Calogero & Calogero. Il protagonista e l'antagonista. Tanto l'uno è minuto e mingherlino quanto l'altro è alto, imponente e con lo sguardo penetrante. In comune hanno l'origine meridionale, la formazione teatrale e l'indole nomade. In Paradise - Una nuova vita, diretto dal triestino Davide Del Degan, in uscita il 30 settembre nel Nord Est e dall'8 ottobre in tutta Italia, Vincenzo Nemolato e Giovanni Calcagno interpretano due personaggi che più diversi non si può che rappresentano due facce della stessa medaglia.
Vincenzo Nemolato è Calogero, timido venditore di granite siciliane che si trova suo malgrado ad assistere a un crimine di mafia. In grado di riconoscere il killer, Calogero è costretto a lasciare a casa la moglie incinta per entrare nel programma di protezione testimoni e trasferirsi in un gelido paesino tra le montagne del Friuli, Sauris, al confine con la Slovenia. Qui, però, poco dopo appare un altro Calogero (nome falso assegnato a tutti i testimoni di giustizia) che altri non è se non il killer (Giovanni Calcagno), pentito e determinato a cambiare vita una volta per tutte. Tra i due Calogero si instaurerà un rapporto di diffidenza che poi, pian piano, si tramuterà in una improbabile intimità di cui i due interpreti ci hanno svelato i retroscena.
La costruzione dei personaggi
I vostri personaggi riducono al minimo l'uso della parola, demandando ogni forma di comunicazione all'espressività facciale o all'inespressività nel caso del killer. Avete sfruttato il vostro background teatrale per trovare la giusta chiave interpretativa?
Vincenzo Nemolato: Credo che un attore debba imparare a usare linguaggi diversi, non mi ritengo prettamente un attore di teatro, ma un attore. Dovevo scoprire la storia di questo personaggio avvicinandomi a lui senza giudicarlo. Davide Del Degan mi ha aiutato moltissimo perché mi ha portato ad avere una maggiore coscienza del mio strumento, la mia faccia e il mio corpo, nelle scene senza dialoghi. Il processo del film è durato un anno, abbiamo lavorato sulla camminata, sulla consapevolezza del personaggio. Dopo mesi e mesi passati a scoprire un personaggio, tante cose sono accadute in maniera naturale.
Giovanni Calcagno: Con Davide abbiamo preparato con cura molto a fondo le scene e il background dei personaggi, abbiamo anche vissuto nella stessa casa. Metodi che, per accuratezza e approfondimento, avevo trovato solo a teatro. Quello che mi sembrava interessante era cercare qualcosa che si muovesse nella pancia del mio killer. C'è un inferno, e il fatto che non traspaia quasi niente è un paradosso.
Paradise - Una nuova vita: la "commedia stranita" di Davide Del Degan a Torino 2019
Verso nord, alla scoperta di se stessi
Come i due Calogero, anche voi avete lasciato il sud per girare Paradise. Come è stata l'esperienza sul set triestino?
Vincenzo Nemolato: Io sono nato e cresciuto a Napoli, dove vivo anche adesso, ma ormai viaggio molto per lavoro e ho scardinato tutti i cliché. Far parte di una troupe internazionale, con sloveni e italiani è stata un'esperienza bellissima. Sono affascinato dal ciò che è diverso da me.
Giovanni Calcagno: Dal film si intuisce come il contesto climatico non fosse proprio favorevole. Qualche decennio fa mi colpiva, da tempo sono un giramondo, ma lo spirito triestino mi piace tantissimo. Sono tante le differenze coi siciliani, ma posseggono una follia, una schiettezza e una ruvidezza che nasconde una grande sensibilità.
Calogero e il killer arrivano a condividere un momento di intimità. Ci sono stati momenti di imbarazzo nel realizzare quella scena?
Vincenzo Nemolato: Io e Giovanni siamo diversissimi, io sono basso, lui è altissimo. All'inizio ero un po' intimorito, non sapevo quanto fosse entrato nel personaggio del killer. Abbiamo fatto una cena insieme a Trieste in cui ci guardavamo senza parlare, ma alla fine è nata una bella amicizia.
Giovanni Calcagno: Non credo che i momenti di imbarazzo siano legati a queste cose esteriori. E' la profondità che mette in difficoltà un attore. Davide voleva che dessimo grande verità ai nostri personaggi tramite le nostre vite, che non sono quelle di un killer e di un collaboratore di giustizia. Ho scelto di non giudicare il mio killer. La redenzione di quest'uomo non è legata a una scelta morale, all'adesione alla giustizia ordinaria, ma è legata a un esigenza di chiarimento del proprio mondo interiore.
Paradise - Una nuova vita, la recensione: non è un paese per siciliani