Scrivere la recensione di Pennyworth 2 significa tornare in (una versione alternativa di) un mondo che fu, ma anche fare i conti con la situazione attuale, per lo meno per quanto riguarda i trascorsi produttivi dello show incentrato su colui che diverrà il maggiordomo di Batman: mentre la prima stagione ha debuttato su StarzPlay, con tutti e dieci gli episodi, poche settimane dopo la conclusione della messa in onda americana (negli USA la serie è trasmessa dal canale via cavo Epix), la seconda arriva a ritmo settimanale, sul medesimo servizio streaming, senza che si sia giunti a termine in patria. Ebbene sì, a causa della pandemia globale la lavorazione del secondo ciclo ha subìto un'interruzione circa un anno fa, e al momento negli Stati Uniti sono stati trasmessi solo quattro dei dieci episodi, tra il 13 e il 27 dicembre (gli altri debutteranno a partire dal 7 marzo, con il finale previsto per l'11 aprile). Una situazione dove, almeno per quanto riguarda l'Italia e l'Europa in generale, si è fatta di necessità virtù, tornando al modello settimanale proprio nel momento in cui quest'ultimo, al netto di lamentele da chi è eccessivamente abituato al bingewatching, è nuovamente un'opzione popolare anche sulle piattaforme.
Vivere nel terrore
Pennyworth è ambientato in un universo simile al nostro, dove l'Inghilterra di un periodo non precisato (l'estetica è un mix degli anni Cinquanta e Sessanta) è sotto assedio da parte della Raven Society, un'organizzazione criminale che punta al dominio totale delle isole britanniche, cosa che è riuscita a ottenere quasi del tutto nei mesi che separano la premiere della seconda stagione dal finale della prima: il perfido Lord Harwood (Jason Flemyng) è in fuga, ma i suoi adepti hanno ora il sostegno dell'esercito. I loro principali oppositori, gli agenti della No Name League, hanno bisogno di una nuova strategia, ed è in tale contesto che Martha Kane (Emma Paetz) ritrova l'alleato e amico Thomas Wayne (Ben Aldridge), promosso a caposezione della CIA e costretto a svelarle che gli Stati Uniti intendono rimanere neutrali nel conflitto in corso. Quanto ad Alfred Pennyworth (Jack Bannon), egli gestisce ora un bar, lavorando sottobanco per entrambe le fazioni per far quadrare i conti e mettere da parte i soldi per scappare oltreoceano.
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Avventura fumettistica
Il team creativo principale è lo stesso di Gotham, con Bruno Heller in veste di creatore e showrunner e Danny Cannon come regista del primo episodio, al punto che c'è chi considera le due serie legate, anche solo in modo ufficioso (poiché sia Heller che Cannon hanno smentito una connessione diretta tra gli show). Ed è un bene, perché al netto di un difetto comune (un approccio che privilegia l'atmosfera, lasciando i personaggi in una sorta di stasi da cui escono solo a seconda di determinate situazioni), la serie sul giovane Alfred ha un netto vantaggio sul predecessore: laddove lo show su James Gordon si era proposto come poliziesco duro e puro, salvo poi rendersi conto che il lato più grottesco, folle, apertamente fumettistico era la marcia in più (con l'eccezione del ruolo sempre più importante dato a un Bruce Wayne fin troppo giovane), il serial sulle avventure del futuro maggiordomo ha fin da subito esibito una piacevole dimensione pulp, senza farsi troppe illusioni sulla sua vera natura.
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E mentre l'altra serie era un po' appesantita dal suo volersi collocare a tutti i costi all'interno della ben riconoscibile mitologia di Batman, questa è riuscita in breve tempo a crearsi un mondo tutto suo, dove i rimandi aperti sono limitati: intendiamoci, per ovvi motivi la Raven Society richiama la Corte dei Gufi, ma c'è un'atmosfera più sporca, più inglese (la scelta di Flemyng, veterano del cinema di Guy Ritchie, per il ruolo del villain principale la dice lunga). E forse non a caso il fascino principale dello show è legato alle creazioni originali, ai personaggi che non hanno corrispettivi diretti nel mondo cartaceo, come la psicopatica Bet Sykes, interpretata con il giusto brio esuberante da Paloma Faith. Tutti ingredienti che la seconda annata rimescola in modo intrigante, almeno in queste prime fasi, in attesa degli episodi rimanenti. Quello che poteva essere una semplice gag (nel film d'animazione Teen Titans Go! Il film si scherza sul fatto che persino la Batmobile avrà il proprio spin-off prima che lo diano a Robin) è diventato un prodotto di fattura pregevole, un divertimento efficace per chi vuole approfondire in ottica Elseworlds uno dei personaggi più amati del genere supereroistico, senza il peso di infinite continuity cartacee o cinematografiche.
Conclusioni
Chiudiamo qui la recensione dei primi episodi di Pennyworth 2, una seconda stagione che porta avanti la poetica pulp dello show in modo efficace, senza farsi appesantire dalla parentela con l'universo fumettistico creato da Bob Kane e Bill Finger.
Perché ci piace
- L'atmosfera da universo alternativo rimane una marcia in più.
- La componente action non delude.
- I personaggi sono per lo più efficaci.
Cosa non va
- Il rapporto tra Thomas e Martha rimane un po' artificioso.