Pachinko 2, Soo Hung e Jin Ha: “La serie è politica, ma senza forzature”

"Ogni lavoro espone i tempi in cui viviamo". La showrunner e l'attore raccontano la seconda stagione della serie tratta dal romanzo di Min Jin Lee disponibile su Apple TV+.

Soo Hung e Jin Ha, showrunner e protagonista di Pachinko

La prima stagione di Pachinko - La moglie coreana, nel 2022, ha fatto conoscere al pubblico l'adattamento di uno dei best seller contemporanei più amati dai lettori di tutto il mondo. Stiamo parlando del romanzo omonimo di Min Jin Lee che la penna e il talento di Soo Hung hanno trasposto sul piccolo schermo per Apple TV+. La storia di quattro generazioni di una famiglia coreana rappresentata da Sunja (Kim Min-ha) e divisa tra gli anni Trenta e la fine degli anni Ottanta. Ora la serie è tornata per una seconda stagione divisa in due linee temporali. In quella ambientata nel 1989 uno dei protagonisti è Solomon, personaggio interpretato da Jin Ha, diviso tra le sue radici coreane e una vita trascorsa tra Giappone e Stati Uniti.

Una serie politica, a modo suo

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Jin Ha è Solomon in una scena di Pachinko - La moglie coreana

Il racconto dell'epopea personale dei protagonisti si intreccia con i fatti storici che influiscono sulle loro vite permettendo agli spettatori di scoprire elementi importanti e spesso inediti sulla diaspora coreana. In quest'ottica si può considerare il lavoro di Soo Hung in Pachinko come politico? "Credo sia impossibile che qualcosa non sia politico", afferma la showrunner.

"Penso che ogni lavoro esponga i tempi in cui viviamo", continua l'ideatrice della serie. "È una storia su persone che hanno lasciato la Corea per vivere in un paese che non li voleva e hanno dovuto affrontare barriere razziali e sistemiche. È sicuramente politico, ma direi che non penso che abbiamo mai avuto intenzione di uscire con un programma politico perché trovo che quel tipo di narrazione a volte sia un po' forzata. Credo che possiamo dire qualcosa di politico mostrando anche il carattere emotivo delle persone, il che è un modo complicato di dire che sì: è politico".

La sceneggiatura come la Bibbia

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Un'immagine della seconda stagione di Pachinko

Jin Ha nell'interpretare Solomon, nipote di Sunja che sembra non avere una bussola emotiva ed identitaria forte come quella della nonna, ha lavorato moltissimo sulla lingua. Un dettaglio al quale la maggior parte degli spettatori potrebbe non fare attenzione, complice anche la scelta di vedere la serie doppiata. Ma l'attore, coreano naturalizzato statunitense, ha imparato il giapponese per esigenze di copione. E proprio la scrittura è uno dei grandi assi nella manica di Pachinko - La moglie coreana che sfrutta ogni minuto a sua disposizione senza mai dare la sensazione di star "perdendo" tempo.

"Oh, per me è tutto. La sceneggiatura è la Bibbia per me", ammette l'attore. "Sono sicuro che è comune, ma sento che la mia formazione teatrale è ciò che informa davvero il mio rapporto con lo script. Specialmente in tv e nei film, una sceneggiatura può trasformarsi e cambiare sempre man mano che andiamo avanti. Ma a prescindere da questo la considero sempre come la mia guida. Se mai ho domande o cose di cui sono curioso di avere le risposte, mi è sempre stato insegnato che la risposta è nel testo. Nella sceneggiatura e nel mio compagno di scena. Ed è un tale sollievo poter avere fiducia e credere nella profondità, negli strati e nel potere della scrittura, perché non devo preoccuparmene".

"In altri progetti potrebbe esserci più improvvisazione e magari la sceneggiatura viene davvero scritta mentre stiamo girando. C'è un divertimento, una gioia e una delizia nel trovare cose in quel tipo di processo", prosegue Jin Ha. "Ma con qualcosa di così complesso e vasto come un'epopea come Pachinko ero così grato di avere questa mappa davvero chiara e davvero ben strutturata su come preparare ed eseguire i diversi momenti per Solomon durante la stagione".

Pachinko 2, la recensione: la serie coreana è un piccolo miracolo, tra identità e memoria

Il cibo come metafora di memoria e identità

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Kim Min-ha e Lee Minho in una scena della serie Apple TV+

Impossibile guardare la serie targata Apple TV+ senza notare in quante sequenze sia presente del cibo. Che siano i noodles o il kimchi preparati da Sunja, del tofu mangiato in un mercato o una ricca cena attorno a un tavolo per festeggiare un momento importante delle vite del personaggi. Un elemento narrativo dalla forte valenza metaforica in quanto fondamentale per rafforzare tematiche come memoria e identità alla base del romanzo e della serie. "Crescendo ho sempre sentito paragoni tra Italia e Corea per il nostro amore per il cibo", afferma ridendo Jin Ha. "È sempre stato una parte centrale della comunità, delle relazioni, della famiglia. Quell'enfasi emerge davvero magnificamente nella nostra serie. Come il cibo, la cucina e il lavoro sono girati è meraviglioso, ma anche tutte le conversazioni e gli eventi che si verificano attorno al cibo. Le celebrazioni o il lutto. Penso sia un tema ricorrente e importante".

"Ma un'altra cosa che Soo mi ha detto all'inizio è stata un paragone", confida l'attore. "Il padrino ha avuto un'enorme influenza nel modo in cui ha pensato alla struttura, specialmente Il padrino 2 perché salta avanti e indietro tra le due linee temporali. In modo simile, credo ci sia una bella complessità nella narrazione cinematografica seguendo questo esempio".