Alzi la mano chi non ha mai pronunciato le parole "il libro era meglio" al seguito della visione di un film o una serie tratta da un noto best-seller. E in questa recensione di One Day, miniserie Netflix in 14 episodi tratta dall'omonimo romanzo di David Nicholls, anticipiamo che non ci ridurremo a pronunciare quella frase, ma aggiungeremo anche un tassello di paragone: "il film era meglio". Per chi fosse ancora a digiuno sulle trasposizioni audiovisive dell'amatissimo libro del 2009, nel 2011 è uscito il film della danese Lone Scherfig con Anne Hathaway e Jim Sturgess nella parte di Emma e Dexter, protagonisti di questa storia d'amore e amicizia lungo 20 anni. Tra critiche entusiastiche come quelle del famoso Roger Ebert e commenti più tiepidi soprattutto sul mal riuscito accento inglese di Hathaway, il film si era guadagnato il suo posto nel cuore degli amanti del libro e dei film romantico-tragici tanto da indurci l'inevitabile interrogativo: ma c'era bisogno pure di una miniserie? Il No è già nell'aria ma sarà nostro compito argomentarlo.
I vent'anni di cui si compone la storia di Emma Morley e Dexter Mayhew partono dal 15 luglio del 1988, la sera della loro laurea all'Università di Edimburgo. Dal mattino dopo, i due prendono strade diverse, invertono la rotta su una possibile relazione e con l'aiuto di un anniversario temporale, quel 15 luglio degli anni successivi, percorriamo con loro una grande amicizia, tantissimi cambiamenti e il coronamento di un amore. La versione 2024 di One Day sceglie come protagonisti due volti che risulteranno familiari solo a chi mastica tanta serialità: Ambika Mod e Leo Woodall. Senza troppa fantasia, rimpasta e annacqua quanto già fatto dal film con il solo estro del riadattare qualche dialogo a supporto della scelta di una protagonista di origine indiana al posto dell'originaria caucasica del libro e del film. Giunti al quattordicesimo e ultimo episodio, saluterete due vecchi amici che vi hanno fatto compagnia per un po', ma con il distacco dovuto alla mancanza di coinvolgimento emotivo che purtroppo caratterizza la serie. Due minuti dopo, correrete a riguardare il film. Ci scommettiamo.
One Day: da soli sì, insieme no
Se si guarda al curriculum artistico dei due attori protagonisti, Ambika Mode Leo Woodall, viene voglia di approfondire i loro lavori e di vederli nelle serie che gli hanno garantito l'upgrade sotto l'occhio di bue di One Day. La Mod è stata al fianco di Ben Whishaw nell'apprezzatissima This is going to hurt, miniserie BBC in cui l'attrice inglese interpreta una giovane dottoressa alle prese con gioie e dolori di un ospedale pubblico all'interno del reparto di ginecologia e ostetricia. Leo Woodall invece si è fatto notare nella seconda stagione di White Lotus portandosi a casa un SAG Award ed è stato nominato inoltre Star of Tomorrow da Screen International nel 2023. Questo per dire che, nonostante due interpreti bravi, come succede nella vita, nell'amore e nel sesso, due persone brillanti non è detto che insieme facciano scintille. Ed è proprio il caso di Woodall e Mod che non sono mai credibili come Emma e Dexter perché scollati, mancanti in chimica, intesa e complicità.
Tutta la differenza del mondo, oltre ai dialoghi di Nicholls (a questo arriveremo dopo) la fanno gli sguardi, e la fisicità dei due attori. Essenziali lungo i vari 15 luglio sono i momenti in cui i due si toccano, letteralmente ed emotivamente. Nella serie Netflix invece perdono di valore, visivo e narrativo. Come in alcuni momenti chiave: la scena in cui Dexter, in spiaggia, spalma ad Emma la crema solare sulla schiena, con curiosità e desiderio, nonostante un timidissimo costume intero. Oppure, il dialogo d'amore tra Emma e Dexter fuori ad un quotatissimo ristorante dove lei esterna l'essenza del loro rapporto, quel "Ti amo ma come persona non mi piaci più". Da soli Ambika Mod e Leo Woodall acquistano presenza scenica e si rimpossessano delle loro capacità sia comiche che drammatiche, insieme, direbbero in inglese, non fanno click.
