Cinque anni dopo In ordine di sparizione, Hans Petter Moland torna in concorso al Festival di Berlino 2019 con Out Stealing Horses, adattamento del popolare bestseller di Per Petterson Fuori a rubare cavalli. Oggi come ieri, il regista norvegese si affida alla presenza rassicurante di Stellan Skarsgard, al suo fianco in questa nuova avventura insieme a un giovane cast composto da Tobias Santelmann, Jon Ranes e dalla bella danese Danica Curcic. Ma ad accompagnare il film a Berlino c'è anche lo scrittore Per Petterson, orgoglioso dell'adattamento della sua elegia naturalistica.
Hans Petter Moland ha accettato la sfida di adattare l'adattamento il cui script circolava da anni nell'industria scandinava: "Ho amato l'atmosfera e il tono del libro, amo la capacità di certe opere di mettere in luce gli aspetti più profondi dell'essere umano, che nel libro vengono trattati in modo coinvolgente. Non è facile descrivere la trama in poche parole, ma leggere Fuori a rubar cavalli è stata un'esperienza incredibile così ho deciso di trasformarlo in film". Stellan Skarsgård, sornione, conferma il suo legame con Hans Petter Moland mentre racconta la fascinazione per il romanzo: "Avevo letto lo script anni fa, ma conoscevo il libro che è fantastico. Molte persone hanno cercato di adattarlo, alla fine è arrivato Hans Petter Moland ed riuscito là dove altri avevano fallito, è riuscito a relazionarsi con la storia. La cosa non mi stupisce, Hans è l'uomo della natura selvaggia, mi trascina in mezzo alla neve a venti gradi sotto zero e si diverte. Incredibilmente gli diamo sempre retta".
Il paesaggio come personaggio
Out Stealing Horses racconta una storia di amore, morte, amicizia e solitudine immersa nelle gelide foreste norvegesi. "Il paesaggio, sia umano che naturale, è il fulcro del film" specifica Hans Petter Moland. Per restare fedele alle atmosfere e agli eventi contenuti nel romanzo, il regista ha deciso di preservarne la struttura narrativa a incastri di flashback. "L'unico modo in cui potevo rendere il film interessante era riprodurne l'atmosfera. La struttura è parte integrante del romanzo, non me ne potevo allontanare. Il montaggio è stato difficile, sapevamo che cambiando le cose avremmo rischiato che il pubblico capisse troppo presto la storia".
Eccezionale il lavoro sull'immagine e sul sonoro, veicolati entrambi alla rappresentazione della natura norvegese sul grande schermo. Moland spiega di aver cercato di dipingere la consistenza tattile della foresta lavorando con luce e ombra: "Nel film c'è pochissimo cielo, volevo il mistero e l'intimità della foresta. Volevo stare molto vicino a personaggi e oggetti, rendendoli unici attraverso lo sguardo. Le cose non essenziali le ho tenute fuori dal quadro". Per quanto riguarda l'incredibile lavoro di missaggio sonoro, il regista aggiunge: "La centralità del film sono i personaggi nell'ambiente, a livello sonoro ho cercato di riprodurre un punto di vista soggettivo. I personaggi si trovano a letto, sdraiati su un prato o sott'acqua. Ho cercato di riprodurre in modo coerente i suoni che odono in queste situazioni. La natura è silenziosa, ho cercato di esplorarne i suoni in modo specifico, volevamo che il suono della foresta fosse fondamentale, non volevamo una musica che anticipasse la visione o veicolasse i sentimenti".
Lo scrittore Per Petterson interviene per spiegare la centralità della natura nel suo libro: "Vivo in questo paesaggio, da ragazzo vivevo vicino alla foresta e appena ho potuto, da adulto, sono tornato a vivere lì. E' stato comunque ritrovare un vecchio amico, così ho iniziato subito a scrivere questo libro. Per me il paesaggio è un personaggio, tutto ciò che accade accade in uno spazio. Credo che Hans Petter sia riuscito a tradurre tutto questo in immagini, cosa che per me non è scontata".
Il sogno di ogni regista? Un cast che ti faccia sentire coraggioso
Hans Petter Molland ha dimostrato più volte di amare circondarsi di collaboratori fidati. Stellan Skarsgard è il volto più noto del suo cinema, ma non è l'unico. "Chiamare tutte le volte Stellan è un limite alla mia originalità" scherza il cineasta scandinavo. "Ogni regista che si trova bene con un cast sogna di lavorarci di nuovo insieme, esplorando nuovi personaggi. Questo è un mestiere incerto, cerchi la compagnia delle persone di cui ti fidi, con cui sai di poter stare bene. Ci siamo divertiti un sacco insieme, abbiamo due caratteri molto diversi, ma ci interessa il pensiero dell'altro. Mi sento privilegiato ad avere questo legame con Stellan. Avere intorno a te persone che ti fanno sentire coraggioso è il dono più grande per un regista". Riguardo alla preparazione del ruolo, Skarsgaard aggiunge ironico: "Tre mesi prima ho cominciato ad avere male al collo, poi si è spostato nello stomaco, un mese prima sudavo freddo. Tutto come al solito".
Liam Neesoon? Non è un razzista
Il tono si fa serio quando vengono evocate le dichiarazioni razziste di Liam Neeson che hanno condito di polemiche la premiere americana di Un uomo tranquillo, remake di In ordine di sparizione di cui Liam Neeson è protagonista. Hans Petter Moland ammette che avere due anteprime a due giorni di distanza, una negli USA e una alla Berlinale, è il sogno di ogni regista, poi si fa serio: "LIam è una persona onesta, equilibrata, non è un razzista. Forse andrebbero letti gli articoli fino in fondo invece di leggere solo il titolo su Twitter. Ho fatto un film sull'inutilità della vendetta in cui mi prendo gioco degli stereotipi dei gangster. E' un racconto che mette in luce i pericoli della vendetta e spero che le persone lo leggano per ciò che è". E' Stellan Skarsgard a porre fine alla polemica: "Trovo disturbante e spaventoso vivere in un mondo in cui le persone non vengono solo punite per ciò che fanno, ma per ciò che dicono, pensano o addirittura per ciò che la gente pensa che tu pensi".