insieme a Francesca Scialanca e prodotti da Cross Productions in collaborazione con Prime. Con Prisma uscita nel settembre 2022, Bessegato ha dato prova che il format di Skam Italia era stato solo il trampolino di lancio, mostrando le sue capacità in un prodotto che originale, per contenuti e approccio ai temi. Prisma andava oltre i cliché ma ne attraversava "l'infinito spettro di colori" grazie ad un protagonista doppio, Mattia Carrano nel ruolo dei gemelli Andrea e Marco. Con quella malinconia di fondo che accompagna i suoi personaggi, si era chiusa la prima stagione, lasciandoci con una personale interpretazione di un cliffhanger da ultimo episodio: sospesi in quel bus, sulle note di (No One Knows Me) Like the Piano di Sampa, Andrea e Daniele (Lorenzo Zurzolo) si incontravano, e questo ultimo capiva che era proprio Andrea la persona che si celava dietro i messaggi.
Del resto, la scrittura gioca con la curiosità perché decide, per tutto il corso dei nuovi otto episodi di non riprendere le fila esattamente da dove avevamo lasciato i nostri protagonisti ma di concedersi una alternare piani temporali. Prisma 2 è più concreto, meno volatile, punta alla strada e meno all'orizzonte. È questa la prova che aspetta i suoi personaggi in questa stagione. Per citare lo stesso Bessegato nelle note di regia, "la seconda stagione di Prisma prova a raccontare l'inevitabile confronto che ognuno dei personaggi dovrà avere con il mondo esterno e le sue reazioni". La serie è "Un grande coming out collettivo" e non potremmo spiegare meglio la complessità delle prove che con Prisma 2 anche il pubblico sentirà di dover affrontare. In questo spazio di fluidità, dove ci posizioniamo noi come spettatori del percorso? È questo il più grande tumulto messo in scena. Un traguardo che va oltre la contemplazione di un ottimo show young adult.
Manifestare se stessi
Tutte le adolescenze hanno in comune la difficoltà di trovare il proprio posto nel mondo. Ai sedicenni di oggi viene implicitamente imposto di manifestare se stessi, prendersi la responsabilità sociale, politica e mediatica di chi si è dichiarato di essere. Che sia attraverso i social, in piazza, a battersi per i propri diritti o per la libertà di altri, è questo il peso che i ragazzi di Prisma 2 si portano addosso. Nella prima stagione, Andrea aveva comunicato la sua unicità al padre, in una delle scene più commoventi e definenti della serie, ma diventare veramente quell'essere unico pieno di colori e sfaccettature, imprevedibile, è tutta un'altra cosa. Invece Carola (Chiara Bordi) che dopo aver ribaltato il dogma inscalfibile della disabilità come limite, si trova invece non solo a dover fare i conti con il proprio trauma rispetto al video del suo amplesso con Daniele diffuso sul web, ma anche con una consapevolezza di coscienza collettiva rispetto alla sua reazione all'accaduto. Grazie a questi personaggi, gli autori analizzano in maniera filosofica, delicata e profondamente intelligente le sfide ulteriori che ci si trova ad affrontare oggi rispetto alle cause morali e pubbliche che si portano avanti, il tutto senza mai giudicare e senza un filo di retorica.
Verità e poesia
Lo abbiamo detto e lo ribadiamo, Prisma 2 è più concreta, asciutta, per le prove affrontate dai suoi personaggi che richiedono piedi ben saldi a terra. Ludovico Bessegato dimostra di sapere che questa concretezza non deve escludere la poesia. Come? Alterna scene che richiamano alla tensione sessuale con cui Xavier Dolan ha firmato Tom à la ferme o Matthias & Maxime, ma tenendo in risalto l'impacciataggine tipica di chi è inesperto. Prisma 2 funziona anche quando si spinge a raccontare una neonata storia d'amore tra due ragazze, che lo stigma vuole ancora vedere separate, nonostante tutti si dicano liberi da pregiudizi. Sembra di leggere un manga, che inizia quando le altre storie finiscono, partendo da quel mare d'inverno che è manifesto di Prisma e la sua continua metafora di permanenza e cambiamento. Siamo solo all'inizio di un melodramma saffico, e quindi no, non possiamo fermarci alla seconda stagione.
Un gemello, una balena
Mentre è nel suo periodo di reclusione post-traumatico, Carola sembra scorgere una balena. Quella stessa visione o allusione tornerà varie volte in Prisma 2, a supportare una teoria che non sottrae certo terreno concreto alla storia ma che aggiunge un livello parallelo di comunicazione della serie, onirico, filosofico, metaforico. Torniamo per un momento alla recensione della prima stagione, quando sottolineavamo che la scelta di un solo attore a interpretare due gemelli aveva portato una confusione funzionale, come se i due personaggi, seppur così diversi, fossero solo due componenti di una stessa persona.
La seconda stagione di Prisma conferma questa sensazione, lasciando sempre di più Marco sullo sfondo, a favore di Andrea, anche nei rimandi agli episodi di infanzia che hanno definito carattere dei due. Sembra sempre di più che Marco sia solo un lontano ricordo di chi fu Andrea, o di chi sarebbe potuto essere. Anche nella vita sentimentale di Carola, Marco è quella balena che la intercetta per un secondo per poi perdere la rotta e diventare sfondo per un'altra storia. Se fosse così, la serie, nel suo ultimo episodio (pieno di colpi di scena), potrebbe anche chiudersi definitivamente, perché chi lo ha detto che dobbiamo sapere tutto di quei personaggi che abbiamo appena iniziato ad amare?
Conclusioni
A fine recensione di Prisma 2, seconda stagione della serie originale ideata e diretta da Ludovico Bessegato, su Prime Video, ci dichiariamo arricchiti da 8 episodi che hanno regalato più concretezza ma non risparmiato sulla poesia. Gli adolescenti che racconta Bessegato sono ancora più veri e davanti a prove che son solo della loro generazione, manifestare se stessi al mondo e portare avanti le battaglie di cui si fanno portavoce con il loro solo essere al mondo. Per chi ama le storie d’amore, qui c’è l’impossibile ma tanto possibile amore saffico e quello impacciato della scoperta, della fluidità, della naturalezza. Rimaniamo sospesi in un finale di stagione che però fa desiderare di più. Una terza stagione è forse d’obbligo o forse la sospensione è il tocco da maestro.
Perché ci piace
- Racconta cosa succede dopo aver trovato il proprio posto nel mondo
- Possiede verità, concretezza e poesia
- Si pone delle domande sulla libertà di essere che coinvolge lo spettatore ad ogni età
Cosa non va
- Non può finire alla seconda stagione
- Dedica troppo poco tempo ad un’altra storia d’amore che scoppia solo verso il finale.