Chiunque sia stato ragazzo negli anni '90 non può aver ignorato il fenomeno Power Rangers, indipendentemente dall'essere stato fan o meno dei cinque ragazzi fasciati in calzamaglie colorate (e di fan ce n'erano tanti all'epoca). Ma anche chi, come chi scrive, era un po' troppo grande per appassionarsi a questo genere di serie sa benissimo chi siano questi eroi di una generazione, pur avendone assimilato per osmosi soltanto qualche dettaglio o il variopinto look.
Non si tratta, infatti, di personaggi universali o consolidati come i pezzi grossi dei fumetti, da Batman e Superman a Spider-Man e Hulk, ma di una nuova leva di eroi che da una base nipponica sono arrivati a conquistare gli adolescenti occidentali, con un proliferare di serie ed un paio di adattamenti cinematografici. Per questo è allo stesso tempo naturale farne una rivisitazione in chiave moderna, una attualizzazione e reboot che possa solleticare il ricordo di chi c'era cercando di raggiungere nuove e più giovani fette di pubblico.
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Eroi per caso
Per chi non lo sapesse, i Power Rangers sono dei teenager in grado di trasformarsi negli eroi del titolo, reclutati da un'entità aliena nota come Zordon, almeno nelle prime stagioni ma anche nel recente film, e accessoriati con possenti macchine chiamate Zord che all'occorrenza, quando i nemici crescono a dimensioni considerevoli, possono fondersi in un robot più grande chiamato Megazord. È la base di tutto il franchise, quindi anche del film prodotto da Lionsgate e distribuito da 01 Distribution con Leone Film Group, che ci porta nella cittadina americana di Angel Grove per conoscere una nuova generazione di Power Ranger.
Dopo un breve incipit ambientato nel remoto passato del nostro pianeta, infatti, ci spostiamo ai giorni nostri per incontrare Jason, star locale del football che dopo uno scherzo di dubbio gusto finisce agli arresti domiciliari ed in una scuola per ragazzi problematici, dove conosce Billy e Kimberly. Quando Jason accompagna Billy in una spedizione esplorativa in una cava d'oro, un'esplosione attira l'attenzione di Kimberly e di altri due ragazzi, Trini e Zack, ma soprattutto porta alla luce le Monete del Potere che permetteranno loro di trasformarsi in Power Rangers, al servizio di Zordon e contro la minacciosa Rita Repulsa... ma non senza il necessario addestramento e la giusta predisposizione morale.
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I nuovi colori di un cult
Come nelle serie classiche, i Power Rangers sono caratterizzati da un colore distintivo, che corrisponde a quello della moneta del potere in proprio possesso: l'ex ragazzo popolare Jason (Dacre Montgomery) è il Red Ranger, il capo del gruppo, il più aperto dei cinque ragazzi; Kimberly (Naomi Scott) è invece la Pink Ranger, ex reginetta della scuola superiore di Angel Grove in cerca di una nuova dimensione e tormentata da un segreto che la rende fragile; Billy (RJ Cyler) è il più puro del gruppo e diventa il Blue Ranger, superando almeno in parte le sue difficoltà a comunicare e integrarsi nel mondo che lo circonda; più misteriosa la Yellow Ranger Trini (Becky G.), l'ultima arrivata nella scuola locale a causa dei continui spostamenti dei genitori che ne hanno fatto, suo malgrado, un'emarginata; Zack, infine, è il Black Ranger (Ludi Lin), ragazzo asiatico che nasconde la propria vera natura dietro una facciata da duro.
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Un giovane cast per un gruppo di eroi che presenta un paio di particolarità non trascurabili: le prime inclusioni in questo genere di film di eroi con tendenze omosessuali e con disturbi di natura autistica, un passo importante verso la modernità in un contesto che è invece piuttosto canonico per il genere. Power Rangers è infatti, quasi inevitabilmente, una Origin Story che introduce ad un pubblico contemporaneo questi combattenti, il loro leader Zordon e la villain Rita Repulsa, affidandoci per questi due ultimi ruoli a due nomi in grado di catalizzare l'attenzione e sopperire al richiamo più ridotto fornito dai cinque giovani colleghi protagonisti: Bryan Cranston a dar voce all'entità chiamata Zordon e Elizabeth Banks ad interpretare la malvagia Rita Repulsa.
Adattare il mito
Ovvio che per avere appeal per un pubblico di Millennials non ci si poteva affidare alle semplici tutine colorate dei Power Rangers d'epoca, costruendo per le nuove versioni di questi eroi delle vere e proprie armature in linea con quelle dei super colleghi dei nostri giorni. Ma il regista Dean Israelite non si è fermato al solo look, costruendo una messa in scena vivace e spensierata, ironica e leggera (a tratti anche troppo, scivolando in un paio di trovate meno riuscite e fuori luogo), sostenuta da effetti visivi discreti, sfruttati in modo da non mostrarne i limiti, ed una colonna sonora pop in linea con i tempi. Non siamo naturalmente dalle parti dei cinecomic più maturi, ma neanche da quelle più vicine dell'Universo Marvel, piuttosto Power Rangers si presenta come un blockbuster con vocazione alla leggerezza e spensieratezza, rapido e indolore, per passare un paio d'ore di intrattenimento puro e semplice e lanciare l'esca per quello che potremo vedere nei sequel che gli autori hanno dichiarato di avere già in mente.
Movieplayer.it
3.0/5