Una serie discontinua
Nonostante lo zampino dello stesso David Nicholls in produzione esecutiva, la serie creata da Nicole Taylor soffre di un'identità confusa, dovuta probabilmente al fatto che alla pluralità di registi, nello specifico Molly Manners, Kate Hewitt, John Hardwick, Luke Snellin, corrisponde una mancanza di visione complessiva, che la rende discontinua.
A parte qualche idea brillante e dei contenuti che grazie ai tempi seriali, possono essere più fedeli al libro, il tutto è frastagliato da moltissimi riferimenti visivi al film di Lone Scherfig, l'unica riuscita a tradurre in realtà l'immaginario di Nicholls e da una resa temporale meno d'impatto rispetto a libro e film. La scrittura a otto mani di Nicole Taylor, Anna Jordan, Vinay Patel e Bijan Sheibani deve aver sferrato il colpo finale a questa miniserie che definiremmo ibrida tra film e libro.
Il lato positivo della serialità
One Day di David Nicholls è uno di quei libri che ti rimangono addosso molto tempo dopo averlo letto; quelli di cui accarezzi le pagine (o perché no, il kindle) e rileggi le ultime parole, per cercare di conservare e preservare quella sensazione di nostalgia per qualcosa che non hai vissuto in prima persona ma senti tuo, familiare. One Day di Lone Scherfig, nonostante le imperfezioni, era riuscito a portare quel sentimento sul grande schermo, con l'aiuto di due fuoriclasse come Hathaway e Sturgess e di Romola Garai e Patricia Clarkson in ruoli altrettanto significativi come quello della moglie e della madre di Dexter. Ciò che il film non era riuscito a fare però era crogiolarsi dentro l'universo della relazione tra Em e Dex e cogliere ogni sfumatura di un biennio prezioso anche a livello culturale, musicale e audiovisivo come quello tra gli anni '90 e i primi anni 2000.
One Day di Netflix invece nei tempi dilatati ci sguazza e sviluppa a pieno ogni singola riga del racconto di Nicholls. Non manca nulla, anzi, si aggiunge anche qualcosa e questo favorisce quello che definiremmo un effetto affezione perché i due protagonisti finiscono per starci simpatici. Ad indurre la visione c'è anche il cavalcare senza limiti il meglio della musica di quegli anni con punte di diamante come Magic in the air di Badly Drawn Boy e la spaccacuore Lilac Wine dell'indimenticabile Jeff Buckley che recita "I drink much more than I oughta drink cause it brings me back you - Bevo molto di più di quel che dovrei, perché mi riporta da te". E chi conosce l'epilogo di One Day, che di certo non vi anticipiamo, sa bene quanto questo testo possa fare da accompagnamento alla parte finale della serie e della lunga storia tra Dexter ed Emma.
Conclusioni
A fine recensione della miniserie Netflix One day, confermiamo che avremmo fatto volentieri a meno di una trasposizione seriale del romanzo di David Nicholls vista la buona riuscita del film con Anne Hathaway. Criticando il casting della serie perché si affida a due bravissimi attori Ambika Mod e Leo Woodall che però insieme non stabiliscono nessuna connessione evidente ne consigliamo la visione solo per la fedeltà al libro ed una colonna sonora ineccepibile.
Perché ci piace
- Scimmiotta il film ed il film ci era piaciuto
- È fedele al libro
Cosa non va
- I due protagonisti insieme non funzionano
- Allunga il brodo a volte inutilmente
- È frutto di troppe regie e troppi autori senza una visione collettiva.