Jaccques Audiard è solito centrare il bersaglio con tutti i suoi lavori, anche quelli apparentemente più leggeri. È questo il caso di Parigi, 13Arr., che arriva nei cinema italiani con Europictures dal 24 marzo dopo l'anteprima al Festival di Cannes nel 2021. Uno spaccato inedito sulla Parigi meno nota, quel XIII arrondissement a sud della Rive Gauche del Tamigi che "sembra Shanghai", come esclama uno dei personaggi. Un film che racconta le vite disordinate, l'amicizia, l'amore e il sesso di quattro amici, quattro giovani moderni anche se Audiard, berretto da baseball calato sulla testa e foulard intorno al collo, in collegamento dalla sua casa di Parigi, ammette di "non essere più giovane da un bel pezzo".
"Il film è nato da due desideri che si sono sovrapposti" esordisce il regista. "Volevo realizzare una storia d'amore e ambientarla in una Parigi inedita, mostrando un lato della città diverso dal solito. Conoscono bene la mia città e i suoi limiti, so che non è molto grande, ma è museale, romantica, storica. Io volevo stare a Parigi come se fossi altrove, volevo mostrare una Parigi quasi americana. Così ho scelto di girare nel XIII arrondissement in bianco e nero nel, tecnica che si prestava a questa narrazione".
Reinventare il bianco e nero come standard visivo della modernità
Jacques Audiard sottolinea la forza della scelta del bianco e nero proprio in virtù della sua natura anticommerciale e rischiosa: "È la fantasia di ogni regista, ma se scegli di girare in bianco e nero, in Francia avrai meno soldi a disposizione. lo l'ho scelto per mostrare Parigi in modo diverso, il bianco e nero serve come standard del passato, per me invece è uno standard dell'era moderna". Entrando nei dettagli produttivi, Audiard specifica: "Parigi, 13Arr. è costato 3 milioni e mezzo di euro ed è stato girato in 6 settimane. Lo ha prodotto France 2, che ha preso dei rischi perché è difficile da trasmettere un film in bianco e nero nella fascia con gli ascolti elevati. Un altro limite che hanno provato a imporre era il divieto di mostrare un membro maschile in erezione, altrimenti avrebbero stracciato il contratto, ma per me era impossibile parlare d'amore e non mostrare l'atto amoroso. Mi sento a disagio a girare le scene di sesso e questo mi conferma il fatto che sia giusto farlo".
Per quanto riguarda la fonte d'ispirazione alla base delle vicende di Émilie, Camille, Nora e Amber, Parigi, 13Arr. è basato sulle graphic novel del fumettista nippo-americano Adrian Tomine, un melting pot interrazziale che anticipa il melting pot dei personaggi del film. Come conferma Jacques Audiard, "anche questo faceva parte del progetto. Volevo fare un film che incarnasse tecnologia e globalizzazione, e sono partito dall'immagine di una ragazza asiatica che apre la porta e appare un ragazzo nero. Volevo normalizzare questo aspetto interetnico per cui una giovane cinese può stare con un franco-africano e tutto questo appare normale alla società francese. Volevo che fosse scontato. Il ragazzo in questione, Camille, è il collante di tutte le storie". Il regista riconosce a Tomine il merito di "dar vita a personaggi a cui io non avrei mai pensato".
Parigi, 13Arr., la recensione: (tanto) sesso, (poche) bugie e videochat
La graphic novel come fonte di ispirazione
Dopo il potente La vita di Adele di Abdellatif Kechiche, anche Jacques Audiard si è rivolto al mondo dei fumetti come fonte di ispirazione per il suo nuovo lavoro, ma il regista nega di aver avuto un approccio diverso rispetto all'adattamento di un romanzo: "Non ho trovato difficoltà diverse. In fase avanzata del lavoro ho scoperto che Adrian Tomine aveva realizzato una graphic novel in bianco e nero, non so se è stato quello a convincermi. Il problema che si pone riguardo all'adattamento di un romanzo straniero, anglosassone o americano, è quello dell'esotismo. Rappresenta un'ulteriore attrattiva per me che sono francese. Questo è stato il filo portante dell'adattamento, girare a Parigi come se fossimo in una città straniera, asiatica, valorizzando l'aspetto interetnico che non è così presente nel cinema francese".
Parigi, 13Arr., clip esclusiva del nuovo film del regista Jacques Audiard
L'amore al centro di tutto
Al di là delle fonti di ispirazione dirette, Parigi, 13Arr. è stata l'occasione per omaggiare i maestri che hanno influenzato Jacques Audiard nella sua produzione artistica, a cominciare da Éric Rohmer. "Avevo voglia di scrivere una storia d'amore sul modello de La mia notte con Maud, che da ragazzo vidi 4 volte in una settimana, creando un nuovo inventario sul discorso amoroso" ammette il cineasta. "Nel film vediamo un uomo e una donna che parlano per tutta la notte di qualsiasi cosa, filosofia, matematica, ragazze cattoliche. Quando alla fine vanno in camera non fanno più l'amore. Oggi invece si fa subito sesso. Ma cosa succede al secondo incontro? Quale forma prende il discorso amoroso? Volevo indagare questo aspetto. Nel mio film il discorso più intimo è quello tra due donne mediato attraverso lo schermo di un pc".
Tra i modelli di riferimento, Audiard cita, inoltre, Sesso, bugie e videotape, Happy Together e In the mood for love di Wong Kar-wai, Bergman, Woody Allen e il divo Jean-Louis Trintignant, "il più grande modello di seduzione", e boccia i finali drammatici tour-court: "Per me è impossibile raccontare una storia che finisce drasticamente male. Trovo che il finale tragico sia una scorciatoia. Volevo che il mio finale sottolineasse la crescita, il cambiamento dei personaggi". Personaggi a cui Audiard ha fatto vivere il suo stesso imbarazzo nelle numerose scene di sesso, "le più difficile da girare insieme alle scene di violenza perché sai che non sono vere. Ho scelto di far lavorare gli attori con un coreografo, un coordinatore d'intimità. Mi chiamavano regolarmente e arrivati sul set hanno fatto tutto loro; io dovevo solo stare a distanza e scegliere le inquadrature. Basta far capire agli attori che il sesso è parte integrante del loro personaggio e si sentono più tranquilli".
Mentre Parigi, 13Arr. trova finalmente la via del grande schermo anche in Italia, Jacques Audiard prepara il suo prossimo lavoro, "una commedia musicale che girerò in Messico a settembre. Ma è strano, di solito le commedie non mi piacciono perciò ho un po' paura".