Piove a Roma 2022, Cristiana Dell’Anna: “Trovo più diseducativa la censura di quanto non sia il film”

L'acceso incontro stampa di Piove, il film di Paolo Strippoli presentato in anteprima ad Alice nella Città e al cinema dal 10 novembre con Fandango. Il film ha appena ottenuto il divieto ai minori di 18 anni ed è stato l'argomento caldo dell'incontro.

Piove a Roma 2022, Cristiana Dell’Anna: “Trovo più diseducativa la censura di quanto non sia il film”

Non poteva non essere nominato il fantasma nella stanza durante la conferenza stampa di Piove, il nuovo film di Paolo Strippoli, presentato in anteprima ad Alice nella Città e dal 10 novembre al cinema con Fandango, con il divieto ai minori di 18 anni. Quest'ultimo argomento, ancora fresco nell'animo del regista e degli interpreti presenti - Cristiana Dell'Anna, Fabrizio Rongione, Francesco Gheghi, Leon de La Vallée. "Era il mio sogno fare un giorno un film vietato ai minori. Devo averlo desiderato troppo intensamente" scherza Strippoli, che è perplesso dalla decisione presa e su cui stanno facendo ricorso. "Non c'è istigazione all'odio e alla violenza come dice il bollino che ci siamo presi, anzi il film dice che la violenza genere sempre e solo violenza e che si dovrebbe imparare a rompere questo circolo vizioso. Piove è una parabola positiva, credo che alla fine apra uno spiraglio di speranza".

Una parabola positiva

Piove Poster
Locandina di Piove

Piove verrà danneggiato dal divieto ai minori di 18 anni - un po' come era successo a La scuola cattolica a cui poi però era stato tolto - in tutto il suo percorso. Dalla vendita alle tv, al non poter far circuitare il trailer in sala, la pubblicità in radio - perché destinate "a tutti" - e così via. Continua Paolo Strippoli: "Io preferisco i film vietati ai minori, perché evidentemente possono permettersi di raccontare qualcosa che altri non possono. Dai due amici che parlano in un bar nel film per famiglie, avrai qualcuno che entra nel bar e uccide in modo brutale uno dei due in quello vietato, più libero sicuramente". Si tratta di una valutazione pericolosa perché potrebbe anche scoraggiare un sistema di produttori italiani per le opere future che realizzeranno, per un genere come l'horror che fa fatica a (ri)decollare in Italia. Gli fa eco Francesco Gheghi, interprete di Enrico: "È un vero peccato, io sono cresciuto vivendo e 'mangiando' morte al TG, ma le notizie dovrebbero servire a sensibilizzare ed educare, non il contrario". Lo conferma Leon De La Vallée, che nel film è Gianluca, il migliore amico di Enrico: "È un peccato perché il cinema, che si sta perdendo nelle sale per la nostra generazione, avrebbe bisogno di film come questi che vanno a condannare la violenza".

Roma 2022: Piove, il film di Paolo Strippoli verso la conferma del divieto ai minori di 18 anni

La questione divieto ai minori di 18 anni

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Piove: una foto

Cristiana Dell'Anna, "amica degli spoiler" fin da Gomorra La Serie, che ha cercato di non rivelare nulla sul suo personaggio e il suo percorso in Piove, ha confermato i dubbi dei colleghi: "Trovo addirittura più diseducativa la censura di quanto non sia il film, credo che sia legato al significato che Piove ha avuto per me, che mi ha fatto scegliere di partecipare al progetto. Una scrittura profonda attraverso il linguaggio dell'horror. L'approccio a una sfera dell'umano che se non si affronta e guarda in faccia, può avere risultati pericolosi. La società complicata e rabbiosa dell'oggi che il genere permette di analizzare e conoscere toccando quelle corde, come vorrebbe un minore di 18 anni". Aggiunge poi: "Mi permetto una reference come Black Mirror, in particolare l'episodio in cui una madre scova un sistema high tech per nascondere tutte le brutture del mondo alla figlia, la quale non sa nemmeno cosa sia lo spavento per l'abbaiare del cane del vicino. Una sorta di censura completa, che quando finisce e lei si trova ad affrontare il mondo, è un bel colpo".

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Piove: una scena tratta dal film

Anche Fabrizio Rongione, interprete del padre in lutto Thomas, si è sentito molto stimolato dal progetto: "È un gran divertimento per un attore perché va a toccare delle emozioni che non puoi esprimere in altri generi, e riguardo la censura allora i telegiornali andrebbero completamente aboliti, dato che vanno in onda quasi sempre all'ora dei pasti e lasciano più domande che risposte dopo la visione, rispetto ai film. In fondo il lavoro di Paolo è una tragedia greca e per un attore è divertente interpretare un mostro, provare emozioni estreme, è come tornare alla propria infanzia e sbizzarrirsi, essere bambini che giocano dietro la porta facendo "buuu". "Non dormirò più pensando a Fabrizio che da dietro la porta mi spaventa" scherza Strippoli, che aggiunge: "L'horror in fondo è piegare la follia del mondo a un racconto e provare a restituire un senso a questa follia, a razionalizzare la paura. Non sempre devono essere spiegati gli atti violenti in un film ma devono essere analizzati". Continua Rongione: "Pensate a Salò di Pier Paolo Pasolini, un regista punto di riferimento in Italia oramai, un film che io ritengo forse il più politico che ho visto nella mia vita ma che porta un'idea politica positiva, la catarsi a voler fare del bene alla fine".

