Primavera, Vivaldi e l'arte popolare secondo Damiano Michieletto

Il ruolo del maestro "che deve preservare la qualità" e la scena iniziale "drammatica ma necessaria". Il regista racconta il film con Tecla Insolia e Michele Riondino. In sala.

Sul set di Primavera

Primavera di Damiano Michieletto non è solo un film su Antonio Vivaldi. In mezzo, libertà e coraggio, emancipazione, solitudine, dolore ma anche rinascita e speranza, a risuonare in quel titolo emblematico. "Questo film è l'uscita dalla zona di comfort", spiega Michieletto, "Dovevo e volevo sentirmi spaesato. Ho offerto la mia creatività, e intanto ho imparato cose nuove. Per me è stata un'esperienza stupenda".

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Primavera: una foto dal set del film diretto da Damiano Michieletto

Tratto da Stabat Mater di Tiziano Scarpa, Primavera racconta di Cecilia, un'orfana, e di Antonio Vivaldi, il suo maestro. Ad interpretarli Tecla Insolia e Michele Riondino. "C'è l'incontro tra due artisti, nella loro vita hanno avuto il privilegio di scrivere e suonare la musica", dice Insolia. Secondo Riondino, invece, "Sono due personaggi che utilizzano la musica per migliorarsi".

Primavera: intervista a Damiano Michieletto

Primavera Michele Riondino Tecla Insolia Immagine Del Film Credits Kimberley Ross
Tecla Insolia e Michele Riondino

Primavera, che si regge sulle tonalità musicali, puntando ad un cinema di tecnica e narrativa, parte con una sequenza estremamente drammatica: l'uccisione di alcuni gattini, strappati dal grembo della mamma. "È una scena che è presente nel romanzo, come un dettaglio però, a metà", spiega Michieletto, nella nostra intervista. "Quella scena mi colpiva perché era un momento metaforico di una condizione. All'inizio non era posizionata che era nata all'inizio del film, in una stesura della sceneggiatura era più avanti. Ha un valore simbolico più che narrativo. Ho pensato di metterla in apertura del film perché subito ti presenta un po' tutte le ragazze, e mette il focus su Cecilia, creando l'antagonismo iniziale con la Priora, che poi si risolve in un altro modo".

E prosegue: "Le ragazze hanno accettato, pur pensando quanto la sequenza fosse cruda. E sono sincero: vengo da una famiglia di contadini, ho un brutto ricordo legato a mio nonno che fece una cosa simile, anche se lui ha sempre negato. Ecco, mi sembrava il giusto modo per entrare a gamba tesa nella storia. Verità e dolore".

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Arte e potere, maestri e allieve

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Una scena di Primavera

Un altro tema importante di Primavera è il rapporto tra arte e potere, con Cecilia che diventa simbolo di disobbedienza civile. "Il connubio arte e potere è sempre esistito. Poi noi siamo a Roma, questo connubio, dovunque ti giri, è presente. Tutte le opere nascono sempre da una committenza. Vivaldi è dentro questo meccanismo fino al collo, lui è considerato un artigiano, non è un artista. L'immagine dell'artista, libero di esprimere i suoi sentimenti, è un'immagine che arriva dopo, nel romanticismo", e continua, "Penso che oggi l'artista sia molto più solo rispetto al passato, e credo anche che gli artisti dovrebbero essere più umili, perché a volte si instaura un meccanismo narcisistico nel produrre quella che chiamiamo arte. Non bisogna posizionarsi sopra al popolo. Mi piacerebbe pensare a un un artista più a contatto con la gente, a contatto con una verità".

Dietro Primavera, il concetto di maestro e allieva. Per Damiano Michieletto, "Oggi abbiamo paura di essere maestri. Invece, c'è bisogno di esperienza, e ha anche di una disciplina e di una durezza che sa riconoscere il valore delle cose. Non è tutto uguale, non è tutta la stessa cosa. La gerarchia sembra sempre una roba militare, eppure per me vuol dire riconoscere quando una cosa è di qualità oppure no. Personalmente, quando sarò più anziano, spero, di trovare il modo, il tempo, di trasmettere quello che ho imparato, quello che ho capito e di aiutare a capire che ci sono delle gerarchie e che c'è la possibilità di trasmettere il sapere e non semplicemente tenerselo per sé e portarselo via".