Poesia e patate sull'arca della tolleranza
Le profetiche ranocchie, da buone meteorologhe, annunciano un nuovo diluvio universale che per quaranta giorni e quaranta notti si abbatterà sulla Terra. Eccezionalmente, decidono di prendere la parola ed avvisare gli abitanti della cascina in cima alla collina ignari dell'imminente pericolo. Ferdinand, vecchio marinaio dalla lunga barba bianca, la moglie di origine africana Juliette ed il figlioletto adottivo Tom vengono travolti dalla massa d'acqua che sommerge rapidamente la campagna circostante spazzando via ogni cosa. Con loro anche la Lili, la figlia dei vicini che hanno dovuto assentarsi per un viaggio in un altro continente.
Resta in piedi un unico casolare di forma torreggiante grazie ad un enorme pneumatico Michelin (l'azienda è una degli sponsor del cartone) che gli permette di galleggiare. All'interno, oltre alla famigliola, tutti gli animali che non avevano altro posto dove andare. E qui inizia la deriva del casolare galleggiante di cui Ferdinand prende il timone cercando di essere un buon amministratore di condominio. Lavoro non facile. A bordo si trovano carnivori (leone, tigre, lupo, orso, volpe), erbivori (pecora, capra, gallina, maiale, mucca), due elefanti (doppiati da Ricky Tognazzi e Simona Izzo), una giraffa ed una tartaruga infingarda (con la voce di Anna Marchesini).
In effetti il regista Jacques-Rémy Girerd deve essersi chiesto quali problemi si trovò ad affrontare Noè sulla sua Arca. Risponde ai suoi stessi quesiti con questo cartone animato dal disegno color pastello che ricorda lo stile del giapponese Hayao Miyazaki, ma con un tratto grezzo e le forme infantili proprie dell'immaginario poetico dei bambini. A loro, infatti, è indirizzato il film. Il dialogo è limpido, non ci sono sottotesti né doppie letture per gli adulti. L'intolleranza tra i popoli e le specie affligge il mondo da quando esiste la razza umana e questa è la tematica principale della storia. Difficile che i fanciulli possano cogliere, portare a casa e fare tesoro dei messaggi del regista ma chissà che un giorno, quando saranno grandi, un ricordo covato inconsciamente de La profezia delle ranocchie non si riveli prezioso e provvidenziale.