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Piove, il film dei record

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Piove: i tre giovani talenti provenienti dal Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma e dalla fucina del Premio Solinas

Piove non ha però ottenuto solamente il record del divieto ai minori di 18 anni ma anche un altro positivo: è la prima sceneggiatura di genere horror ad aver vinto il Premio Solinas, importante riconoscimento in Italia, nel 2017 ad opera di Jacopo Del Giudice. "La mia ispirazione primaria è stato l'horror giapponese, volevamo fare un film di fantasmi senza i fantasmi, quindi per me è stata una reference quasi naturale quella del j-horror. Piove è una creatura strana, che Marina Marzotto e Mattia Oddone hanno avuto il coraggio di produrre, un ibrido tra dramma familiare e horror. Inizialmente nel 2019 dovevo occuparmi della seconda unità del film, mentre della regia Gustavo Hernandez, già dietro la macchina da presa per La Casa Nuda. Poi è scoppiata la pandemia e lui dovette abbandonare il progetto rimanendo come co-autore, così fu proposto a me di dirigerlo ma stavo girando A Classic Horror Story. Marina Marzotto però qualche tempo dopo insistette, dopo un mese mi ero già innamorato del film che sentivo "mio", ed eccoci qui". Il suo sogno è coniugare l'horror con un altro genere, un'idea vista ancora come troppo moderna in Italia, perché si ha una visione ancora troppo legata al genere come intrattenimento puro e bisogna superare questi limiti mentali. "Dovrò girare con una maglietta di Topolino d'ora in poi, per far capire che sono una brava persona e non faccio film deviati" (ride).

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È stata Roma

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Piove: un momento del film

Solo Roma poteva essere la location in cui ambientare questa storia, una volta letta la sceneggiatura. "Io sono pugliese, di Corato, e vivo da 10 anni a Roma" - dice Paolo Strippoli - "C'è una maggiore qualità della vita che ritrovo quando torno a Corato, Roma invece è una città molto arrabbiata e insofferenze, e questi sentimenti sono cresciuti enormemente dopo il Covid. È stato catartico per noi fare il film, sia per me che per Jacopo, anche lui romano d'adozione da molto più tempo di me. Anche i personaggi scelti sono quanto di più vicino allo spettatore - ovvero una classe media con difficoltà economiche ma non troppe, il loro problema principale è il lutto che vivono padre e figlio. Esploriamo una sorta di periferia buona, non solitamente visitata dal cinema italiano". L'antidoto a questa rabbia e questo dolore incessanti e crescenti sembra essere un personaggio che è l'unico non toccato dal Male ma anche colui che ne subisce di più le conseguenze: "È tale perché riesce a vedere oltre il sentimento di odio e dolore". Aggiunge il regista: "L'antidoto possibile è anche un altro personaggio, ma si rompe e fa precipitare nel caos la storia, rendendo tutto più complicato".

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Piove: una sequenza del film

Mentre Leon de La Vallée ci tiene a dire che il suo film horror preferito che gli dà sempre ispirazione è Un Lupo mannaro americano a Londra, Francesco Gheghi approfondisce i sentimenti del suo personaggio: "Devo ringraziare anche io Jacopo Del Giudice perché il mio personaggio nella prima stesura non sopravviveva abbastanza presto nel film. La sua rabbia è una maschera perché racconta il proprio dolore tramite la rabbia, si allontana dalla famiglia e dal migliore amico, ritrovandosi solo e a fare le stupidaggini che tutti facciamo a quell'età ma accentuate. Ho potuto trovare una sensibilità dietro questa rabbia grazie a Paolo e ai miei colleghi". Chiude Cristiana Dell'Anna: "Il mio personaggio è shakesperiano, perché va oltre la complessità della provenienza sociale e della sua umanità. Rappresenta il sentimento che provano gli altri personaggi. Dicono che chi ha episodi di rabbia è un ottimista perché spera che le cose cambino. Il mio personaggio mostra quanta sofferenza nascondesse sotto, è una sorta di ping pong umano tra marito e figlio, almeno io l'ho vista così studiando il copione. C'è questo tremendo senso di colpa che i due provano ma che non riescono ad ammettere e quindi rimbalzano l'uno sull'altro".