Recensione Family Law (2006)

Nonostante l'ironia sobria ed alcuni tocchi di poesia, il film di Burman risulta appesantito dal dilungarsi di alcune situazioni.

Perelman uno, due e tre

Ariel Perelman è un giovane avvocato argentino, ed ha seguito le orme di suo padre: nonostante Ariel abbia deciso di lavorare da solo e non in coppia col genitore, egli viene chiamato semplicemente Perelman, esattamente come suo padre. Nessuno si azzarda a distinguerli in Perelman Sr. e Jr., loro sono semplicemente Perelman, come un marchio di fabbrica. La vita del padre di Ariel è semplice ed organizzatissima, ed ha il pregio di sapersi "adattare" ai propri clienti, arrivando quasi ad assumerne gli stessi atteggiamenti e lo stesso modo di esprimersi. Il giovane Ariel invece insegna legge e sa per certo che tra le sue studentesse c'è colei che presto diventerà sua moglie. Ma presto accadrà qualcosa di strano che cambierà l'ordine delle cose.

Equilibrata e divertente questa commedia di Daniel Burman presentata nella Sezione Panorama della 56esima edizione del Festival di Berlino: il regista di El abrazo partido torna a raccontare la storia del rapporto tra un padre ed un figlio, ma stavolta complica le cose aggiungendo anche una terza generazione, ovvero il nipote.
L'esistenza organizzatissima e prevedibile dei Perelman subisce un silenzioso scossone quando il padre di Ariel inizia a diventare particolarmente affettuoso - più del solito - nei confronti del figlio e del nipotino. Un comportamento strano che inizia a mettere in allarme Ariel, e soprattutto lo costringono a fare un bilancio della propria vita, ed a rivedere alcune convinzioni relative al suo matrimonio ed al rapporto col suo bambino.

Nonostante alcune scene molto divertenti - un'ironia sobria e mai sopra le righe - ed alcuni tocchi di poesia, e la recitazione particolarmente convincente, il film di Burman risulta appesantito dal dilungarsi di alcune situazioni, ed a compromettere quindi l'attenzione dello spettatore, ed è un peccato perchè di commedie così divertenti e garbate, se ne vedono davvero poche.

Movieplayer.it

3.0/5