Fino a che il povero Warren Beatty non è salito sul palco del Dolby Theater accompagnato dalla sempre splendida Faye Dunaway, questa 89esima edizione degli Academy Awards era stata tra le più equilibrate e meno sorprendenti della storia degli Oscar. La La Land era a quota 6 statuette su 14 potenziali, i due super-rivali Moonlight e Manchester by the Sea a quota due così come il film di Mel Gibson premiato per due Oscar tecnici; anche i premi attoriali erano andati tutti esattamente come previsto. La vittoria come Miglior Film per La La Land sembrava ormai scontata e in fondo anche sacrosanta, perché comunque coerente con quanto visto nelle ore precedenti.
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Perché il film di Chazelle è un film che chiaramente l'Academy ha molto amato, anche se non adorato magari quanto Titanic o Il signore degli anelli che vinsero quasi ogni premio a loro disposizione trascinati da un entusiasmo accecante. Che per La La Land non sarebbe stato, invece, così è diventato evidente fin da subito: fin da quella prima e meritata statuetta consegnata all'ottimo Arrival per il miglior montaggio sonoro che lasciava intuire che no, quel record da 11 o 12 statuette non ci sarebbe stato.
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Amore e odio
E paradossalmente ad ogni statuetta persa - mentre nel resto del mondo i membri della fazione anti-La La Land festeggiavano (quell'insensato e francamente infantile "evvai, uno in meno!" che abbiamo dovuto sentire/leggere più volte forse un po' tutti nel corso della notte) - probabilmente una sorta di sospiro di sollievo si levava magari non da Chazelle stesso, ma da molte persone che hanno voluto e vogliono bene al suo film. Perché, diciamoci la verità, avesse fatto la storia degli Oscar con un numero più alto (forse anche eccessivo) di statuette La La Land sarebbe diventato uno dei film più odiati da molto tempo a questa parte.
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Ecco, quelle sette statuette che sembravano essere praticamente certe con l'arrivo sul palco del duo di Gangster Story (i due rapinatori forse più famosi della storia del cinema, sarà una caso?), sarebbero state perfette per ricordare l'indiscutibile dominio di La La Land durante l'Awards Season e per rendere omaggio all'incredibile ma meritatissimo successo di pubblico e critica di questi mesi, senza però alimentare ulteriormente questa (permetteteci di dirlo, stupida) acredine che c'è stata in questo ultimo periodo nei confronti di un film che ha la sola, assurda colpa di generare ed avere generato troppo entusiasmo e troppo amore.
L'importanza di andare controcorrente
Se siete un minimo addentro al "circolo" dei cinefili o degli addetti ai lavori forse ve ne sarete accorti da soli - e se non l'avete fatto ve lo diciamo noi adesso - ma, come sempre succede per gli Oscar, negli ultimi giorni articoli provocatori ed eccessivi si sono sprecati e con titoli altisonanti: il Guardian per esempio ha fatto discutere con il suo "perché la vittoria di La La Land segnerebbe la fine di Hollywood e forse anche di noi", ma ce ne sono stati tanti altri negli ultimi giorni sullo stesso tenore e viene spontaneo chiedersi quanti altri ce ne sarebbero stati se Chazelle avesse portato a casa 10, 11 o addirittura 12 statuette. Perché i film belli fanno sempre piacere a tutti, ma nel momento in cui diventano un fenomeno di massa, infastidiscono. E se c'è un qualcosa che alimenta e amplifica questo status e questo fastidio sono proprio gli Oscar.
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Ma il vincere "solo" sette Oscar unito alla sconfitta in un paio di categorie significative e più "difficili" da accettare per uno spettatore meno smaliziato - parliamo di sceneggiatura e montaggio, su cui lo stesso Gianni Canova su Sky ha provato ad esprimersi, dopo averlo fatto in uno splendido articolo, addirittura lanciandosi in lodi entusiastiche che solitamente non gli appartengono - vuol dire rientrare nel "socialmente accettabile" anche per il più acerrimo dei nemici, perché il non plebiscito per un film che non piace a quanto pare permette di vivere sufficiente sereni e tranquilli. Con "soli" sette Oscar il mondo non è più in rovina; la nostra società non è a rischio tracollo; cinema e Hollywood non sono morti.
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Losers are cooler
Ma gli Oscar a La La Land non sono nemmeno sette, perché l'impensabile, quello che nessuno pensava potesse mai succedere è successo, e l'incredibile errore che ha portato a dichiarare vincitore del miglior film prima La La Land e poi Moonlight, che ha portato sul palco prima i produttori e gli interpreti di un film e poi di un altro, quello che insomma dovrebbe decretare la sconfitta del grande favorito della serata, paradossalmente lo trasforma nell'indiscutibile vincitore. Perché in futuro La La Land non verrà più ricordato come quel film che ha "inspiegabilmente" vinto troppi Oscar, ma come quel beniamino di pubblico e critica, quel cult movie istantaneo che verrà visto e rivisto e cantato e ballato per interi decenni, ma che è stato snobbato agli Oscar. È stato insultato ed illuso dall'Academy che ora avrà verso la pellicola di Chazelle un debito infinito.
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Perché Moonlight, diciamolo, è comunque un buonissimo film ma verrà ben presto dimenticato e anzi forse sulla distanza soffrirà di questa vittoria così prestigiosa ma pesante. La La Land, come tutti i grandi musical (con buona pace dei detrattori), diventerà immortale. Anzi, grazie all'inconsapevole Warren Beatty, lo è già oggi a poche ore dal momento più imbarazzante e difficile della storia degli Academy Awards. La La Land si è trasformato dal secchione antipatico, che tutti più o meno segretamente invidiano e criticano alle spalle, a quello che viene ingiustamente umiliato dal professore cattivo e che così raccoglie simpatie e solidarietà di tutti. La La Land è diventato immediatamente cool oltre che un grandissimo film, girato divinamente da quello che comunque è il più giovane premio Oscar per la regia della storia del cinema. Quindi benvenuto caro La La Land e siediti pure qui al tavolo dei più popolari della scuola e, visto che ci troviamo, grazie per averci aiutato a superare anche la polemica dell'OscarSoWhite. Te ne saremo per sempre grati. Stai pur certo che anche l'Academy intera te ne sarà per sempre grata.
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