"Paolo è uno dei miei registi preferiti: adoro i suoi film": quando a dire questo è un attore del calibro di Gary Oldman, premio Oscar nonché uno dei più grandi interpreti viventi, bisogna prestare attenzione. Sorridente e pronto a scherzare, lo abbiamo incontrato al Festival di Cannes 2024, dove Parthenope, ultimo film di Paolo Sorrentino, è stato presentato in concorso.
Uscito al cinema, è la storia di Parthenope, appunto, interpretata da Celeste Della Porta da giovane e Stefania Sandrelli da matura. Enigmatica e misteriosa proprio come Napoli, dove è nata, la ragazza diventa presto una metafora della città stessa. Nel suo incessante peregrinare incontra anche John Cheever, il suo scrittore preferito, interpretato proprio da Oldman.
Lei ha ancora tutta la vita davanti, lui invece si sente ormai finito. Il confronto tra i due è bello: discutono, anche, di uno dei temi del film, ovvero il saper vedere. Un concetto che approfondisce anche il professore Marotta di Silvio Orlando. Qualcosa che, quando si è ancora acerbi, è difficile saper fare davvero. Nella nostra intervista Gary Oldman conferma come Paolo Sorrentino sia un assoluto osservatore, proprio come un antropologo: lo dimostra il suo amore per questi personaggi pieni di difetti.
Parthenope: intervista a Gary Oldman
A proposito di questo concetto, Oldman spiega: "Data la natura del mio lavoro, sono obbligato a vedere. Osservo sempre le persone e il loro comportamento, il modo in cui parlano, la cadenza e tutto il resto. Il punto è che sappiamo ascoltare e vedere molto di più quando invecchiamo che non quando siamo giovani. Pensiamo alla scena in cui il professore esita a mostrare il figlio a Parthenope: forse ci ripensa perché si vergogna, ma magari invece crede che lei non sia ancora pronta, in quel momento, a vederlo. Quando invece poi parlano e si dicono che si è antropologi per natura, per istinto, allora lui sa che è arrivato il momento di introdurla alla stranezza".
Sorrentino e la giovinezza
Un altro grande tema del film di Sorrentino è la giovinezza. Gary Oldman prova nostalgia per la sua? L'attore: "È una cosa curiosa la giovinezza: ho un figliastro di 16 anni che vorrebbe avere già 21 anni! Tutti vogliamo la libertà: quando sei giovane c'è un periodo di tempo in cui ti viene detto cosa fare. I nostri genitori fanno il loro lavoro. E si è sempre da un'altra parte. Ecco, il film parla anche di questo: la gioventù non è nel momento. È sempre, come Parthenope, da un'altra parte. Poi, invece, con l'avanzare dell'età, cominci a pensare che devi goderti il presente, perché il domani non è garantito. Mentre a 18 anni si pensa che si vivrà per sempre".
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Paolo Sorrentino: regista o antropologo?
In Parthenope sempre il personaggio di Silvio Orlando è convinto che Billy Wilder fosse un antropologo, oltre che un autore cinematografico. Lo è anche Paolo Sorrentino? Oldman: "Paolo è interessante: è uno dei miei registi preferiti. Adoro i suoi film e, in effetti, forse è anche un antropologo. Popola le sue storie, e anche il viaggio di Parthenope, di personaggi straordinari, proprio come succede nella vita. Accade in continuazione: camminiamo per strada, facciamo una deviazione e incontriamo una persona. E questa persona potrebbe cambiare la nostra vita. Ci innamoriamo, ci disinnamoriamo. Paolo crea questi personaggi che sono intensamente imperfetti, ma sono bellissimi. E poi nelle sue storie ci sono la filosofia, l'umorismo, l'arguzia, la tragedia, l'amore, la vita, la perdita".