Pavements: la band indie degli anni '90 rivive in un folle documentario “ibrido”

Un po' film musicale, un po' film di finzione. Ma anche un musical, una mostra e un'opera metatestuale. Alex Ross Perry porta a Venezia 81 la storia del gruppo californiano, tra lo zampino indiretto di Bob Dylan e la voglia di non assomigliare a nulla di già visto.

La prima immagine ufficiale di Pavementes

Su YouTube c'è un video, datato 10 marzo 2022, di un vecchio brano del 1999 dei Pavement. Si chiama Harness Your Hopes e vede protagonista Sophie Thatcher. Dietro la macchina da presa Alex Ross Perry chiamato a dirigere il videoclip della canzone contenuta nella riedizione di Spit on a Stranger. Mentre scriviamo ha raggiunto oltre quattro milioni e mezzo di visualizzazioni. È una sorta di meta-video, un omaggio alla carriera della band grazie alla presenza di sequenze prese e ricostruite da quelli girati nel corso degli anni Novanta. Non è un caso che alla regia ci sia Perry che, a Venezia 81 nel concorso di Orizzonti, presenterà Pavements. "Un esperimento semiotico" sul gruppo californiano, a metà strada tra documentario e fiction.

Un musical, una mostra e un film inclassificabile

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Un'immagine dei Pavement

Nel corso della conferenza stampa di presentazione della Mostra di Venezia, il direttore artistico Alberto Barbera ha addirittura paventato la possibilità che la band capitanata da Stephen Malkmus metta in stand by il tour negli Stati Uniti per essere al Lido. E, chissà, magari impugnare gli strumenti. Annunciato per la prima volta nel 2022 sulle pagine del New Yorker, Pavements a detta del suo regista è "come lanciare spaghetti contro il muro". La sua preparazione ha dato vita, sempre nel 2022, ad un musical, Slanted! Enchanted! A Pavement Musical, messo in scena a New York le cui riprese sono presenti nel film.

L'opera vedeva protagonista Essem, un aspirante musicista di una piccola cittadina ispirato alla figura di Malkmus. L'uomo incontra e si innamora di una donna di nome Anne e decide di seguirla a New York . Nella città delle grandi opportunità viene tentato dalla fama e dalla gloria e intraprende una relazione con un'altra aspirante musicista, Loretta. Il musical segue cronologicamente i temi delle opere del gruppo e ha visto il regista lavorare con i compositori Keegan DeWitt e Dabney Morris per arrangiare i brani nello stile del musical.

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Il vinile del musical

Ma non basta perché, oltre alla pièce, è nata anche un mostra itinerante, Pavements 1933-2022: A Pavement Museum, realizzata con memorabilia reali e fittizie della band. Insomma Pavements non è un semplice film musicale. Anche perché Malkmus non lo avrebbe mai permesso. Sempre stando alle dichiarazioni del regista, il musicista "non era interessato ad assumere un documentarista. Voleva assumere uno sceneggiatore. Ma non voleva una sceneggiatura". Chiaro, no?

Lo zampino indiretto di Bob Dylan

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Un dettaglio della mostra Pavements 1933-2022: A Pavement Museum

Il film documenta in parte il tour di reunion dei Pavement di due anni fa e viene definito "un ibrido prismatico, narrativo, sceneggiato, documentaristico, musicale e metatestuale, un'analisi dell'iconica band indie anni Novanta". Il gruppo ci verrà mostrato proprio mentre è intento a tornare sul palco e impegnato nella produzione sia del musical che della mostra ma, anche, della pellicola stessa. Per la parte di finzione Alex Ross Perry ha chiamato all'appello Joe Keery nel ruolo di Stephen Malkmus, Jason Schwartzman in quello di Chris Lombardi, Nat Wolff nei panni di Scott Kannberg, Fred Hechinger in quelli di Bob Nastanovich e Logan Miller in quelli di Mark Ibold. Non a caso la prima immagine di Pavements è speculare e mostra nella parte in basso i veri membri della band e in quella in alto il cast di attori che li interpretano.

