Operai uccidete il padrone: lo humour nero di Louise-Michel

La sorprendente commedia di Gustave de Kervern e Benoît Delépine arriva a fotografare la crisi finanziaria raccontando la storia surreale, ma mai così attuale, di un gruppo di operaie 'abbandonate' dalla loro fabbrica che decidono di assoldare un killer per ammazzare l'ingrato padrone. Dopo il successo nei festival internazionali, il film è stato oggi presentato alla stampa romana.

In una stagione caratterizzata da una serie insostenibile di brutti film, la commedia francese Louise-Michel arriva a dare ossigeno a un cinema sempre più agonizzante che sta allontanando, inesorabilmente, il pubblico dalle sale. Lo humour nero della coppia di registi formata da Gustave de Kervern e Benoît Delépine si inscrive nella grande tradizione del far commedia dei cugini francesi, esprimendo inoltre una capacità davvero sopraffina di cogliere tutte le sfumature della società e dell'umanità che la abita tipica del miglior cinema europeo. La vicenda alla base del film sembra poi essere un'anticipazione di quello che sta succedendo oggi in Francia, con i sequestri di imprenditori e manager, risultato di una crisi finanziaria dalla portata inestimabile che sta coinvolgendo e travolgendo ogni angolo del globo. La storia è infatti quella di un gruppo di operaie che da un giorno all'altro vedono letteralmente sparire la fabbrica dove lavoravano e per vendicarsi decidono di assoldare un killer che faccia fuori il responsabile di quell'umiliazione.

Attraverso sole 260 inquadrature, che danno idea del budget limitato del progetto ma non della sua originalità e della ricchezza a livello narrativo, i due registi seguono le gesta surreali dell'intraprendente Louise (interpretata da Yolande Moreau), a capo della rivolta delle operaie abbandonate, e del sicario senza coraggio Michel (Bouli Lanners) per parlare con intelligenza di lavoro, povertà, lotta di classe e, perché no, anche delle infinite possibilità dell'amore. Dopo il successo ottenuto nei festival di tutto il mondo, tra i quali quello di Roma e il Sundance, dove ha vinto il Premio Speciale della giuria per l'originalità, Louise-Michel arriva domani nelle sale in 40 copie distribuite da Fandango, un numero destinato probabilmente a raddoppiarsi nelle settimane a venire. Per parlare del film e della capacità del cinema di intercettare quello che è nell'aria prima ancora questo accada abbiamo incontrato all'Ambasciata di Francia a Roma Gustave de Kervern>, uno dei due registi che insieme al suo inseparabile socio girerà questa estate un film drammatico interpretato da Gérard Depardieu.

Gustave de Kervern, com'è nata l'idea del film?

Gustave de Kervern: Lo spunto di partenza è venuto da un fatto di cronaca. Abbiamo letto sul giornale della delocalizzazione di una fabbrica tessile dal giorno alla notte, senza che gli operai sapessero niente. Il giorno prima che questo accadesse era stato regalato loro un camice nuovo.

Si sente responsabile in qualche modo di aver suggerito ai lavoratori licenziati, attraverso il suo film, un modo estremo di ribellarsi ai loro capi? Pensiamo per esempio ai sequestri di imprenditori di questi giorni in Francia.

Gustave de Kervern: In realtà nel mio paese i sequestri di questo tipo sono una tradizione. Non credo che il film abbia contribuito a determinarli. E' vero che forse un film può risvegliare delle coscienze, ma anche senza questa pellicola quei sequestri ci sarebbero stati comunque. Giustifico totalmente questo tipo di azioni simboliche non violente, anche perché questi operai non hanno ricevuto rispetto da parte degli imprenditori, hanno dato loro tante concessioni per poi ritrovarsi licenziati.

Non crede che la vendetta proposta dal film sia in realtà una soluzione sterile?

Gustave de Kervern: E' certamente una soluzione estrema. Gli operai si contraddistinguono da sempre per la loro enorme educazione, ma sarebbe ora per loro di diventare maleducati. Alcune attrici del film erano davvero delle operaie che sono state licenziate dalle loro fabbrice. Abbiamo chiesto loro: ma perché non siete andate dai vostri padroni e li avete ammazzati? Ci hanno risposto che ci hanno anche pensato, ma che alla fine hanno capito che non avrebbero risolto nulla così. Credo però che arrabbiarsi faccia bene e aiuti a riacquistare la propria dignità.

Col vostro film avete reso ancora più cinico il cuore del capitalismo moderno: l'assenza del volto del padrone in un contesto di multinazionali.

