"Continua a piovere. Come le lacrime di una stella come le lacrime di una stella. Ancora e ancora la pioggia dirà, Quanto siamo fragili quanto siamo fragili". Sono le parole di Fragile di Sting che segnano un momento davvero toccante in un film che di emozioni forti ne ha moltissime. È Posso entrare? An ode to Naples di Trudie Styler, presentato alla Festa del Cinema di Roma 2023 tra gli Special Screenings e in sala il 6, 7 e 8 novembre, distribuito da Luce Cinecittà.
Trudie Styler, attrice, regista e produttrice, è la moglie di Sting, e probabilmente ci avrà pensato prima di inserire una sua esibizione nel suo film. Ma quel momento ha dietro una storia bellissima, che Trudie Styler ci ha raccontato in questa intervista. Una delle tante storie sorprendenti che la filmmaker ha incontrato girando per Napoli, "perdendosi" per i vicoli della città. Trudie Styler ha incontrato don Antonio Loffredo, parroco ribelle e illuminato del quartiere Sanità, l'attore Francesco Di Leva fondatore del Teatro NEST a San Giovanni a Teduccio, Roberto Saviano, l'artista Jorit. E Antonio e Nora, con i loro racconti della seconda guerra mondiale.
La regista attraversa tutti questi mondi e queste storie quasi in punta di piedi, mettendosi a disposizione delle storie e restando sempre in secondo piano. "Posso entrare?" chiede spesso quando entra in un luogo, e questo è diventato il titolo del film (il sottotitolo, An Ode To Naples, fa riferimento a una poesia di Percy Bysshe Shelley). Ed è un'espressione che va oltre il significato letterale di entrare in un luogo: fa riferimento alla possibilità di entrare nell'intimità delle persone e nell'anima di una città. Che è una città antichissima, ma anche proiettata nel futuro, oltre quell'immagine legata alla criminalità che non vuole più avere.
Posso entrare? An ode to Naples: intervista a Trudie Styler
Incontriamo Trudie Styler vicino all'Auditorium per la nostra videointervista. È una signora ancora molto bella.
È magnetica, solare, molto cortese. E parla in modo appassionato. In Posso entrare? An ode to Naples dice che perdersi a Napoli, girare senza mappa, è un piacere. È il modo migliore per cogliere l'anima di una città? "Sì", ci risponde. "È il modo migliore. I 'vicoli' (usa proprio la parola italiana, ndr) sono così seducenti. Ti trovi a seguire degli amici. E sei in un secolo totalmente differente. Se ti perdi puoi chiedere a chiunque. E non ti indicano solo la direzione. Ti portano là personalmente. Sono sempre stata accompagnata personalmente nei posti dove volevo andare".
Posso entrare? An Ode To Naples, la recensione: Napoli, città antica e proiettata verso il futuro
Sting suona una chitarra costruita dai detenuti
E torniamo all'immagine da cui siamo partiti. Sting, e Fragile. Una canzone che ha di volta in volta acquistato nuovi significati (ricordiamo quando l'aveva cantata la sera dell'11 settembre 2001). E qui, in un momento in cui si parla di rifugiati e di detenuti, sembra acquistare ancora un senso nuovo. "Non vorrei parlare da parte di mio marito su quale sia il senso di quella canzone per lui" riflette Trudie Styler. "Ma volevo includere nel film questa particolare canzone suonata con uno strumento che è stato ricavato da una barca che è sbarcata a Lampedusa portando dei rifugiati. Piuttosto che distruggere quella barca, questo meraviglioso progetto, Metamorfosi, si è impegnato a dare la barca a dei detenuti nell'ambito di un progetto di riabilitazione che insegna loro come realizzare strumenti musicali. Degli artisti che realizzano strumenti sono venuti per insegnare loro a trasformare alcune parti della nave in violoncelli o violini. La prima chitarra che è stata realizzata è quella che è stata data a Sting. E lui la suona di fronte ai ragazzi che l'hanno costruita. La suona per la prima volta seduto all'esterno, nel cortile del carcere davanti a quelle persone. È un momento molto emozionante".
Siamo niente senza la pace
Le storie, le persone che la regista ha incontrato a Napoli sono tutte intense e sorprendenti. Ma qual è quella che l'ha colpita di più? "Ci sono troppe sorprese in queste storie" risponde Trudie Styler. "Ma io sono stata toccata soprattutto dai nonagenari che ho intervistato e mi hanno parlato di quei tempi straordinari della loro sopravvivenza durante la Seconda Guerra Mondiale. Antonio, 94 anni, che è scomparso lo scorso dicembre, e la straordinaria Nora che nuota ogni mattino per un'ora, ed è vitale, piena di vita. Antonio è scomparso, ma non prima di aver descritto la sua vita durante le Quattro giornate di Napoli, quando, all'età di sedici anni, prese il fucile di suo padre e scese in strada insieme alle donne e combatté per la loro vita per far sì che gli uomini italiani tornassero dal fronte di guerra prima che gli alleati arrivassero ed evitare di essere portati via dai tedeschi come prigionieri di guerra. Alla fine dell'intervista, quando gli ho chiesto se dobbiamo imparare dalla Storia, mi ha detto di sì. Senza la pace non c'è niente, non c'è luce. Abbiamo fissato il frame perché è scomparso, ma sta vivendo attraverso le sue parole. Dentro c'è una lezione: siamo niente senza la pace".