Un uomo fuma al pontile di Ostia. Una donna fa entrare in casa un estraneo che dice di essere amico dei suoi figli. Una regista non riesce a fare il film che vorrebbe. Un medico fa il suo lavoro. Una famiglia festeggia un compleanno. Un assistente non riesce a farsi apprezzare dal professore universitario che venera. È difficile riassumere I Predatori, in sala dal 22 ottobre, esordio alla regia di Pietro Castellitto, anche sceneggiatore e interprete.
Girato con sorprendente sicurezza per essere un'opera prima di un regista ventenne, interpretato in modo perfetto da un cast di altissimo livello (tra i protagonisti Massimo Popolizio, Giorgio Montanini, Dario Cassini, Manuela Mandracchia e Vinicio Marchioni), I Predatori ha la sua vera forza nella scrittura, fatta di battute e dialoghi geniali. Non a caso il film ha vinto il premio per la miglior sceneggiatura nella sezione Orizzonti della 77esima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia.
È proprio al Lido che abbiamo incontrato Pietro Castellitto che, come il suo film, spiazza per quello che dice e per come lo dice, con una costante: nessun compromesso.
La video intervista a Pietro Castellitto
I predatori, la recensione: una cinica rabbia giovane
Da vicino siamo tutti mostruosi
Un'intuizione geniale di I Predatori è mostrare tutti i tic, anche schifosi, dei protagonisti: c'è chi sputa nei bicchieri, chi annusa ossessivamente, chi tocca in modo invadente gli altri. Da vicino siamo tutti mostruosi? Pietro Castellitto ci ha raccontato come è arrivato a questa idea: "Forse l'ho trovata mentre giravo: l'idea era uscire fuori dai canoni, ma non in senso fanatico. Durante la vita capitano queste cose: quando uno sta a tavola fa le molliche di pane e le lancia, oppure beve in maniera storta. O quando si china sta col culo di fuori. Sono tante piccole cose che appartengono alla vita e che nella vita sono normalissime e che, non si sa perché, nel cinema diventano straordinarie. Lo diventano perché non si mettono in scena, perché sono totalmente dimenticate e sacrificate nel nome di un presunto canone da rincorrere che standardizza le cose."
Fate attenzione ai soprammobili di I Predatori
Il film si chiama I Predatori e vedendo come i personaggi sono pronti a sbranarsi l'uno con l'altro è facile capire il perché di questa scelta. A ricordare il titolo anche diverse suppellettili sparse qua e là nella pellicola, come statue di felini e un quadro che ritrae dei leoni. Castellitto li ha messi lì con uno scopo preciso: "Ce li ho messi perché, essendo un film molto sparpagliato, ogni tanto era giusto dare delle passate di colla. Il fatto che, in maniera metaforica e simbolica, il titolo ritornasse, compattava il tutto. È un modo di amalgamare le scene sparpagliate che si vedono. L'unica cosa che era in sceneggiatura è il quadro della savana. Il felino soprammobile mi è venuto in mente due giorni prima di girare la scena."
La scrittura geniale di Pietro Castellitto, che si espone per "non suicidarsi intellettualmente"
La scrittura di I Predatori è magnifica: oltre ai dialoghi brillanti, ci sono delle idee davvero originali e spiazzanti. Da dove vengono? E soprattutto: c'è uno spirito irriverente tipico della giovinezza in questo film. Un po' come se I Predatori fosse la risposta cinematografica alla canzone di Giancane "Vecchi di merda". Castellitto la conosce: "Crescendo mi sono reso conto che il 99% delle cose che pensavo non si potevano dire. Però ad un certo punto o accetti il suicidio intellettuale o ti esponi. Nel momento in cui mi hanno dato la possibilità di fare un film, anzi, forse me l'hanno data proprio perché ho scritto determinate cose, che spiazzavano già in scrittura, ho deciso di metterle in scena. Queste idee nascono da me, dal sorriso amaro sulle cose, dal girare intorno al sacro. Che è un po' tipico della nostra generazione, per reazione. È sano che chi è grande storca il naso davanti a questo film."
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"Però dipende: le persone più giovani che conosco sono anche anziane. Carlo Sini, un filosofo italiano, è una persona giovanissima, sembra veramente nato domani. I vecchi di merda possono avere anche 35 anni: vecchi inteso come persone decadenti. Come coloro che vivono in competizione col loro tempo e sono disposti a tutto pur di essere alla moda. E invece i giovani dovrebbero essere in competizione con la storia."