I adore all the honest creatures of this world. It's humans I hate
Il catalogo di Paramount+ continua a rimpolparsi dopo il debutto in Italia, andando così a ripescare titoli più o meno vecchi per poter attirare nuovi abbonati. Soprattutto perché questi titoli stanno tecnicamente "tornando a casa" in un catalogo che li possa ospitare potenzialmente per sempre, data la produzione e distribuzione Paramount a monte. Tra questi ecco approdare sulla piattaforma Penny Dreadful, instant cult che in sole tre stagioni (dal 2014 al 2016, per 27 episodi) ha saputo raccogliere un nutritissimo numero di spettatori, soprattutto appassionati del genere fantasy-vampiresco in tv, ma non solo. Scopriamo insieme 5 motivi per vedere la serie ora su Paramount+.
1. Eva Green
Eva Green è davvero la quintessenza di Penny Dreadful perché il suo personaggio, Vanessa Ives, che è diventato negli anni un tutt'uno con lei al pari di Isabelle in The Dreamers, Sibilla ne Le crociate e Vesper Lynd in Casino Royale, rappresenta pienamente lo spirito dello show. Musa di tanti registi, tra cui Tim Burton oltre ai già citato Bertolucci e Ridley Scott, buca letteralmente lo schermo col suo fascino europeo (ha anche origini francesi), la sua pelle "bianca come il latte" e i capelli corvini, ma soprattutto con lo sguardo, magnetico e che riesce a entrare dentro gli spettatori, e infine il carisma, con frequenti interpretazioni di personaggi folli e complessi, in cui riesce a mettere davvero tutta se stessa, proprio come la sua "strega" Miss Ives.
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2. Il cast
Penny Dreadful non vive però solo di Eva Green (anche se avrebbe tranquillamente potuto). Invece decide di rincarare la dose con un ottimo cast che arriva dai più disparati angoli televisivi e cinematografici, spesso alla prima esperienza sul "piccolo" schermo. Come il lupacchiotto Josh Hartnett, fascinoso e carismatico, il padre pieno di colpe e rimorsi Timothy Dalton (prima che ci prendesse gusto in tv e tornasse come padre problematico in Doom Patrol). E ancora gli interpreti britannici: il sempre troppo sottovalutato Rory Kinnear (ricorderete tra tutti il suo primo ministro nell'episodio pilota di Black Mirror), la ritrovata Billie Piper (da Doctor Who e Diario di una squillo perbene e prima di I Hate Suzie, qui davvero incredibile) e la compianta Helen McCrory (tra un film di Harry Potter e una stagione di Peaky Blinders). La serie aveva anche fatto riscoprire alla serialità Patti LuPone prima di Ryan Murphy.
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3. Riscrivere la storia
Lo spunto e il titolo dello show sono venuti al creatore John Logan (che veniva dalla fantasia di Hugo Cabret) dalle omonime pubblicazioni del XIX secolo, in un mix riuscito e affascinante con il fumetto La Lega degli Straordinari Gentlemen di Alan Moore. Così facendo il serial ha avuto la capacità di intrecciare le origini di personaggi della letteratura horror come Victor Frankenstein, Dorian Gray, Dr. Jekyll, il Conte Dracula, l'Uomo Lupo, ma anche streghe e vampiri, i quali sono alle prese con la loro alienazione mostruosa nella Londra vittoriana. Proprio come le fiabe in C'era una volta (o le origin story dei supereroi Marvel e DC), il grande potere narrativo di Penny Dreadful è stato quello di rimescolare le carte in tavola rispetto alla controparte originale cartacea. È così che i personaggi sono stati trasformati sotto mentite spoglie in vario modo, tra colpi di scena, legami di parentela a sorpresa e collegamenti e intuizioni sorprendenti. Fino al finale, che riesce a chiudere perfettamente il cerchio e la mitologia creata da un mix di leggende precedenti.
4. Diversità
La serie non poteva non affrontare il tema della diversità. Lo ha fatto però con grande tatto e intelligenza, e immergendo perfettamente l'alienazione e la discriminazione che subiscono i protagonisti ogni giorni nella Londra dell'epoca, tanto incuriosita dal fascino dell'esotico e del mostruoso quanto allo stesso tempo raccapricciata da esso. Un po' come la società contemporanea, di cui Penny Dreadful - e le opere letterarie da cui ha preso ispirazione prima di lei - si è fatta chiaramente baluardo e specchio di riflessione.
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5. Età vittoriana
A proposito di periodo storico, nulla ha quel fascino irresistibile sullo schermo, piccolo o grande che sia, come il periodo storico vittoriano, soprattutto a Londra. Fumosa, conturbante, sporca, piena di segreti ad ogni vicolo, questa è la città che viene mostrata in Penny Dreadful in modo assolutamente coinvolgente e dal sapore letterario, come se stessimo leggendo un romanzo e le immagini ci apparissero nella nostra mente, con molte ricostruzioni di set che hanno fatto la differenza permettendo allo show di brillare e catturare l'attenzione degli spettatori. Per non parlare del lavoro di trucco e parrucco, compresi oggetti di scena e protesi, assolutamente straordinario.