"Non un film sullo scontro tra destra e sinistra, ma un film esattamente sul superamento dello scontro stesso. Il film inizia partendo da questo dualismo e tutta la storia poi ne racconta progressivamente l'uscita e tutto quello che questo conflitto e questo scontro possono generare". Così Marco Ponti parla di Passione Sinistra, con il quale torna alla regia al cinema a quasi dieci anni da A/R Andata + Ritorno. Dieci anni nei quali ha scritto sceneggiature sia per il cinema sia per la tv, ma si è anche volutamente messo da parte per dare priorità alla sua famiglia. Non il massimo del carrierismo, per sua stessa ammissione. Un approccio che fa parte sicuramente del personaggio: infatti l'ironia e il disincanto che avevamo trovato nei primi due film di Ponti (Santa Maradona e appunto A/R) li ritroviamo intatti in questo film liberamente tratto dal romanzo di Chiara Gamberale Una passione sinistra. Una commedia romantica che racconta la forza sovversiva della passione, che intreccia politica e sentimento per raccontare la forza del cambiamento. Oltre al regista, abbiamo incontrato il resto del cast per l'anteprima romana del film che esce il 18 Aprile in 250 copie distribuito da Bianca Film e Rai Cinema.
Partiamo dalla genesi: raccontateci un po' come è nata l'idea di fare questo film, magari parlando un po' dell'approccio che avete avuto rispetto al romanzo. Marco Ponti: Il progetto mi è stato proposto dalla Bianca Film che voleva capire quanto un soggetto come questo poteva essere più o meno nelle mie corde. Quello che mi ha agganciato subito era la possibilità di raccontare uno scontro tra mondi opposti e capire se da questo potesse nascere qualcosa di buono. Quindi l'intenzione non era quella di raccontare la dualità destra contro sinistra, che di per se mi sembrava anche legata a un certo tipo di passato e meno interessante: mi sembrava più stimolante utilizzare questa classica dicotomia come punto di partenza e vedere se potesse da lì svilupparsi una storia che raccontasse, attraverso una commedia romantica e divertente, un po' di più l'Italia di oggi, che come intravediamo si è evoluta in questo senso, cioè non è più solamente rappresentata da quelle due tifoserie opposte tra loro.Chiara Gamberale (autrice del romanzo): Io ho proprio "affidato" questo libro a Marco. Nel libro ognuno dei due protagonisti fa questo viaggio nel mondo dell'altro che crede di rifiutare: a me interessava molto descrivere il potere di attrazione che hanno su di noi le persone, le cose, le dimensioni che noi così violentemente rifiutiamo. Qui abbiamo due persone con un'ideologia politica ed emozionale molto forte che invece di scontrarsi, si incontrano. Volevamo un regista che avesse la spregiudicatezza di raccontare un mondo per certi aspetti osteggiato come quello della destra rappresentato da Alessandro, e allo stesso tempo di raccontare l'altro mondo, quelli dei "buoni", facendone vedere anche i difetti e le incoerenze. Del film colpisce in particolare una frase: "Le cose belle della vita non sono le certezze ma sono i cambiamenti". Voi cosa ne pensate? Marco Ponti: Il film inizia con i personaggi intrappolati in una situazione che ne limita e ne condiziona la visione del mondo. Questo atteggiamento non porta da nessuna parte: non è facile capire che per andare avanti dobbiamo cercare una situazione dinamica, mentre invece è molto più facile confinarsi in una statica. Tu sei cattivo, io buono, io ti odio, tu mi odi. Alla fine non si sa cosà ne sarà dei due personaggi, ma intanto si capisce che dal loro aprirsi l'uno verso il mondo dell'altro, qualcosa è cambiato, non si sa che fine faranno ma si intuisce che il cambiamento porterà a qualcosa di nuovo e di buono. Il cambiamento è la salvezza, per loro e per il paese.
Alessandro Preziosi: Questa frase che in effetti è il passaggio conclusivo del film, rende giustizia alla grande umanità e sensibilità con la quale Marco ha scritto la sceneggiatura. Io l'ho letta come riferita alla nascita di un figlio, che inevitabilmente nella vita è un momento importante che ti da la chance di cambiare le tue certezze e rivedere le tue priorità: rappresenta sempre una grande difficoltà, e rispecchia in senso metaforico quella attuale del nostro paese, ma della quale si può approfittare per suggerire a noi stessi e a chi ci è vicino una propulsione verso un cambiamento. E tu Valentina? Come ti poni nei confronti del cambiamento?