Gustave de Kervern: La grande beffa di questa situazione è proprio l'incapacità di riuscire a individuare il proprio padrone. Parlo naturalmente delle grandi imprese. Ci sono uomini paglia, dei prestanome, per capire chi conta bisogna andare nei paradisi fiscali, che per me rappresentano il grande scandalo di questo capitalismo attuale. Ci sono montagne di soldi virtuali che sfuggono al controllo e vanno a finire in questi paradisi. E' un capitalismo corrotto. Ora contiamo su Sarkozy che con il suo talento e la sua energia saprà certamente risolvere tutto.

Lei indaga l'oggi, ma cosa succederà domani? L'impressione è che forse non abbiamo ancora toccato il fondo.

Gustave de Kervern: Io sono solo un regista e non so cosa sarà del domani, ma è chiaro a tutti che la disoccupazione andrà aumentando per un bel po'. E' un momento delicato questo, in cui basta una piccola scintilla per far esplodere tutto. Il mondo è diventato individualista e nessuno va all'assalto di niente. Finché ci saranno la televisione e gli aiuti alimentari non ci sarà più la rivoluzione. Una delle cose che più mi ha colpito arrivato in Italia è che sembra, leggendo i giornali, che la crisi qui non sia sentita. Per esempio, pensiamo al settore automobilistico che nel mondo intero sfiora la catastrofe, mentre qui la Fiat sembra godere di ottima salute. Forse il fatto che gli italiani amano le automobili non è una leggenda!

Quando arrivate a girare cosa avete di scritto e fino a che punto è precisa la vostra sceneggiatura?

Gustave de Kervern: Nel caso di Louise-Michel era tutto scritto. Mentre nei nostri film precedenti avevamo solo 40 pagine di sceneggiatura, perché interpretavamo noi stessi i protagonisti per motivi di budget e sapevamo quindi cosa dire e dove portare le situazioni, avendo ora degli attori professionisti, volevamo rassicurarli con una sceneggiatura scritta in modo minuzioso. Per la prima volta abbiamo compiuto un iter normale per la produzione e per avere i soldi bisogna presentare una sceneggiatura di almeno 120 pagine. Avevamo anche inserito dei finti dialoghi per arrivare a quel numero di pagine, che poi non sono stati inseriti nel film. In verità, quasi la metà di ciò che c'era in quella sceneggiatura non è stato girato. Altro motivo della necessità di avere una sceneggiatura pronta era dovuto al fatto che in questo film ci si sposta molto e si perdeva quindi tanto tempo ad andare da un posto all'altro.

Com'è nata l'idea di conferire ai due protagonisti una sorta di ambiguità sessuale, tra l'altro già preannunciata dal titolo?

Gustave de Kervern: Questo cambio di sesso in realtà non era indispensabile e avevamo girato entrambe le versioni. Poi abbiamo pensato che il cambio di sesso, oltre che un elemento di commedia, esprimesse anche un cambio sociale: entrambi i personaggi sono vittime di un sistema. Il riferimento inoltre è a Louise Michel, la rivoluzionaria, un personaggio straordinario, una delle prime femministe che si vestiva da uomo ed è stata in prigione con gli uomini in Nuova Caledonia. Quello che ci interessa, comunque, è raccontare storie di perdenti e di personaggi persi, che non capiscono niente di ciò che li circonda, dalla crisi finanziaria al sistema economico. E' quello che capita in fondo a molti di noi: siamo tutti smarriti, compresi i banchieri che non sanno che fare. Gli unici che capiscono davvero quello che sta accadendo sono coloro che stanno in cima.

E' vero che Isabelle Adjani e Gérard Depardieu vi hanno contattato per i vostri progetti futuri?

Gustave de Kervern: Isabelle ancora non lo sa ma sarà nel nostro possimo film, mentre Depardieu l'abbiamo già contattato e gli abbiamo mandato la sceneggiatura proprio ieri. E' un film che abbiamo scritto in una settimana e che vorremmo girare già la prossima estate. Lui ancora non l'ha letta ovviamente, ma ci ha già detto di sì. E' una storia di pensionati: un uomo di sessant'anni deve andare in pensione e deve perciò mettere insieme dei documenti necessari alla pratica. Si rende conto però che gli mancano delle buste paga e per recuperarle va indietro nel suo percorso lavorativo, rendendosi conto che è sempre stato fregato dai suoi padroni. Inoltre, in questo viaggio nel passato ritrova dei vecchi amori. E' un film più commovente che politico, quale invece è Louise-Michel, ma in una scena c'è anche il sequestro di un imprenditore. Ovviamente abbiamo scritto il film prima dei fatti di questi giorni.