Only Murders in The Building è stata fedele a se stessa fino al finale in questa terza altalenante stagione. Altalenante perché fisiologicamente il trio protagonista si è diviso mettendo in piedi delle indagini ognuno per conto proprio, dimenticando il lavoro di squadra che è sempre stata la forza dello show in favore dei propri problemi personali e delle proprie vicissitudini amorose: Charles (Steve Martin) con la truccatrice Joy, Mabel (Selena Gomez) con il documentarista Tobert e Oliver (Martin Short) con l'attrice scoperta in tarda età Loretta (Meryl Streep).
Tutti potenziali sospettati nel caso al centro di questo terzo ciclo di episodi, ovvero la (doppia) morte di Ben Glenroy (Paul Rudd) prima col veleno e poi con la spinta nel vano dell'ascensore. Come da tradizione, la serie ha giocato con l'identità del colpevole tra il penultimo e l'ultimo episodio, ora in streaming su Disney+, presentendoci anche il nuovo caso - e in queste ore è stata parallelamente rinnovata per una quarta stagione. Il momento perfetto per fare il punto e risolvere il giallo di Only Meryl in the Building (come qualcuno l'ha simpaticamente soprannominata) con la nostra spiegazione del finale.
Madri, figli e altri rimedi
La soluzione di questo terzo caso che hanno affrontato i nostri appassionati di true crime e detentori di podcast preferiti, ovvero la morte di Ben Glenroy, ha avuto una risoluzione che riguardava il rapporto tra una madre e un figlio, ma non quelli che erano stati fatti credere allo spettatore. Gli ultimi episodi avevano recuperato la forza delle prime stagioni proprio grazie al ricomponimento della squadra di detective dilettanti e al riavvio del loro podcast - che fino a quel momento aveva avuto come voiceover quello dei vari sospettati e non del trio, cozzando con la tradizione. Il colpo di scena riguardante il personaggio di Loretta, ovvero che fosse la madre biologica di Dickie, il fratellastro e agente di Ben, e che il quaderno che custodiva gelosamente non riguardasse l'antipatica star ma la crescita del figlio, aveva portato a credere che avesse confessato per proteggere Dickie.
Ma entrambi non erano coinvolti nel doppio omicidio: era un'altra coppia madre-figlio ad essere invischiata, ovvero quella morbosa formata da Donna (Linda Emond) e Cliff (Wesley Taylor), appiccicosi come non mai e produttori dello spettacolo di Oliver - che si ritrova a sostituire lui stesso in scena il defunto Ben. Un musical che sarebbe dovuto essere il primo finanziato da Cliff e Donna voleva che avesse successo a tutti i costi, anche eliminando la star principale poiché aveva saputo in anticipo che avrebbe avuto recensioni negative. Voleva solo metterlo k.o. per qualche ora in modo che venisse chiamato il sostituto in scena ma "non è facile sapere quale quantità di veleno per topi sia letale"; lei lo aveva usato su un biscotto lasciato appositamente nella camera dell'attore quando sapeva che stava digiunando prima della premiere a Broadway e si trovava in uno stato mentale vulnerabile. Era stato creduto morto in ospedale per poi tornare in pompa magna durante i non-festeggiamenti della premiere all'Arconia. Sarebbe finita lì se lui non avesse intuito cos'era accaduto proprio mentre si trovava accanto a Cliff che aveva chiamato l'ascensore. La paura e il voler proteggere a sua volta la madre da parte del ragazzo hanno fatto il resto.
Only Murders in the Building 3, la recensione: più morti nel palazzo ci sono, meglio è
Solo morti nel palazzo
Un finale quindi meno eclatante di quello della seconda stagione - era impossibile replicare la genialità e i colpi di scena del Killer Reveal Party - ma accomunato da un tema, così come un po' tutta la stagione: il rapporto tra madri e figli e fino a che punto le prime sarebbero disposte ad arrivare per i secondi. Ovvero ovunque, anche commettere un omicidio o dichiararsi colpevoli. Ma anche viceversa, in un montaggio che fa capire come anche la storia raccontata dal musical messo in scena sia meta-narrativa rispetto a quanto sta accadendo ai personaggi di Only Murders in the Building. Tutti e tre i protagonisti rinunciano alle proprie storie amorose, in virtù dell'essere tornati ad essere una squadra. E qui viene rispettata la doppia regola in parte sottintesa in parte esplicitata in questa stessa terza stagione della crimedy: gli omicidi che si analizzano nel podcast possono riguardare solo morti nel palazzo, come da titolo. Dopo lo stratagemma geniale con la doppia morte di Ben questa volta ci troviamo di fronte a quello di Sazz Pataki (Jane Lynch), la controfigura di Charles sul set che abbiamo già conosciuto nelle stagioni precedenti e che è arrivata ai festeggiamenti all'Arconia post-debutto a Broadway.
La donna aveva avvisato Charles di dovergli parlare in privato di qualcosa che la preoccupava terribilmente per poi venire aggredita una volta salita a prendere il vino nell'appartamento dell'uomo, nell'ultima scena, confermando un'altra morte all'interno del palazzo. Forse da qualcuno che l'ha scambiata per lui vista la loro somiglianza, soprattutto di spalle? È qualcosa di meta-televisivo su cui sicuramente John Hoffman e gli altri autori giocheranno nella quarta stagione, il cui rinnovo è stato ufficializzato proprio nelle stesse ore di rilascio del finale su piattaforma. Anticipando quindi ancora una volta il caso delle nuove puntate, confermandoci che sarà nuovamente molto personale per i protagonisti e facendoci sperare in una sorta di ritorno alle origini, costringendoli a fare nuovamente squadra e non a dividersi nuovamente ognuno per la propria strada. Sciopero degli attori permettendo, dovremmo vederla tra un anno. È anche una conferma del fatto che quando sarà il momento, l'annuncio di un'ultima stagione dovrà arrivare da prima, altrimenti rimarremo monchi come spettatori e come detective dilettanti. E non lo vorremmo mai, soprattutto con Only Murders in the Building.