Oh, Canada - I tradimenti, intervista a Richard Gere: “Grazie al film ho elaborato la morte di mio padre”

"Paul Schrader mi ha offerto questo ruolo al momento giusto": l'attore torna a lavorare con il regista, ma l'atmosfera è molto diversa da quella di American Gigolò. In sala dal 16 gennaio.

Richard Gere è Leonard Fife in Oh, Canada

A volte ritornano: a 35 anni di distanza da American Gigolò, Richard Gere e Paul Schrader si sono ritrovati su un set cinematografico, quello di Oh, Canada - I tradimenti, arrivato in sala dopo il concorso al Festival di Cannes 2024. L'atmosfera però è stata molto diversa: intanto perché il protagonista qui è un documentarista celebrato, Leonard Fife, malato terminale, che accetta di farsi intervistare per ripercorrere la propria vita.

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Richard Gere e Uma Thurman in Oh, Canada - I tradimenti

Poi perché, a pochi mesi dall'inizio delle riprese, il padre di Gere è mancato. Tutto il dolore provato è quindi confluito nella sua interpretazione. Nel film Fife racconta episodi scomodi e controversi del suo passato di fronte alla moglie, Emma (Uma Thurman), che rimane sconvolta. Ha mai conosciuto davvero il marito? Nel ruolo di Leonard da giovane, che scappa dalla leva militare, e quindi dall'andare in Vietnam, rifugiandosi in Canada, c'è Jacob Elordi, sempre più in ascesa.

È un film malinconico Oh, Canada - I tradimenti, in cui l'autore e il protagonista riflettono sul senso della vita, sull'impegno politico, sulle bugie che raccontiamo a chi amiamo e a noi stessi. Ne abbiamo parlato proprio con Richard Gere, che nella nostra intervista, confessa: "Tra i film che ho fatto quelli che mi commuovono di più sono i video casalinghi con in miei figli! E per quanto riguarda le bugie: tutto dipende dalle intenzioni. Mentire per fare del male a qualcuno è molto diverso dal farlo per proteggerlo".

I ricordi dal set di American Gigolò

Com'è stato dunque ritrovarsi con Paul Schrader dopo tutti questi anni? Richard Gere ricorda così il set American gigolo: "È stato così tanto tempo fa che non mi ricordo bene quell'esperienza! Ma ricordo com'erano le persone: Paul era giovane, io ero molto giovane, avevamo uno scenografo fantastico, Nando Scarfiotti, che aveva lavorato con Visconti e Bertolucci. Ha vinto il premio Oscar per L'ultimo imperatore. Una persona meravigliosa. Il punto di riferimento di tutti su quel set erano proprio i film di Bertolucci. Abbiamo anche studiato, come riferimenti, delle scene di Il conformista".

"Eravamo tutti entusiasti di fare un film così diverso da quelli in voga nella Los Angeles di allora, anche se era di genere. Eravamo tutti pieni di energia giovane: io avevo lavorato per diversi anni in teatro prima di cominciare a fare cinema, quindi ero consapevole di cosa stessi facendo. Paul aveva appena scritto Taxi Driver, co-sceneggiando Toro scatenato e diretto un paio di film. Anche lui era pieno di energia. È la cosa che ricordo meglio".

La preparazione di Richard Gere per Oh, Canada

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Richard Gere in American Gigolò

Come dicevamo, in Oh Canada - I tradimenti il ruolo affidato a Gere è molto diverso da quello dell'atletico Julian Kay: "Ho 75 anni, ma sono un 75enne in ottima salute. E ho dovuto interpretare un 85enne molto malato. Mi ci sono voluti un paio di mesi per capire come fare. Abbiamo lavorato sul trucco, sui capelli. Dovevamo ricreare l'aspetto di qualcuno che sta facendo chemioterapia. E poi anche sul ringiovanimento: ho dovuto riscoprire il me 40enne. Si tratta di 35 anni fa! È difficile da immaginare, ma 35 anni fa ne avevo 40. Sono due energie e stati spirituali molto diversi. Una sfida fantastica: mi sono divertito molto".

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I ricordi dell'attore

Il nuovo film di Paul Schrader ha trovato la star di Hollywood al momento giusto: "Gli attori sono fatti per essere vulnerabili. E io lo faccio da tanti anni, quindi non è stato difficile interpretare Leonard. Il personaggio poi è così ben scritto: con Paul ne abbiamo parlato per molto tempo. Mi ha aiutato a elaborare la morte di mio padre: è accaduta pochi mesi prima dell'inizio delle riprese. È un personaggio che attraversa un momento difficile sia dal punto di vista fisico, e questo è evidente dal suo aspetto, ma anche da quello mentale. Ero nello stato emotivo giusto per farlo".

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Richard Gere

Nel ricordare il genitore ha parlato della saggezza che gli ha trasmesso: "Mio padre è nato nel 1922 e, periodicamente, gli ho chiesto: ora che abbiamo la tecnologia, pensi che la vita sia migliore? È cresciuto in una fattoria, senza la televisione, al massimo la radio. Mungeva le mucche. Ha visto arrivare le auto, i computer e tutto il resto. E ogni volta mi diceva: no. Pensava al quadro generale, si domandava: perché siamo qui? Crescendo in una piccola comunità, ha visto una realtà in cui tutti si prendevano cura l'uno dell'altro. C'era un contatto fisico con le persone, con gli animali. Si viveva in armonia con la natura: una tempesta poteva essere distruttiva, così come dare l'acqua necessaria. Si imparava a convivere con le forze dell'universo e ci si prendeva cura del prossimo. E c'era un senso di responsabilità".

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L'impegno politico

In Oh, Canada - I tradimenti si parla anche di politica: Leonard non vuole combattere la Guerra del Vietnam e quindi scappa in un altro paese. Oggi l'impegno politico esiste ancora tra gli artisti? Secondo Gere: "Sì, esiste ancora. So che molti sono preoccupati per lo stato del pianeta. Penso che, con l'essere noti, ci sia una responsabilità: bisogna esprimersi. Per perseguire una lotta bisogna però conoscerla, studiarla. Se consideriamo i tanti cambiamenti politici avvenuti nel mondo, dal crollo dell'Unione Sovietica alle numerose rivoluzioni nei paesi asiatici, il consiglio che sento sempre di dare alle persone è di parlare con scrittori, musicisti, poeti, registi, attori: sono loro che hanno a cuore la cultura di un popolo. Sono le persone che sanno cosa fare e di cui ci dovremmo fidare. Dei politici molto meno".

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Jacob Elordi in Oh, Canada - I tradimenti

E le nuove generazioni invece? "Penso che questa generazione sia molto concentrata sui temi più piccoli del mondo. Sul micro. E invece dovremmo pensare di più a quelli grandi, al macro. Dobbiamo avere una visione completa e pensare al futuro: ai nostri figli e nipoti".