Valentina Lodovini: Io personalmente amo molto il cambiamento, che comunque è sempre evoluzione, trasformazione rispetto a chi è categorico, a chi rimane sempre fermo sulle sue posizioni. Il film è si una commedia romantica che cerca di destrutturare i luoghi comuni tra destra e sinistra, ma soprattutto il motivo per cui lo amo molto è che io lo vedo come la storia di un'identità che si plasma, e di conseguenza, cambia, cresce. Mi piace pensare a Nina come Alice nel paese delle meraviglie: entra in un mondo nuovo, ne viene travolta, devastata e confusa, poi però trova se stessa. Nina desidera un figlio sin dall'inizio del film: non cerca l'uomo della sua vita però crede ne futuro e ad un certo punto capisce che il futuro è l'unione di due persone diverse, di due ideali diversi. Ho sempre creduto e credo tuttora che la diversità sia sinonimo di ricchezza.
Geppi, tu rappresenti l'elemento più propriamente di commedia, col tuo personaggio molto brillante, molto divertente. Sei un po' la voce della coscienza per Valentina: come avete interagito?
Geppi Cucciari: Io e Valentina ci siamo subito piaciute: l'ho scoperta come donna quando è venuta coma ospite ad un mio programma che facevo a La7. Lavorare insieme è stato come trovare un'amica che conoscevo già: ci abbiamo preso talmente la mano che siamo diventate amiche anche fuori dal set. Rispetto al mio personaggio, Martina è una donna che ha un forte istinto a dire sempre ciò che pensa anche con una grande spudoratezza verbale. Diciamo che mi somiglia molto, non è stato difficile per me calarmi nei panni della "stronza" che quando hai bisogno di lei però c'è sempre e ti dice le cose come stanno. Tutti dovremmo aver un amica così.
Eva Riccobono: Ho avuto una specie di innamoramento nei confronti del personaggio di Simonetta. L'avevo un po' dentro di me da sempre, visto che essendo molto autoironica ho sempre giocato su quello che le persone si aspettano da una modella, svampita e ingenuamente fuori luogo.
Vinicio Marchioni: Il personaggio di Simonetta ha delle battute davvero esilaranti, come il resto della sceneggiatura di Marco: è stato difficilissimo non scoppiare a ridere davanti ad Eva quando se ne usciva con quelle cose assolutamente fuori di testa. Insomma cosa non si farebbe per andare a letto con una bionda, direi che questo è il senso del mio personaggio più o meno... Magari rappresenta anche un po' una critica alla figura di certi pseudo-intellettuali italiani di oggi, motivo in più per cui mi sono molto divertito a interpretare questo ruolo.
Come mai la scelta di caratterizzare in questo modo il personaggio del politico? Non è che c'è qualche riferimento a qualche politico di oggi in particolare....?
Marco Ponti: Assolutamente no. Il sindaco di Roma nel film ha un'ispirazione sola, assolutamente dichiarata. Ed è King Julian, il re dei lemuri nel film Madagascar, doppiato in originale da Sacha Baron Cohen (risate e applausi, ndr). In quel film, un cartoon mainstream per bambini,
si rappresenta il potere, quello con la p maiuscola, come il più stupido di tutti. Mi sembrava uno statement politico clamoroso da inserire in questo film.
E come mai la presenza curiosa di Marco Travaglio?
Mi chiedevo: di cosa ha bisogno Nina? Il personaggio di Nina ha bisogno di avere un riferimento specifico ed è affascinata da un uomo che ha le idee chiare, un uomo che ha un opinione su tutto. Quell'uomo è Marco Travaglio, perché Marco Travaglio è uno che in ogni caso ha un'opinione ben precisa su tutto, e lei ha bisogno proprio di questo, di certezze. Peccato che quando ha l'opportunità di avere finalmente un suo responso sui grandi temi della vita, beh il loro incontro non è esattamente quello che lei aveva immaginato e sperato...