Il colore dell'età, ma anche il suo essere preziosa. Questo sintetizza il titolo Oro grigio del documentario firmato da Francesco Bonelli protagonista di una serie di proiezioni in giro per l'Italia che sta incontrando una grande partecipazione del pubblico. Dopo il tutto esaurito dello scorso 31 ottobre, stasera sarà al Cinema delle Province di Roma, ma il percorso è in via di sviluppo e toccherà altre città, da Milano a Torino.
Oro grigio sviluppa il tema tra testimonianze e interviste dirette, con testimonianze di Erri De Luca, Stefano Fresi, Massimo Ghini, ma con un filo conduttore rappresentato dallo stesso regista Francesco Bonelli e l'attrice Valentina Ruggeri nei panni di due colleghi interrotti al lavoro da una telefonata che arriva dalla RSA: il papà è scappato perché non tollera più la vita nella struttura, si è dato alla fuga una volta ricevuta la tredicesima. È l'espediente che apre e chiude una giornata alla ricerca dell'uomo che è da qualche parte a Roma, un cammino che li porta in contatti con autori, scrittori, magistrati con cui approfondire il tema e un mondo che, semplicemente tenendolo lì relegato, non immaginavano.
La scelta di raccontare la terza e quarta età
Ma come nasce l'idea e la voglia di raccontare il mondo della terza età? "L'interesse nasce da una vicenda personale" ci ha raccontato Francesco Bonelli, "perché purtroppo la verità è che finché una cosa non ci tocca rimane sullo sfondo." L'esperienza con la madre, poi soprattutto quella col padre e "la classica frattura del femore" che si è andata a sovrapporre a due anni di Covid, che gli ha permesso di aprire gli occhi sul mondo della terza e quarta età e di porre l'attenzione su tanti studi anche relativi a quello che fanno gli altri paesi del mondo. E la comprensione che su questo, come su tante altre cose, "in Italia siamo un po' indietro."
Nel nostro paese "c'è tanto volontariato e questa è una cosa molto positiva dell'Italia" ma studi di geografia comparata evidenziano come in Francia e nei paesi scandinavi facciano attività straordinarie che "partono dall'idea di considerare le persone anziane delle risorse, anche se sono individui che hanno dei limiti, delle criticità. Risorse che creano lavoro, che danno lavoro, che fanno volontariato e si attivano in mille modi, insegnando lingue agli stranieri o si attivano nelle carceri o le mense dei poveri."
Invecchiare con consapevolezza
Se il volontariato è un aspetto da tenere in considerazione, è ancor più importante il "sapere come avvicinarsi all'invecchiamento, che parte dalla testa, dal non isolarsi." Quello che è in agguato è il "pericolo di depressione, di mancanza di interessi" e in tal senso Oro grigio - Troppo vivi per morire vuole essere "un film utile, che dica quali sono le vie per non cadere nelle trappole di un invecchiamento negativo." Anche perché delle fasce d'età più elevate non sappiamo molto, perché "l'homo sapiens questa età non l'ha mai avuta e noi siamo dei pionieri." Un momento di svolta del progetto è stato infatti l'avvicinamento a Erri De Luca, che di questi temi ha scritto ne L'età sperimentale e che è molto presente nel docufilm di Bonelli: "ci siamo trovati allineati sul prepararsi a questa età, di non dare per scontato che sarà facile, ma neanche che sarà un periodo negativo."
Lo dimostra lo stesso De Luca, che continua a scrivere, che viaggia in tutto il mondo, che rappresenta al meglio questo popolo raccontato in Oro grigio. "Per esempio a Lione hanno capito che è una buona idea mettersi a studiare, per invecchiare bene, per tenere il cervello in allenamento. Il comune di Lione ha facilitato la loro re-iscrizione all'università e le persone anziane hanno creato questa cosa che si chiama la semaine blue, grazie alla quale si iscrivono all'università, ma siccome questa struttura creata con le loro quote viene usata solo in parte, hanno fatto in modo che il corpo docente lavorasse per tutti quei ragazzi di Lione con ISEE basso, che grazie a loro hanno potuto studiare." Insomma è "un'energia che se viene congelata su un divano davanti alla televisione, diventa negativa su più livelli" per loro stessi, per chi è loro intorno e per la società perché rappresentano un costo, "mentre può essere una grande risorsa."
Oro grigio e l'enfasi sulla curiosità
Un punto essenziale, a cui Oro grigio dedica un capitolo, è il "tenersi curiosi", l'essere generosi, voler partecipare, capire che quel che si fa può essere ed è ancora molto importante. "Curare la testa, curare il fisico" non fanno solo bene al singolo, ma anche anche un effetto pratico e "un'incidenza dell'1.5% sul PIL nazionale." Temi che forse il cinema nostrano sta trascurando, laddove in passato riusciva a creare un maggior contatto con la realtà, raccontare più a fondo la società e il mondo che ci circonda. Bonelli sottolinea il "desiderio di restare in contatto con la vita, di dire che in questa vita, se uno la guarda, ci sono grandi opportunità. Raccontare la verità, entrare in consonanza anche con cose molto difficili e trovare verità che ti sorprendono."
D'altra parte, "Rossellini diceva che ci deve essere un'estetica del bello e ci deve essere un'estetica dell'utile e del buono. Questo mio film parla di ciò che è utile e buono. Ovviamente rispetto a un problema, rispetto a una difficoltà. Si parte da un problema, ma si trovano le risorse psicologiche, le risorse sociali, le risorse della mentalità giusta per attraversarlo in una maniera positiva, per confrontarsi anche con la realtà della morte in una maniera positiva, ma soprattutto di riaprire gli occhi sul mondo." Anche perché, ce lo dice in Oro grigio il neuropsichiatra Lorenzo Puri, "il problema dell'invecchiare non è vivere il più a lungo possibile, ma fino a che sei vivo restando te, senza perdere chi sei e la tua identità."
Parlare al pubblico
E nell'affrontare questo mondo, Francesco Bonelli ha trovato risposta nel pubblico che si rivede in quello che viene raccontato, perché riguarda tutti noi. Direttamente o indirettamente, perché si hanno genitori o altri parenti che attraversano quel periodo della vita, ma anche perché a un certo punto riguarderà anche noi. E in questa condivisione si può creare anche un dibattito, una discussione, un luogo di incontro tra generazioni, perché "ci sono anche tante interviste a giovani nel film". In un paese a natalità zero in cui il 35% della popolazione è over 60.
Da qui la necessità di parlarne e la capacità di farlo nel modo giusto perché consapevole dell'argomento. "Volevo raccontare il piacere e l'amore che viene da queste persone, che rivelano una tenerezza e un desiderio di voler bene, di vivere, che è commovente." E con il riconoscimento che "non saremmo noi senza i nostri anziani, senza i nostri maestri".