Recensione Insomnia (2002)

Dal regista di Memento, un film più convenzionale del precedente, ma sorretto da una sceneggiatura solida e da tre ottime prove d'attori.

Omicidio alla luce del sole

Christopher Nolan, autore di Memento, uno dei film più originali e affascinanti degli ultimi anni, sorprende fin dalle premesse tutti coloro che si aspettavano di trovare in questo suo terzo lungometraggio un'opera altrettanto innovativa e bizzarra. Insomnia, infatti, non è altro che il remake dell'omonimo thriller scandinavo del 1997, scritto e diretto da Erik Skjoldbjærg e interpretato dalla star svedese Stellan Skarsgård.
Il thriller è di stampo piuttosto classico: un esperto poliziotto viene inviato in un paesino del nord Alaska per indagare sulla morte di una ragazza, brutalmente percossa a morte. Ad aiutarlo nella ricerca del colpevole c'è un collega, anch'egli inviato da Los Angeles, ed una giovane ed intraprendente collega del luogo che gli farà da allieva.
Nulla di nuovo fin qui, ma la prima particolarità arriva dalle caratteristiche geografiche del luogo: l'agente Dormer, un Al Pacino davvero straordinario, scoprirà a sue spese l'affascinante fenomeno delle notti artiche e del sole a mezzanotte, fenomeno che non gli permetterà però di prendere sonno per diversi giorni.
L'altro aspetto interessante del soggetto viene dall'inchiesta di corruzione a cui Dormer e il suo collega sono sottoposti a Los Angeles per conto degli Affari Interni. Appena arrivati in Alaska, il collega confessa al protagonista di aver deciso di patteggiare, con conseguenze che ovviamente si ripercuoterebbero in modo piuttosto pesante anche su di lui. Il destino vuole che il giorno dopo i due detective siano già ad un passo dall'acciuffare l'assassino, ma la forte nebbia rende ancora più difficoltoso l'inseguimento, e Dormer, per sbaglio, spara ed uccide il suo collega. Grazie all'esperienza riuscirà a far sembrare il tutto opera dell'assassino della ragazza, ma proprio quest'ultimo ha assistito alla scena e non esita a minacciare di spifferare tutto.
Da questo punto in poi l'insonnia e i sensi di colpa andranno di pari passo, guidando, in modo progressivo e sempre più insistente, le azioni dell'esperto poliziotto che dovrà districarsi tra il coprire il suo omicidio, trovare l'assassino della ragazza e riuscire ad evitare che le minacce di costui possano diventare realtà.

Conosciuta così l'identità della "preda", il regista introduce questo nuovo personaggio nella storia, gli affida le ingenue sembianze di un ottimo Robin Williams, e per più volte rovescia la situazione mostrandoci la storia dal suo punto di vista, fornendoci diverse analogie tra i due antagonisti: entrambi scappano da qualcosa, entrambi cercano di tenere il coltello dalla parte del manico, entrambi credono di essere l'uno più furbo dell'altro.
Per una buona parte del film sembra non esservi un vero equilibrio tra le due parti, Nolan non ci fa mancare colpi di scena e più volte la preda si trasforma in cacciatore e viceversa, il tutto però soffermandosi più sull'aspetto psicologico della vicenda, e soprattutto sulle possibili ripercussioni morali e legali delle loro decisioni, che sulla pura azione: più che una caccia al ladro, Nolan trasforma il suo thriller in una partita di scacchi, le cui pedine sono altri esseri umani, coinvolti più o meno direttamente nella vicenda e pronti per essere sacrificati in caso di una mossa sbagliata.
Il terzo personaggio del film, vera mina vagante all'interno di una storia apparentemente bilaterale, è il detective Ellie Burr (Hilary Swank), che vede inizialmente nel detective Dormer un modello da imitare, ma che lentamente incomincia a rendersi conto di quale sia la verità. In questo è aiutata proprio dal suo nuovo "mentore", che incosciamente la guida affinchè la verità venga a galla e i compromessi e la corruzione che hanno guidato gli ultimi anni della sua brillante carriera non intacchino anche quella della giovane e promettente allieva.

Insomnia rappresenta una nuova evoluzione del thriller, in cui non è più importante chi sia il colpevole o quale sia il movente, ma è l'aspetto piscologico e soprattutto il rapporto che si viene ad instaurare tra le due parti a farla da padrone. Non si tratta certo di una novità assoluta, ma Nolan riesce nel suo compito e realizza un thriller ben confezionato dal punto di vista tecnico, ma altrettanto valido dal punto di vista dei contenuti.
La regia è composta e pulita nella fase iniziale nel film, diventando sempre più frenetica e sconnessa con l'andare aventi della storia e soprattutto con il peggiorare dei sintomi sofferti dal protagonista. Buono l'utilizzo della luce e dei paesaggi, così come una buona scelta si rivela l'utilizzo di brevissimi flashback che troveranno una loro spiegazione soltanto al termine della vicenda, ma con esiti molto diversi da quelli che lo spettatore si sarebbe aspettato. Splendida prova da parte di tutto il cast; grazie anche ad una solida sceneggiatura e dialoghi ben confenzionati che mettono in risalto il talento dei tre premi Oscar, con il solito immenso Pacino a guidare le danze.

Movieplayer.it

3.0/5