Inoltre il regista, conscio della volontà di Stephen Malkmus di non essere al centro di un film musicale simile a tanti altri titoli, ha ammesso di aver avuto come stella polare una manciata pellicole dedicata a Bob Dylan. I'm Not There di Todd Haynes, Dont Look Back di D.A. Pennebaker, Rolling Thunder Revue di Martin Scorsese e Renaldo and Clara dello stesso Dylan. Li ha presi e, come dichiarato sempre al New Yorker, li ha "messi tutti in un frullatore".

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Chi erano i Pavement? Una band lo-fi

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La band immortalata negli anni Novanta

Formatosi nel 1989 a Stockton, nella Central Valley californiana, i Pavement sono forse il gruppo indie più importante ma meno famoso (almeno nel nostro Paese) degli anni Novanta. Molti dei loro dischi - cinque in studio: Slanted and Enchanted, Crooked rain, Crooked Rain, Wowee Zowee, Brighten the Corners e Terror Twilight - sono finiti nella classifiche degli album più influenti della storia della musica secondo Rolling Stone. Talmente lo-fi nel loro approccio da aver preferito stare lontano dalla stampa e dalla esibizioni live all'inizio della loro carriera. E di essere sempre rimasti fedeli ad etichette indipendenti. La più importante sicuramente Matador, la stessa in cui hanno gravitato artisti come Cat Power, Interpol, Lou Reed e i Mogwai.

Se la band viene fondata alla fine degli anni Ottanta è dal 1992 che il gruppo diventa tale a tempo pieno. Ma quasi subito iniziano i primi problemi. Il batterista Gary Young (morto nel 2023) ha comportamenti bizzarri che, man mano, diventano preoccupanti. Gli altri membri del gruppo prendono consapevolezza della sua dipendenza da alcool e, dopo aver tergiversato per circa un anno, lo convincono a lasciare i Pavement. Al suo posto viene scelta una vecchia conoscenza di Malkmus e Berman: Steve West. Il 1994 è l'anno di Cut You Hair, il loro singolo più celebre che diede alla band una popolarità extra rispetto al circuito indie.

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I Pavement capitanati da Stephen Malkmus al centro

Nella seconda metà degli anni Novanta, che coincide con la pubblicazione degli ultimi tre album in studio, i Pavement subisco svariate variazioni nella formazione e si concentrano su altri progetti musicali. Il tour mondiale di Terror Twilight è la goccia che fa traboccare il vaso. Il live al Coachella del 1999 è stato per Malkmus il punto di non ritorno. Dopo l'esibizione il frontman annuncia agli altri membri della band che non ha intenzione di continuare. Nel corso dell'ultima tappa del tour alla Brixton Academy di Londra del 20 novembre 1999, il musicista appende delle manette all'asta del microfono e dichiara alla folla: "Queste simboleggiano cosa significa essere in una band tutti questi anni". Il gruppo di lì a poco rilasciò una dichiarazione ufficiale in cui annunciava il ritiro.

Per rivederli insieme sul palco si sarebbero dovuti aspettare dieci anni e una serie di live di beneficenza andati sold out in pochi minuti. Oltre dieci anni dopo, nel 2021, la band ha annunciato un tour europeo e uno nordamericano per l'anno successivo. E da allora non hanno smesso di esibirsi in giro per il mondo alludendo anche alla possibilità di registrare nuovo materiale. Chissà se li vedremo sul red carpet di Venezia 81. E se, sopratutto, potremmo ascoltarli suonare dal vivo. Quello che è certo è che, stando alle informazioni sul documentario, assisteremo ad un lavoro stratificato che magari potrà diventare un punto di riferimento per raccontare la musica al cinema in un modo inedito e originale capace di catturare davvero l'essenza dell'artista o della band protagonista.